LE FRAZIONI TERREMOTATE E ABBANDONATE SONO PREDA DEI LADRI

by Amministratore
Una casa del Colle dove forse non c’è niente da rubare……

“Vorrei suggerire a tutti gli occhi di considerare con attenzione le vecchie porte che proteggono i casolari abbandonati, o stalle o rifugi per animali. Non ci sono motivi artistici che potranno consolarvi e nessun lavoro speciale di artigiani, ma un incontro con la vecchiaia e il tempo. 
D’improvviso vi accorgerete che sono oggetti che ci guardano col cuore e così vi trovate a toccare il mondo con gli occhi dei ciechi.” 
 (Tonino Guerra, Una Foglia Contro I Fulmini)

Le Frazioni terremotate di Lucoli, pressochè abbandonate, sono una risorsa culturale, proteggiamole non solo dai danni devastanti della burocrazia che ne impedisce la ricostruzione ma anche dai LADRI………


Il 16 ottobre a Colle di Lucoli sono state scoperte cinque abitazioni forzate e derubate è certamente stato un lavoro da bambini per i ladri: a Colle di Lucoli abita una sola famiglia.

Perchè non parlare, poi, dei furti avvenuti a  Pratolonaro di quello recentissimo di opere d’arte alla Chiesa della Spogna o di quello avvenuto in una casa della Frazione delle Ville?

Pensiamo che occorra accendere l’attenzione sulla legalità, perché è dal suo rispetto che parte la sicurezza delle persone e dei loro averi.
In un normale ed equilibrato consorzio sociale esiste la fisiologica componente delinquenziale tenuta a bada dalle leggi create dall’uomo nei millenni a tutela della parte migliore di sé. E quindi quei pochi che rubano colpiscono in genere i più derubabili o i più ricchi in un normale rapporto probabilistico. Se tale consorzio sociale viene alterato da un’assenza di popolazione e dalla presenza massiva di individui aggiunti e facilitati dalle circostanze, che per quantità e qualità dovessero soverchiare massivamente i normali equilibri demografici di cui sopra, in concomitanza dei fenomeni delinquenziali che si stanno verificando a Lucoli, non potremo più parlare di “furti”, ma di “predazione“ incipiente ed ampiamente annunciata e denunciata. 
Il senso stretto e letterale della parola è questo: ovvero case abbandonate lasciate in balìa della strafottenza numerica di chi depreda il bene altrui alla luce del sole secondo il principio proto-sociologico della legge del più forte.
Come possiamo invertire questa tendenza?
E’ solo compito dei privati proteggersi come nel Far West di americana memoria?
Oppure……? Quali altre idee…..?
I proprietari delle case dovrebbero vigilare maggiormente, recandovicisi senza lasciarle incustodite per lungo tempo, cercando di rendere anche più difficile l’intrusione utilizzando strumenti di siscurezza, la presenza umana, se sorvegliata dai ladri interessati è certamente un deterrente. Chiunque di passaggio nei paesi potrebbe segnalare movimenti e persone sospette alle autorità di polizia.
L’Amministrazione comunale, inoltre, potrebbe agire nel raccordo con le forze dell’ordine per una maggiore vigilanza del territorio, tenendo conto dello stato di vulnerabilità in cui versano le case lesionate e non abitate delle Frazioni di Lucoli. 
Abbiamo notizia che alcuni Comuni dell’Abruzzo hanno stipulato una convenzione con la Polizia Provinciale per far sì che i loro agenti coadiuvassero le risorse locali, le risorse dei Carabinieri e quelle del Corpo Forestale, quest’ultime hanno,anche funzioni di polizia e potrebbero transitare nei paesi, tutti potrebbero effettuare un controllo di persone sconosciute sul territorio.
Il rapporto tra un’Amministrazione comunale e le Forze dell’ordine del territorio è complesso e va sviluppato in modo virtuoso per preservare gli interessi della popolazione residente e non residente. Ci chiediamo se le risorse umane dei vai corpi di polizia con la responsabilità del territorio non possano agire in modo più coordinato ed efficace vista la situazione di pericolosità dilagante. Domandiamo se non possa essere possibile dotare le vie delle Frazioni più isolate di servizi di videosorveglianza, costituirebbero un deterrente psicologico oltre che concreto: a riguardo, molti privati, potrebbero essere interessati a proteggere le loro case (debitamente e agevolmente autorizzati) installando telecamere che osservino anche le vie pubbliche.
Dal secondo dopoguerra, in modo inesorabile, ha preso l’avvio il processo di cambiamento economico e lo spopolamento dei paesi montani, vari fattori hanno interagito e si sono autoalimentati innescando un ciclo retroattivo che in meno di un secolo, associato a politiche di tutela dell’economia agricola inesistenti o totalmente sbagliate, ha bruscamente svuotato le Frazioni di Lucoli. Il sisma del 2009 ha peggiorato la situazione impedendo la presenza dei pochi residenti ora alloggiati nei MAP e dei non residenti, che sarebbero comunque fortemente legati ai paesi e, comunque presenti, per i fine settimana e nei giorni festivi.
Il paesaggio rurale proprio delle comunità abbandonate o poco abitate è ancora oggi, però, un testimone eccezionale: racconta le interazioni uomo-ambiente e il modo in cui erano percepite le strutture del territorio, indicandoci così la sua più vera e profonda identità. Pensiamo che i Paesi siano veri e propri musei all’aperto dell’architettura e della cultura rurale, rischiano di sprofondare nell’abbandono anche per i danni del sisma del 2009 portandosi dietro un inestimabile corollario di risorse culturali e testimonianze di un passato a noi vicino ma, per crudeltà delle circostanze, sempre più lontano.
A nulla serviranno gli sforzi profusi dall’associazionismo locale e anche  parrocchiale per perpetrare occasioni di convivere sociale delle comunità, volti a motivare, far fermare e tornare le persone; se non si fronteggia la nuova minaccia, quella del furto, dell’intrusione nelle case già ferite, che aliena gli oggetti di famiglia antichi o quelli ereditati di uso comune della cultura minore rurale, allora non ci sarà proprio scampo perché alla precarietà si unirà la paura e la gente non tornerà più.
Forse aspettiamo un nuovo Daniele Kihlgren che si comperi tutto perché Lucoli sarà abbandonato dalla sua gente impossibilitata a viverci?
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1 comment

Anonimo 24 Ottobre 2012 - 6:56

In sintonia con Tonino Guerra vorrei suggerire a tutti gli animi sensibili di osservare bene e fotografare conservare e salvare quei portoni antichi, batacchi e catenacci, travi asciate a mano, serrature, nnaticchie varole e ninnoli utilitaristici, e popolari costruiti da "mastru Micante" falegname del Colle
o da Valentò e Giamberardo(fabbri di Colle e Casavecchia) in quanto, a causa dello sciagurato piano di ricostruzione, ridotto ad un puro computo metrico, anche se costato ca 1.000.000€, essi, e tutte le altre testimonianze del nostro passato più o meno recente che ci legano ad antichi parenti e conoscenti, scompariranno per sempre e saranno sostituiti irrevocabilmente da porte, materiali e ninnoli marchiati "CE".
Con la ricostruzione, verrà cancellata un'epoca e le sue tradizioni.
Il danno provocato da ladri e rubagalline, seppur triste, è poca cosa rispetto a ciò che provocherà un piano di ricostruzione che avrebbe dovuto ridare uno slancio economico e culturale alla nostra terra, invece, essendo dettato unicamente da una frenesia economica e politica, provocherà danni irreversibili.
L'ultimo treno, è perduto.
Rossano Soldati

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