SPECIE ALLOCTONE: CHE FARE?

by Amministratore
Di tanto in tanto si rinvigorisce e alimenta la ormai vecchia polemica tra coloro che ritengono, eticamente non accettabile eradicare una specie aliena o meglio alloctona da un territorio e coloro che al contrario ne ritengono prioritaria l’eliminazione con tutti i mezzi efficaci.
Come scritto egregiamente da Mauro Furlani, presidente della Federazione Nazionale Pro-Natura, tale schematismo rende difficile un terreno comune di dialogo e alimenta piuttosto scontri ideologici di cui si ha poca necessità.
Scoiattolo grigio
In Italia dove facilmente ogni discussione si sposta su queste sabbie mobili, ciò conduce di fatto ad un immobilismo dannoso. L’ultimo fatto che di nuovo ha alimentato questa polemica è la questione dello Scoiattolo grigio (Sciurus carolinensis) e la sua eradicazione dalle aree ove esso si è insediato e da dove questa specie si sta diffondendo. 
La prima coppia fu liberata nel 1948 in un parco a sud di Torino. Nel 1966 a Genova e nel 1994 a Trecate (Novara) altri scoiattoli grigi (Sciurus carolinensis) sono stati introdotti nell’habitat da cui dipende la sopravvivenza dello scoiattolo comune (Sciurus vulgaris). La specie nordamericana si è ambientata fin troppo bene in Italia, e mentre dal 1992 la Convenzione sulla biodiversità di Rio de Janeiro invitava gli Stati a prevenire l’introduzione, controllare o eradicare le specie alloctone che minacciano gli ecosistemi o le specie autoctone, nei negozi, negli allevamenti e anche online acquistare scoiattoli (e non solo) è tuttora facilissimo. In base al progetto finanziato dalla Commissione europea per il controllo dello scoiattolo grigio, questa specie verrà «eradicata» dalla Lombardia, dal Piemonte e dalla Liguria. Per il progetto sono stati stanziati 1.930.000 euro. È dal 1995 (First European Workshop on Squirrel Ecology) che si parla del problema dello scoiattolo grigio in Europa. In questi anni il roditore dei boschi americano si è moltiplicato mettendo a rischio la sopravvivenza dello scoiattolo rosso e anche la produzione di nocciole di alcune aree d’Italia, nelle Langhe per esempio. Ora che minaccia di varcare le Alpi, l’Europa interviene.
Cambiando specie, ma rimanendo in tema, le stime dei danni creati dai cinghiali all’agricoltura sono miliardarie: e non parliamo più del nostro cinghiale maremmano, piccolo e integrato nell’ambiente, ma di una sottospecie più grande e aggressiva, rilasciata per scopi venatori. Il problema, insomma è a monte: l’uomo. L’etologo Roberto Marchesini elencava le tre modalità con cui gli alloctoni mettono a rischio la sopravvivenza degli autoctoni senza mettere in dubbio la competizione ecologica ai danni dello scoiattolo rosso. Auspicava uno studio sulla realtà italiana della «guerra tra scoiattoli». La sottrazione di risorse alimentari è certamente la più significativa. Inoltre la competizione tra le due specie potrebbe anche essere mediata anche dalla presenza del Poxvirus che, diffuso in Gran Bretagna e Irlanda, uccide in poche settimane gli scoiattoli rossi ma non quelli grigi che agiscono da portatori sani: in Italia sono in corso ricerche per capire se è presente.
Scoiattolo appenninico presente ancora in grandi colonie a Lucoli 
Cliccare sull’immagine per visionare un filmato sugli scoiattoli
Esemplare di Ghiro fotografato a Lucoli che aveva fatto pensare ad uno scoiattolo grigio

A Lucoli come in Abruzzo vive la subspecie tipica dell’Appennino che si differenzia poiché è sempre di colorito molto scuro (quasi nero) e non rossiccio come lo scoiattolo Nord-Europeo. E’ una specie diffusa in tutte le aree boschive delle montagne Abruzzesi. Dove non viene disturbato è facilmente osservabile anche di giorno. E’ particolarmente comune nei boschi di conifere, dove a terra è facile trovare le pigne rosicchiate in maniera tipica dello scoiattolo. La Legge ne vieta la caccia. Qualche segnalazione riporta a Lucoli l’avvistamento di scoiattoli grigi, facilmente confondibili, però, con i piccoli ghiri.

Riportiamo integralmente un articolo scritto da Mauro Furlani che ben esplora la problematica in tutte le sue sfaccettature: 
“Per tentare di risolvere la questione ritengo necessario partire da un terreno comune o comunque che può accomunare visioni diverse: quello della biodiversità e dalla sua definizione elaborata, condivisa, dalla comunità scientifica, assunta, avvalorata da istituzioni ai massimi livelli come lo IUCN e l’ Unione europea successivamente ratificata e inserita in normative internazionali e a cascata fino a quelle nazionali.
La biodiversità è un bene inalienabile che va difeso con i mezzi disponibili da quelli tecnici a quelli normativi fino a quelli culturali. Nella valutazione della biodiversità non vanno tralasciate le questioni etiche, estetiche e i servizi eco sistemici che ambienti ben conservati e ricchi di biodiversità riescono ad offrirci anche dal punto di vista economico.
La biodiversità d’altra parte, non è una sorta di Arca di Noè, all’interno della quale sono imbarcati quante più specie possibili. E’ molto di più. Essa comprende oltre che il numero di specie, le diversità genetiche anche le relazioni tra le specie che contribuiscono a diversificare gli habitat e con ciò a mantenere in equilibrio un ambiente.
Anche nelle aree dove la presenza dell’uomo è meno invasiva le specie naturalmente si confrontano, alcune si espandono altre comprimono i propri areali, talune irrompono in nuovi territori altre naturalmente scompaiono.
Addomesticamento di specie, traslocazione di alcune, trasformazione di interi ecosistemi hanno accompagnato la nostra presenza da almeno diecimila anni a questa parte. Talvolta con effetti catastrofici per centinaia, migliaia di specie.
Oggi, grazie alle straordinarie potenzialità dell’uomo di alterare ambienti con la sua invasività, è stato capace di modificare sensibilmente l’intera biosfera, fenomeno mai riuscito ad alcuna altra specie.
Dunque la biodiversità è un bene di cui l’uomo dovrebbe essere, come tutte le specie un fruitore, sapendo coglierne in più anche il suo valore scientifico, estetico ed economico.
E’ ormai riconosciuto in modo unanime che tra i fattori che maggiormente influiscono sulla biodiversità vi sono le specie aliene, non autoctone e che, seppure il fenomeno appare difficilmente arrestabile, esso va comunque contrastato e limitato dove ve ne siano ancora le possibilità.
Ciò ci conduce al problema da cui eravamo partiti, esemplificativo di molti altri analoghi: quello della presenza di nuclei di Scoiattoli grigi e delle operazioni da intraprendere per arginare la diffusione ed eradicare i nuclei che altrimenti escluderebbero la presenza della specie autoctona.
L’ipotesi di una loro sterilizzazione, seppure praticabile, non sembra priva di rischi. Tecnicamente appare possibile malgrado i costi molto elevati e il rischio di una elevata mortalità durante le diverse fasi, e forse anche una cattura e una sterilizzazione selettiva degli individui.
Così come appare estremamente dispendiosa una cattura degli individui e successiva stabulazione in ambienti predisposti.
Tra i rimedi praticabili per una loro eradicazione vi è anche una soppressione che deve avvenire con mezzi che non comportino per l’animale inutili sofferenze.
Tali operazioni di eradicazioni, dolorose, perché comunque comportano con tutte le attenzioni, un certa sofferenza per l’animale e dispendiose, sarebbero del tutto inutili se un incisivo intervento non venisse effettuato per interrompere la filiera della loro commercializzazione.
Basta entrare in un qualsiasi negozio che commercia animali o nelle fiere per ritrovare un po’ di tutto e non è difficile prevedere una volta acquistati e una volta costatata l’impossibilità di detenerli in casa, perché magari si accrescono troppo o semplicemente perché un qualsiasi animale comporta un significativo impegno, molti non trovino di meglio che rilasciarli, magari in buona fede, in qualche luogo.
Accanto all’interruzione della filiera di commercializzazione è necessario dunque anche un’opera di sensibilizzazione delle persone che li renda responsabili del fatto che un animale non può essere trattato alla stregua di un oggetto e che talvolta la liberazione di essi in natura comporta per l’individuo una probabile morte o in altri casi, ancora peggio, un danno ambientale non facilmente quantificabile.
Il più delle volte il rilascio in natura costringe queste povere bestiole ad una vita di stenti e probabilmente ad una morte per inedia o di altro tipo, in alcuni altri casi, al contrario, ad un insediamento nel territorio. Purtroppo in quest’ultimo caso gli esempi sono numerosi per tutte le classi di vertebrati per non parlare poi di invertebrati.
Dai pesci acclimatati nei nostri fiumi come il pesce siluro sul Po fino ai rettili come la Testuggine dalle guance rosse agli uccelli come le colonie di Pappagallo monaco, di Parrocchetto dal collare oltre alle numerose specie introdotte con finalità venatorie, fino ai molti mammiferi tra cui la nutria, e il già citato Scoiattolo grigio, la Tamia siberiana e altri”.
http://www.pro-natura.it/index.php

Il filmato sugli scoiattoli di ARNICA di Gianni Valente è tratto dal sito “ECOO” dedicato all’Ecologia che fa parte del Network Nanopress. E’ edito da Trilud SpA ed è supplemento editoriale della testata giornalistica Tuttogratis.it registrata presso il Tribunale di Milano n° 314/08.

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4 comments

Anonimo 25 Ottobre 2012 - 19:35

Mi dispiace entrare sempre nella polemica, ma mi chiedo come evitarlo? Questo è un sistema marcio e collaudato.Ora è il momento dello scoiattolo grigio e di 2.000.000€.
Recente ed ancora attuale è la potenziale estinzione dell'Orso Marsicano a causa di errori umani ed in gran parte proprio dei parchi, ma anche quì ci sono di mezzo oltre 10.000.000€, ma l'elenco è infinito e sempre con lo stesso sistema, sempre con milioni di Euro in mezzo che vengono sistematicamente rubati in convegni, pubblicazioni, studi, ricerche e mai nulla di pratico avviene a vantaggio del problema in questione.
Anche l'Aquila reale è stata estinta e reintrodotta, così il Lupo (inquinato con specie siberiane), idem per la Lince, Gipeti, Cinghiali inquinati con specie alloctone), Coturnici (rara ed ancora cacciata), Starne(probabilmente estinte ed inquinate con specie alloctone) ancora cacciata. Questi sono fatti attuali identici a quello dello Scoiattolo grigio. Parliamo di disastri ambientali premeditati.
E quando arriva la legge che vieta di tenere in cattività qualsiasi animale di tipo ornamentale limitando quindi il rischio di inquinamento delle specie(pensate a quello che sta succedendo a Roma con i pappagalli e canarini).
I responsabili, sono politici senza scrupoli e ricercatori o ambientalisti ignoranti o disonesti è la storia che si ripete, quindi, quale meraviglia? E con quale fredda coscienza uccidere ora migliaia se non milioni di Scoiattoli grigi nelle loro nidiate? Oppure piace illuderci che questi esseri sono senz'anima?
Rossano Soldati

Reply
amministratore 26 Ottobre 2012 - 6:21

Ringraziamo Rossano della risposta e siamo grati al Presidente di Pro-natura Mauro Furlani per il contributo che ci fornisce, di seguito, con la risposta alle tesi argomentate dal commento precedente.

"Capisco che il problema dei finanziamenti in relazione ad interventi di contenimento di alcune specie esotiche, in un momento particolarmente difficile per l’economia del nostro paese possano sembrare non opportuni, facendo apparire alcune cifre sproporzionate rispetto agli obiettivi prefissati.
Obiettivi tuttavia, come quello del contenimento di alcune specie esotiche, particolarmente importanti per il contenimento dell’erosione della biodiversità in alcune aree geografiche. La stessa Unione Europea, oltre che lo IUCN, così come pure importanti e qualificati organismi di ricerca nazionali come l’ISPRA, ritengono che la seconda minaccia, in termini di importanza, per la conservazione della biodiversità, dopo le alterazioni degli habitat, sia proprio la diffusione di specie esotiche.
Si veda a questo proposito quanto riportato dalla BBC: ttp://www.bbc.co.uk/nature/19474287
Tra le specie che lei cita, solo alcune sono interessate a problemi di inquinamento genetico, certo non l’aquila reale, non il gipeto. Viceversa ha ragione per quanto riguarda alcuni nuclei di coturnice, ha ragione per quanto riguarda il cinghiale. Come certo lei sa bene l’inquinamento genetico nei due casi è riconducibile a scellerati interventi effettuati dalle Amministrazioni provinciali per accontentare le richieste del mondo venatorio. Se possibile ancora più grave la situazione dell’inquinamento genetico delle specie ittiche.
Diverso probabilmente il lupo il quale, se ibridazione in alcune popolazioni vi è stato è probabile che sia avvenuto con il cane domestico; ma in questo caso ci spingeremmo in un campo che necessiterebbe di dati più specifici e analisi più approfondite. Per quanto riguarda l’Orso marsicano, malgrado i numerosi esemplari morti per cause varie, ancora la specie, pur essendo fortemente a rischio di estinzione, non credo che possa considerarsi numericamente al di sotto del limite vitale, seppure stia pericolosamente avvicinandosi.
Per quanto riguarda lo Scoiattolo grigio lo stesso problema viene affrontato anche nel Regno Unito, seppure senza schieramenti contrapposti tra animalisti e presunti sterminatori. Per inciso, ogni anno nel regno Unito la presenza dello scoiattolo grigio costa ai contribuenti circa 14 milioni di sterline, fonte: http://www.europeansquirrelinitiative.org/grey_squirrel_damage.html. I dati riportati sono ben al di sotto di quanto si spende in Italia per cercare di contenerne i nuclei insediati onde evitare che essi si possano diffondere, entrando in competizione con la specie autoctona. Di solito, per altro, una specie ad elevata prolificità come lo Scoiattolo grigio può essere causa anche di notevoli danni economici e non solo naturalistici.
Si pensi solo ai danni economici che annualmente la collettività deve accollarsi per cercare di arginare il fenomeno della nutria e i danni che essa procura, e i costi ben inferiori che un contenimento drastico nelle prime fasi di diffusione avrebbe comportato.
Non condivisibili talune affermazioni generiche e offensive nei confronti di “politici senza scrupoli e ricercatori o ambientalisti ignoranti o disonesti”. In Italia purtroppo è vera una cosa che la ricerca naturalistica di base e sul campo rischia una estinzione per mancanza di adeguati finanziamenti, con rischio, nei prossimi anni, che le analisi ambientali facciano riferimento a conoscenze datate a decine di anni prima e le conoscenze divengano del tutto virtuali e prive di fondamento.
Perfettamente condivisibile la questione che all’origine di molte diffusioni vi sia l’uomo e alcuni suoi improvvidi comportamenti oltre che normative che consentono la commercializzazione di molte specie che potenzialmente potrebbero insediarsi e naturalizzarsi.

Mauro Furlani
Presidente Federazione Nazionale Pro-natura
http://www.pro-natura.it/

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Anonimo 26 Ottobre 2012 - 7:17

Ne ho visti parecchi di scoiattoli "americani" che purtroppo hanno da tempo il sopravvento sui nostrani rossi … e questo vale anche per buona parte dell'Italia Centrale (ne ho visti sia nei parchi di Roma che nel territorio di Lucoli)

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Anonimo 28 Ottobre 2012 - 5:58

Dottor Furlani, pur condividendo in linea generale le sue considerazioni, preciso che sono stato estremamente schematico e sintetico nel commentare quanto si profila per lo scoiattolo, ma ricordo che il numero degli orsi era già critico 140/160 all'inizio del progetto PATOM ora, dopo anni di studi ed altre inutilità siamo arrivati ben al disotto della soglia critica (circa 40). L'applicazione o meno delle leggi, la decidono i politici di turno e sappiamo tutti e due quali sono gli orientamenti.
L'ISPRA è una delle cause principali della cattiva gestione della caccia con particolari che non elenchiamo in questa sede.
Anche la gestione delle aree naturali, selvagge, (unica vera garanzia di salvaguardia per molte specie e della cosiddetta "Biodiversità")sappiamo bene in quale caos versa. Eppure di leggi sulla salvaguardia ambientale, ne esistono anche troppe a partire dalla costituzione italiana. La mancata applicazione di esse, dipende dall'orientamento politico strettamente legato all'assetto di molte associazioni ambientaliste che mai vanno contro corrente o fanno solo finta; perchè altrimenti perderebbero dei privilegi.
Non generalizzo. Ma anche molte istituzioni che dovrebbero vigilare fanno spesso finta di non vedere e non sapere. Tutto questo non va assolutamente bene
Rossano Soldati

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