IL RESTAURO DEL PORTICATO DELL’ABBAZIA DI SAN GIOVANNI BATTISTA DI LUCOLI

by Amministratore
Il Porticato come appare oggi
Tratto da il Centro: “Oltre quattromila firme raccolte per l’Abbazia di San Giovanni, a Lucoli, che risulta al 56esimo posto della classifica stilata dal FAI, il fondo per la tutela dell’ambiente, nell’ambito della sesta edizione di «I luoghi del cuore».

L’Abbazia di San Giovanni è risultata tra i luoghi di interesse culturale più votati in Abruzzo, insieme alla torre di avvistamento di Rosciano, alla biblioteca e archivio storico Ciccarone di Vasto, alla località Valle Fucero, piccola Svizzera, di Tagliacozzo e al convento di San Pasquale di Atessa.

L’antico edificio di Lucoli risale al 1077, ma nel corso dei secoli ha subìto importanti trasformazioni. Oggi si presenta così: un porticato, un convento e un chiostro, attraverso cui si raggiunge la chiesa. L’abbazia ha subìto gravi danni durante il sisma del 2009; la stima per il restauro dell’edificio è pari a circa 9 milioni di euro. E proprio per far tornare al suo antico splendore il gioiello architettonico di Lucoli, sono state raccolte 4.310 firme. Lanciata lo scorso maggio, la sesta edizione del censimento «I luoghi del cuore» promossa dal Fai, ha visto la partecipazione di un milione di persone, dall’Italia e dall’estero. La campagna promozionale chiedeva di segnalare luoghi da tutelare o, semplicemente, da non dimenticare.

E, in Abruzzo, un posto di primo piano è stato riservato all’abbazia di Lucoli, semidistrutta dal sisma, per il suo fascino mistico e architettonico. In quasi 5mila hanno chiesto, segnalandola tra i luoghi da tutelare, che il complesso monastico venga al più presto ristrutturato”.

La nostra Associazione, dopo aver raccolto le firme per segnalare al FAI l’Abbazia di Lucoli, intende proseguire nella lenta tessitura della tela di rivitalizzazione dell’interesse pubblico verso questo bene comune del territorio. Lo faremo scrivendo delle brevi monografie. 
In questo testo trattiamo del restauro del Porticato di ingresso.
Uno degli aspetti fondamentali nella ricostruzione della storia dell’Abbazia di San Giovanni Battista è costituito dal restauro del suo Porticato.
Il Porticato infatti, pose da subito, ai restauratori, il problema della giustificazione dell’asimmetricità del suo ritmo compositivo che imponeva una ricerca prodromica al restauro stesso. 
Il prospetto anteriore dell’Abbazia è composto di un porticato a tre archi di cui quelli laterali a sesto acuto e terminanti, all’estremo est, con una parasta svoltante, mentre in quello a ovest la stessa risulta mancante e con la muratura indefinita. Questa è la parte che da su uno slargo, ove, in origine, era posta una fontana, ora non più esistente. Dal Porticato (lato destro) si apre la porta di accesso al Chiostro ed ex Convento che si trova al di sotto della quota d’ingresso tanto da presentarsi con una scalinata a scendere, per accedere al porticato inferiore, e una gradinata a salire, per accedere alle celle dei monaci site nel piano superiore. 
Tutto l’impianto claustrale è stato composto in più ere e con materiale ritrovato sul luogo, con errori di ricomposizione architettonica e stilistica che sono stati evidenziati dal restauro.

Foto tratta dal libro di Renzo Mancini: San giovanni Battista di Lucoli. Ed. Japadre 2001.

Il Porticato, prospetto nord, fu costruito nella prima metà del 1800, precisamente nel 1837. 
Una lapide posta sul cervello dell’arco centrale ne ricorda l’evento:” I.D.N. Hanc templi frontem divo Jo, Bapt, Dicat cives benem lucui pub. Pec. Ex. Fundam erexerunt anno rep. Salutis MDCCCXXXVII”. 
Un’altra lapide, posta sopra a questa, contiene lo stemma abbaziale, compreso da un bastone pastorale a due lettere, L e A (LUCULANA ABATIA)
Sul lato sinistro della Chiesa, prospetto est, è presente un’apparecchiatura lapidea poco squadrata. Questa parte della facciata risulta “offesa” dalla presenza di uno sperone di contenimento delle spinte delle volte interne ed appesantito dalla presenza di un muro di controspina del terreno di riporto naturale della collina sovrastante che, per la sua eccezionale pendenza, tendeva a scorrere e soffocare l’edificio, che risultava alla vista basso e tozzo. L’Abbazia aveva bisogno di una maggiore prospettiva ambientale ed è per questo motivo, che durante il restauro, fu asportato parte del terreno ampliando lo slargo laterale. 
Oggi la parte collinare, in parziale frana, andrebbe contenuta con un muro di pietre a giusto corollario dello slargo che apre la vista del campanile cinquecentesco.
Dalla vista del prospetto abaziale si comprende la differenziazione e il distacco stilistico e tecnologico del porticato dal complesso vero e proprio della Chiesa, infatti nella parte superiore e retrostante di questa è presente la copertura del tetto a “capanna” (a sole due falde) mentre dal muro del prospetto originale si vede il “castello” della navata centrale sopraelevata rispetto alle navatelle laterali e con bruttissime finestre rettangolari di produzione relativamente moderna. Questa problematica è determinata dalla successione dei periodi di costruzione delle due strutture: la sopraelevazione delle navate della Chiesa e l’apposizione del nuovo prospetto costruito nel 1837.

Veduta  odierna, dall’alto, delle coperture del tetto dell’Abbazia. Foto Roberto Soldati.

La realtà storica del monumento ebbe un’altra testimonianza importante dal rinvenimento, sulla parte interna del porticato, precisamente nel tratto di muratura comprendente l’arco centrale con quello di sinistra, di una colonna integrata totalmente nell’ambito della muratura a dimostrazione di una precedente realtà architettonica inglobata, nell’ottocento, nel “nuovo” porticato.

 
Un ipotetico esempio di come potesse essere l’impianto originale del Porticato, a seguito dei rinvenimenti descritti, potrebbe essere rappresentato dalla struttura di S. Panfilo di Tornimparte così come si presenta attualmente.
Molte furono le testimonianze storiche reperite in merito ai lavori di ammodernamento e manutenzione dell’Abbazia fino agli inizi del 1800, per le cronache recenti, invece, sembrava non esserci più stata la volontà di documentarne la vita sino all’assurdità di non conoscere quanto accaduto dopo la costruzione del portico: quindi, dal 1837 in poi. Molti documenti custoditi nell’Abbazia, infatti, furono trafugati da tale data.
Il restauro del portico consistette essenzialmente nel rifacimento degli intonaci della facciata interna, ponendo cura nella differenziazione degli intonaci di prospetto, lasciando sotto quadro la rivalutazione di alcuni tratti di muratura a faccia vista con pietra squadrata a dimostrazione dell’avvenuta variazione storica della stessa facciata. Valutando lo stato degli intonaci esterni e considerando la possibilità di reperire segni architettonici che potevano giustificare tali asimmetrie, furono eseguite al tempo del restauro, delle ricerche di cantiere sul muro, eseguendo una rete di saggi, con la certezza che, se presente qualcosa, questa sarebbe venuta alla luce.
Infatti, nella parte superiore della struttura, sul lato sinistro, si rinvenne un lacerto di affresco del tutto simile, per produzione e stile, a quelli interni, mentre, fatto importante, poco distante dal portale di accesso, sul lato sinistro, venne alla luce un tratto di arco, forse un altro portale, se non un arcosolio, dipinto a fresco e contenente un volto meraviglioso di Madonna della stessa mano dell’autore dell’altare di sinistra in contromuro dedicato alla Madonna del Rosario. 

Foto del lacerto di affresco forse attribuibile ad Andrea Delitio – foto Gianni Soldati


La colonna inglobata fu liberata e valorizzata, si ritenne che poteva essere il frutto di una “rapina” nella vicina zona amiternina. Nella sistemazione dell’intonaco e della muratura nella zona di accesso al Chiostro vicino al portico, si rinvenne un arco tamponato, eseguito con muratura a faccia vista, che ripropose il problema degli accessi all’Abbazia e della loro collocazione, problema tutt’ora non risolto e, che, rivelava una strana inconsistenza raziocinante, considerando l’attacco di un arco alla quota del pavimento attuale.
Tratto da: “San Giovanni Battista di Lucoli (Storia, Cronologia, Restauro)” di Renzo Mancini – Japadre editore 2001. Con contributi di Giovanna Di Matteo.

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2 comments

Anonimo 23 Luglio 2013 - 18:15

quando impareremo a mangiare bellezza per alimentare l'anima?
ciaooooooooooooo Beti Piotto

Reply
amministratore 24 Luglio 2013 - 7:31

Grazie del contributo.
Vorrei risponderti con le parole di un grande: Tonino Guerra.
“Nei piccoli mondi c’è tanta bellezza, se noi la salviamo salviamo noi”.
Tonino Guerra aveva la capacità di godere delle piccole cose che si potevano cogliere nei momenti della vita, negli oggetti e nell'arte tramandata dai padri.
"Devi pregare che in questa piazza entrino le cicogne o mille ali di farfalle…riempire gli occhi di tutti noi di cose che siano l'inizio di un grande sogno".
Ancora….
"Signor Sindaco, è dal centro di questa Piazza che io continuo a misurare il mio spazio. Anche se vado a Mosca o nella calda Georgia, calcolo le distanze sapendo che i pochi chilometri che ho fatto da ragazzo a piedi o in bicicletta, dalla Piazza al mare, dalla Piazza alle prime colline, sono gli unici che contano. I lunghi voli sono viaggi fermi o mentali. Valgono soltanto i primi chilometri fatti a piedi e anche adesso rifletto a lungo se dalla Piazza devo raggiungere il mare. Più facile decidere di andare all'Equatore o al Polo Nord, perché quelle sono distanze che appartengono alla magia. Dieci chilometri, invece, sono interminabili. La Piazza Grande è il centro di tutti gli spazi che ho avuto in regalo, anche tu Sindaco li hai avuti e anche gli altri. Ecco perché ti prego di affacciarti dal balcone e di guardare a lungo questo rettangolo fondamentale per la tua e le altre vite. Un punto di partenza o di arrivo, un punto di riferimento continuo non può non essere abbandonato, deve sentire la febbre di una tua attenzione continua e precisa. Adesso più di prima, adesso perché il deserto di uomini sta verificandosi dove un tempo la gente si vedeva e si abbracciava. La paura che parte dalla coda velenosa degli scorpioni sta occhieggiando da dietro gli spigoli delle case. Bisogna superare quegli spigoli e tornare a fare gruppo in Piazza. La paura è amica dei televisori e dell'egoismo familiare. Mangiamo carne e immagini e intanto la voce che esce dai meccanismi riempie i silenzi tra uomo e donna, tra genitori e figli. Così bisogna tornare dove la parola è ridata alle nostre bocche e le immagini germogliano nella nostra fantasia".
Anche per noi l'Abbazia di San giovanni Battista è come "Piazza Grande" è il centro di tutti gli spazi che abbiamo avuto in regalo………

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