IL FUTURO DEI TERRITORI DI MONTAGNA IDEE E PROSPETTIVE

by Amministratore
un’esperienza universitaria in Lombardia guardate il video.


La presentazione del libro “La montagna resiliente” (a cura di Lucina Caravaggi, ediz. Quodlibet) ha rappresentato un’occasione per riflettere sulle possibilità di rivitalizzazione economica e sociale del territorio montano abruzzese dopo il terremoto del 2009, all’interno della collaborazione tra DiAP – Sapienza Università di Roma e i Comuni di Lucoli, Ovindoli, Rocca di Cambio e Rocca di Mezzo, L’Aquila. Il libro è stato presentato all’Aquila lo scorso 16 dicembre 2014.

La tesi dei professori della Sapienza, che hanno redatto il piano territoriale dell’Area Omogenea n°9 alla quale appartiene Lucoli, evidenzia la necessità di connettere territori e ricostruzione, valutando i possibili legami innovativi tra investimenti pubblici rivolti al patrimonio edilizio e azioni di rivitalizzazione territoriale. 
Il termine Resilienza è stato adottato in protezione civile nel 2009, ad opera dell’ United Nations International Strategy for Disaster Reduction (UN-ISDR): “In this field, Resilience has been defined as “the ability of a system, community or society exposed to hazards to resist, absorb,accommodate to and recover from the effects of a hazard in a timely and efficient manner, including through the preservation and restoration of its essential basic structures and functions.” (ISDR, 2009).” Il termine che ci giunge da derivazione anglossassone, in realtà è di origine latina. Ciò ha portato nel tempo a declinarlo in svariate discipline tecnico-scientifiche che hanno saputo adottare il concetto con varie sfumature di significato. La resilienza è quindi un antico termine, primordiale come i concetti di pericolo-rischio-difesa, unisce gli elementi tipici del Proteggere (pro-tegere = coprire) con quelli del Difendere (de-fendere = spingere, allontanare, pressare): il libro ci vuole presentare una montagna da proteggere e difendere per non vederla morire. Risulta interessante questo dibattito che produrrà strategie territoriali anche per il Comune di Lucoli che si appresta ad un rinnovo amministrativo. 
Lo studio, ancora non formalmente disponibile e quindi non consultabile e di cui si avvarranno senz’altro gli amministratori locali, intende contribuire all’individuazione di iniziative locali da condividere finalizzate ad accrescere la resilienza delle comunità locali rispetto ad uno o più fattori di rischio di rilevanza economica, ambientale (ad es. modalità non sostenibili di produzione e consumo e di uso del territorio) che possano compromettere in modo irreversibile le risorse naturali. Si propone una riflessione sulle possibilità di rivitalizzazione economica e sociale del territorio: pur esistendo una fortissima domanda di futuro, sembrano venute meno prospettive realistiche, fiducia nelle Istituzioni e consapevolezza delle possibilità di questo bellissimo territorio montano. Quello che un gruppo di ricerca universitario può fare non è sostituirsi alle Istituzioni, ma supportare e suggerire, mettendo a disposizione conoscenze e punti di vista, delineando limiti da rispettare e opportunità da cogliere. È necessario contrastare la tendenza a sconnettere territorio e ricostruzione, purtroppo frequente in passato in Italia, valutando i possibili legami innovativi tra investimenti pubblici rivolti al patrimonio edilizio e azioni di rivitalizzazione territoriale, puntualizzando questioni fortemente “trasversali”, come la sicurezza attiva del territorio, la necessità di politiche specifiche per i territori montani o la messa a punto di obiettivi culturali trainati da interventi sul paesaggio.
Il libro raccoglie queste riflessioni, con le indagini che le hanno accompagnate e i progetti che ne sono scaturiti: Sicurezza attiva del territorio, Coltivare le economie montane, Abitare in montagna, Curarsi con la montagna, In montagna con altri occhi sono tracce per politiche di intervento mirate ai contesti locali abruzzesi, azioni auspicate per avviare nuovi cicli evolutivi e immaginare un futuro per gli straordinari paesaggi ereditati dal passato. 
Una considerazione aggiuntiva, ma trasversale, relativamente ai soggetti coinvolgibili per garantire il futuro dei territori, potrebbe disegnare, per queste strategie ipotizzate, un più efficace e concertato ruolo delle Pro Loco che operano per definizione per “coniugare la tutela e la salvaguardia delle specificità locali con la vocazione allo sviluppo della crescita sociale ed al miglioramento del benessere”: sono quindi vere proprie “sentinelle del territorio” e delle sue ricchezze, come recita un provvedimento regionale.
Potrebbe forse essere per questo lungimirante motivo, anche se i tempi rispetto alla pubblicazione del libro sono totalmente non concomitanti, che il Comune di Lucoli ha concesso in affitto per cinque anni, ad un costo puramente simbolico (500€ annuali), la struttura donata dalla Regione Val d’Aosta all’indomani del sisma del 2009 come sede ufficiale a fronte di richiesta formale presentata dalla Pro Loco per continuare a svolgere la propria attività volendo essa gestire a proprie spese il locale palestra e volendo realizzare un centro di aggregazione sociale.
Con questo provvedimento la Pro Loco di Lucoli ed il Comune si assumono molte responsabilità per migliorare il futuro e generano aspettative: un investimento così grande deve essere auspicio di grandi risultati di ritorno sul territorio, da intendersi in senso etico e concreto, se paragonati all’entità del dono ricevuto da parte di italiani che hanno creduto al loro intervento solidale. Le potenzialità della struttura del “Civil Centre” si prestano, inoltre, all’aggregazione di più comunità (magari anche a quella della vicina Città dell’Aquila) perseguendo le più svariate finalità siano esse sportive, educative e culturali. L’augurio è di ottimizzare le idee aggreganti.
Come si ricorderà e come citato nel giornale “Cronaca di Aosta” (del quale riportiamo l’esatto testo): “è stato realizzato a Lucoli il CIVIL CENTRE da poter utilizzare “quale centro di protezione civile”. “L’intera area è infatti predisposta per poter ospitare tende per oltre 300 posti letto, micro containers, cucine da campo e ogni altra attrezzatura utile alla piena e completa operatività del presidio in caso di calamità naturale”. “L’area é attrezzata con una rete di sottoservizi: acquedotto, fognatura, reti elettriche e telefoniche, reti del gas, tubazioni per predisposizioni impiantistiche urgenti e occasionali. La struttura prevede l’installazione di un gruppo elettrogeno al fine di assicurare l’operatività in qualsiasi condizione, permettendo a questo campo sperimentale di svolgere la propria funzione per la collettività, ma allo stesso tempo di essere trasformato in un presidio di protezione civile in poche ore, ospitando in sicurezza e nel massimo comfort possibile centinaia di persone. I fondi complessivi raccolti per l’intervento, pari a 1 milione 234 mila 761 euro, sono stati infatti in parte stanziati dalla Regione, 800 mila euro, di cui 250 mila della finanza locale, in parte versati dal CELVA, dai Comuni e dalle Comunità montane valdostane, circa 300 mila euro, in parte versati da cittadini e associazioni valdostane sui conti correnti bancario e postale aperti a tale scopo dalla regione stessa, circa 125 mila euro. Nei versamenti sono confluiti anche i fondi raccolti tra i dipendenti pubblici valdostani che hanno versato il corrispettivo di un’ora di lavoro a favore dei terremotati, pari a oltre 30 mila euro, i fondi raccolti attraverso la vendita del CD Area Nuova – Valle d’Aosta per l’Abruzzo, curato dagli artisti valdostani, per oltre 7 mila euro, i fondi raccolti tra i maestri di sci valdostani e versati dalla loro associazione, per altri 12 mila euro. La progettazione dell’intervento e la direzione lavori sono stati curati dall’arch. Corrado Binel, su incarico di Confindustria Valle d’Aosta, Confindustria edili e Confidi Valle d’Aosta, che hanno quindi contribuito in tal modo alla realizzazione dell’opera”.

Ciò che abbiamo riportato, in qualità di cronaca e come considerazioni, rappresenta sfide interessanti, ricche di stimoli e tutte da giocare per il futuro del territorio di Lucoli.

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3 comments

amministratore 11 Gennaio 2015 - 12:00

Vorrei fare alcune considerazioni sull'articolo e sui suoi contenuti ….
Il primo riguarda l'assegnazione alla pro-loco della struttura "Civil Center".
Non ho nulla (ripeto nulla) in contrario sulla massima utilizzazione della struttura (per attività' sociali e di pubblica utilità) da parte dei cittadini, della pro-loco e di tutte le associazioni no profit presenti sul territorio.
Trovo pero' bizzarro il fatto che (senza ombra di smentita, caso unico in Italia), la pro-loco di Lucoli si trovi ad avere (attraverso concessione diretta, in esclusiva per 5 anni a 40 euro al mese) una sede sociale del valore di 1.200.000. Diranno che non e' vero, che la struttura e' aperta e disponibile a tutti, ma certo e' che chiunque vorrà utilizzarla dovrà chiedere "il permesso" alla Pro-loco. Un po come con gli spogliatoi dei campi da tennis di S.Giovanni (altra struttura comunale) ad uso quasi esclusivo del circolo Bocciofilo.
Rilevo che le modalità' di assegnazione diretta, senza gara, senza aver interpellato le altre associazioni presenti sul territorio, senza avere minimamente condiviso con i cittadini e con il consiglio comunale (lo prevede l'art.42 comma L del DL267) la decisione, sono come minimo improprie (per una struttura di tale valore economico e simbolico) ma sicuramente in linea con le modalità' decisionali intraprese durante la sua amministrazione dall'attuale Sindaco Chiappini (a mio avviso del tutto prive di condivisione e "codecisione" con i cittadini che rappresenta).
La richiesta da parte della proloco della sede Civil Center risale a maggio-giugno 2014. Dopo quella data ci sono state tantissime occasioni per poter evidenziare, riflettere discutere con i cittadini sul da farsi ma …. nulla. La delibera di assegnazione risale al 31 di Ottobre 2014. Il libro e' stato presentato nel mese di Dicembre quindi la tesi da voi riportata nell'articolo (cioè valorizzazione delle pro-loco come attuatori di questo concetto di Riprotezione,Resilienza e di paracadute sociale) nulla ha a che fare questa ed altre concessioni. Forse conta molto di più il fatto che tra qualche mese si tornera' a votare. Si sentono strane voci che riportano come avvenuta o in via di realizzazione l'assegnazione di MAP ad altre associazioni no profit. In un momento in cui con la crisi economica ci sono (anche nel nostro territorio) cittadini senza una dimora degna di questo nome, il fatto che si usino anche i MAP per scopi "diversi…." mi sconcerta.
Riguardo ai contenuti del libro della professoressa Lucina Caravaggi, credo che chi come me ha letto sia il libro "Ricostruzione dei territori" (che per Lucoli prevedeva installazioni di carbonio tra Casamaina e Campo Felice, Albergo diffuso (in un territorio distrutto dal terremoto) e campo di Volo a Campo Felice) , che il "Piano di Ricostruzione di Lucoli" (costato 1 milione di euro) e che non prevede nessuna infrastrutturazione , nessuna opera propedeutica allo sviluppo economico, nessun punto di raccolta dentro le frazioni per il miglioramento della sicurezza , nessuna parcheggio etc, abbia qualche difficoltà' a ritrovare i concetti di "Resilienza" dentro quanto fino ad ora previsto dall'Università di Roma per il nostro (sfortunato) territorio.
Marcello Iannini

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amministratore 11 Gennaio 2015 - 12:13

Grazie dell'Intervento completo che toglie più di un sassolino dalle "scarpe" e ci arricchisce di punti di vista normativi che andrebbero approfonditi e dipanati alla ricerca delle massime garanzie di correttezza amministrativa.
Rispetto al dover "richiedere il permesso ed alla mancata condivisione della fruibilità dell'opportunità logistica" confermo che NoixLucoli Onlus, che non ha una sede sociale fruibile dalla compagine allargata dei soci, non ha ricevuto nessun contatto informale in merito ad una possibile condivisione degli spazi. Non lo abbiamo chiesto è vero, ma, al puro fine di sviluppare sinergie qualcuno avrebbe potuto pensare a noi: visto che in cinque anni di nostra vita abbiamo ricevuto pochissimi sostegni, citabili: trecento euro per il Giardino della Memoria che di manutenzione ne costa molti ma molti di più ed è un bene comune del territorio ed il supporto comunale per la raccolta dei rifiuti nella nostra giornata ecologica di giugno svolta per due edizioni.
Le tesi della Caravaggi, molto costose per i bilanci comunali, ma che forniscono il "bollino blu" della competenza astratta ai piani territoriali o alle parti di essi che si vorranno realizzare sono starate per il territorio di Lucoli e sono state dibattute in modo critico anche sul nostro blog due anni fa. Chi tira il volano è altrove rispetto al territorio di Lucoli.
Lo studio attuale non è fruibile (abbiamo citato le recensioni) e per spirito positivo non manifestiamo preconcetti prima della consultazione dei contenuti.
I tempi dei collegamenti degli eventi (richiesta e concessione sede, conferenza e pubblicazione dello studio) non sono collegati e concomitanti come abbiamo precisato nel testo. L'accostamento è stato fatto perchè le Pro Loco dovrebbero avere un ruolo strategico nello sviluppo futuro dei territori ed è stato comunque presentato con formule espresse al condizionale ed anche con l'aggettivo "lungimirante" rispetto alla concessione in affitto, che voleva volutamente esprimere una tesi improbabilistica, era una notizia interessante e foriera di risvolti e dibattiti futuri: l'abbiamo inserita.
Il dibattito è arrivato!
Grazie.

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Anonimo 11 Gennaio 2015 - 17:15

PARTIAMO DA UN FATTO BASILARE: le comunità valdostane hanno fatto un dono alla comunità di Lucoli, a TUTTA la comunità. La GESTIONE CONDIVISA DI UN DONO porta sicuramente aggregazione, amicizia, consapevolezza, allegria di decidere insieme sulle procedure da seguire. E' un bell'esercizio di democrazia.
La decisione presa dal Comune di Lucoli, invece, a mio parere non crea presupposti per momenti di vera condivisione e senso civico.
Beti Piotto

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