LA STORIA DELL’ORGANO DELL’ABBAZIA DI SAN GIOVANNI BATTISTA

by Amministratore
Parete d’ingresso della navata centrale: Organo del Farina (1500).
La prima data certa nella storia del monastero benedettino di San Giovanni Battista di Collimento di Lucoli è il 1077, quando ad esso vengono ceduti in dotazione mille moggi di proprietà terriere.
La storia della Badia vive fasi alterne  dal punto di vista della conservazione: il passaggio della Chiesa al clero secolare, nel 1467, costituisce un fatto importante, in quanto assicurando la frequentazione dei luoghi, garantisce anche ristrutturazioni e manutenzioni più frequenti. La trasformazione della Chiesa in Collegiata richiederà tutta una serie di lavori che saranno affrontati con cospicui finanziamenti: a partire dal 1481; risultano infatti, molti documenti che dimostrano vendite e donazioni di terreni della Badia.
Nel 1500 l’Abate volendo dotare la Chiesa di un organo ed essendo rimasto affascinato dallo strumento costruito da poco da Giovanni Farina da Guardiagrele per la cattedrale aquilana, stipula un contratto, per mano di Notar Paolo Verterio, nel quale richiede specificatamente che l’organo da costruirsi a Collimento sia “…di grandeza, bontà e qualità dei registri, qualità del lavoro senza la pictura come sono li organj della chiesa de Sancto Maximo de Aquila“.
Il maestro Giovanni Farina consegnerà l’organo dietro pagamento di 170 ducati nel giugno del 1570.
La consultazione dei libri di spesa del Comune di Lucoli consente di seguire le vicende dell’organo Farina sino agli inizi del 1900.
Nel settembre del 1656 Lucoli viene colpita dalla peste, male che vesserà la popolazione fino ai primi mesi del 1658. Si suppone che l’Abbazia, a causa della sua posizione isolata nella campagna, possa essere stata usata come lazzaretto, alla fine della pestilenza i locali saranno risanati ed i dipinti murali della Chiesa furono celati sotto uno strato di calce. In un sol colpo sparì la fitta decorazione rinascimentale della Collegiata che lascerà spazio a una nuova fase decorativa secondo gli stilemi barocchi. A soli due anni dal termine della peste inizia la riedificazione: tra il 1661 ed il 1691, infatti, vengono ricostruiti la maggior parte degli altari oggi esistenti. Il fervore ricostruttivo si estende anche alle opere mobili: affreschi, il pulpito, un crocefissso per l’altare di Gesù ed anche lavori per la riparazione dell”organo.
Nel 1660 vengono rifatte le parti in pelle dei mantici e delle somiere, si acquista dell’arsenico per debellare i topi, che, danneggiano le canne di piombo. Nel 1690 verranno riviste anche le parti in ferro (catenacciatura) e saranno eseguite dal falegname due recinte, in seguito indorate.
Per altre notizie in merito all’organo si dovrà arrivare al 1832, relative a lavori di manutenzione per il quale il Comune interviene per il restauro delle parti foniche e di quelle lignee, affidandone i lavori a Salvatore Fedri. Ancora, nel 1846, il Sindaco di Lucoli Masciangeli indirizza un reclamo all’Intendenza per mancanza di fondi per realizzare lavori urgenti alla Chiesa, tra questi anche il restauro dell’organo che non può essere utilizzato nelle funzioni religiose giornaliere. I lavori, come da perizia, riguardavano la scomposizione ed accordatura della registratura, spolveratura, accomodatura dei contrabbassi e pedale, accomodatura tre mantici, rifusione di trenta canne di ripieno in piombo e stagno, raccordatura dell’intero organo.
Nel 1900 si perdono le tracce della “vita” dell’organo, inizia il suo degrado anche per il lungo periodo di abbandono dell’Abbazia.
Organo del Farina con lo stemma, in alto, dell’Università di Lucoli che risiedeva nell’Abbazia di San Giovanni Battista.
Una notizia curiosa, il Comune di Lucoli ha pagato annualmente sin dall’inizio dell’800 gli organisti di San Giovanni Battista: Ciotti – 1804; Ammacca – 1806; Pesce – 1805; Gianfelice, 1850-52, ecc. i pagamenti continueranno fino all’inizio del 1900.
Testo tratto dalla relazione della Dott.ssa Giovanna Di Matteo – San Giovanni Battista di Lucoli – Japadre Editore.
I Farina, di Guardiagrele, sono stati una famiglia di maestri organari, da mettere soprattutto in relazione con il capostipite Giovanni, la cui attività è documentata nella cattedrale di Benevento e a Roma in S.Giovanni in Laterano (ma anche a Sulmona). La loro attività si configura soprattutto, tra il 1574 e il 1605 con notizie provenienti dal lavoro di Gennaro e Domiziano che, insieme, confezionarono gli organi delle chiese di S.Chiara di Guardiagrele e S.Silvestro, S.Massimo, S.Pietro di Coppito e S.Pietro di Sassa dell’Aquila. Domiziano dovrebbe essere l’organaro che lavora allo strumento della chiesa dell’Annunziata di Vasto insieme col napoletano Carlo Salerno nel 1600 e poi, da solo, in quello di S.Antonio di Padova.
Nel 1500, in Abruzzo, la produzione di strumenti musicali si era concentrata intorno all’arte organaria, ossia nella realizzazione di organi da chiesa profondamente integrati con l’architettura che li doveva accogliere e organi positivi di minor impegno volumetrico e portatili. Ciascuno di questi strumenti era il prodotto di molte e differenti specialità artigiane che andavano dalla lavorazione del cuoio (mantici) a quella del ferro (tiranteria e meccanica), alla falegnameria (cassa), ai doratori (frontale della cassa) e pittori e decoratori (fronti visibili) ed infine agli ebanisti (consòlle).

Come Associazione del territorio ci piacerebbe impegnarci per il reperimento dei fondi necessari al ripristino del prestigioso strumento musicale: per farlo rivivere, ascoltandone la musica, nella sua conformazione originaria, in un’Abbazia ancora una volta sofferente per i danni di un terremoto.

Ci piacerebbe avviare un “cantiere” di lavoro, come si chiamano oggigiorno i progetti, che coinvolga le Istituzioni preposte, il Comune di Lucoli (dai tempi antichi interessato alla cura di quest’opera pregevole), la Comunità parrocchiale e quella di tutto il territorio di Lucoli.
Chi vuole unirsi a noi in questa sfida affascinante?

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