NOI X LUCOLI
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LA PRIMAVERA FA CAPOLINO AL GIARDINO DELLA MEMORIA

I frutti antichiIl Giardino della Memoria

LA PRIMAVERA FA CAPOLINO AL GIARDINO DELLA MEMORIA

by Noi x lucoli 24 Marzo 2023

Ciliegio dedicato a Claudia Carosi

Pesco tabacchiera dedicato a Silvana Petricone

Pesco tabacchiera

Pesco tabacchiera

Abbiamo già iniziato la stagione agricola del Giardino della Memoria, realizzata la potatura a breve le piante saranno concimate.

Il Giardino sarà riaperto ad aprile, il cancello è chiuso per evitare che siano tagliate marze da persone non competenti che rovinino le piante.

Susino Goccia d’oro dedicato a Elvio

24 Marzo 2023 0 comment
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Il Giardino della Memoria

4 MARZO 2023: CORSO SULLA POTATURA DOCENTE ENZO SEBASTIANI

by Noi x lucoli 9 Marzo 2023

 

NoiXLucoli ha ripreso l’attività sul campo con la giornata dedicata alla potatura e al corso tenuto dal vivaista Enzo Sebastiani.

Abbiamo ripreso le nostre pratiche di “gentilezza”. Le nostre azioni in gentilezza verso le piante del Giardino della Memoria, il ricordo delle vittime del terremoto del 2009, i nostri soci. Una pratica di gentilezza ripetuta più e più volte diventa un’abitudine.  Costruiamo pratiche gentili per il bene comune, mettendo al centro chiunque sia interessato e voglia partecipare, significa puntare e, al contempo, lavorare su un futuro più solidale ed inclusivo. I nostri strumenti di gentilezza sono pratiche, azioni come quella della potatura, attribuzione di senso ad un luogo come il Giardino, giornate dedicate che contribuiscono a costruire una cultura condivisa della gentilezza.
I nostri soci sono volontari di gentilezza che donano il proprio tempo nel perseguire gli obiettivi dell’associazione cui prestano la loro azione, prendendosi cura del bene comune qual’é il Giardino della Memoria del Sisma del 2009.

Nuovi amici hanno partecipato i contenuti illustrati da Sebastiani sempre molto interessanti, racchiudono l’esperienza di una vita dedicata alla piante.

Ringraziamo il Sindaco Chiappini per esserci venuto a trovare e Claudio Robimarga che ha partecipato entusiasta all’incontro.

9 Marzo 2023 0 comment
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Il Giardino della Memoria

SI RIPARTE! IL RITO DELLA POTATURA

by Noi x lucoli 22 Febbraio 2023
                                         
Anche quest’anno iniziamo la stagione di lavoro al Giardino della Memoria con la potatura.

Oltre al normale lavoro agricolo del frutteto abbiamo voluto organizzare qualcosa in più: un corso sul campo di potatura, condotto da Enzo Sebastiani, che ne illustrerà i concetti basilari, mentre il giardiniere responsabile della manutenzione del Giardino eseguirà la potatura. Non dimentichiamo i nostri soci, persone che con il proprio tempo, la propria esperienza, la propria disponibilità e il semplice desiderio di mettersi al servizio di un’idea si impegnano nella cura del Giardino della Memoria, vogliamo offrire stimoli esperenziali di conoscenza. L’iniziativa è aperta a tutti.

Si parlerà della “potatura di riforma” che noi eseguiamo spesso per modificare la forma degli alberi: li sagomiamo per garantire una skyline di paesaggio che non nasconda l’Abbazia di San Giovanni Battista.
Si parlerà della “potatura di produzione” che realizziamo con regolarità per equilibrare lo sviluppo vegetativo e quello
riproduttivo, ed evitare inconvenienti come l’alternanza di produzione (annate di carica di frutti alternate ad annate di scarica). Per non asportare le parti sbagliate, bisogna conoscere bene tutte le diverse gemme; quelle appuntite, ad esempio, racchiudono i rami a legno e le future foglie, mentre da quelle arrotondate si sviluppano frutti e fiori.
Alcune piante infatti, come il melo e il pero, fruttificano sui rami vecchi e quindi l’intervento di potatura dovrà essere accurato e misurato ottiene il vantaggio di riconoscere bene le gemme a fiore, in quanto sono più gonfie di quelle
a legno, così da poter decidere il carico di fiori da lasciare.

L’ATTIVITA’ SARA’ REALIZZATA E CONFERMATA METEO PERMETTENDO (VISTO CHE SI PREVEDE UN PEGGIORAMENTO).

SEGUIRA’ CONFERMA POCHI GIORNI PRIMA DELLA DATA INDICATA.

22 Febbraio 2023 0 comment
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Territorio

Il Paese di Lucoli nelle “aree interne” dell’Abruzzo

by Noi x lucoli 14 Febbraio 2023

Pubblichiamo alcuni spunti di un interessante studio sull’ Abruzzo realizzato da Openpolis.

Negli ultimi decenni l’Abruzzo ha visto un forte spopolamento delle sue aree interne.

Nonostante in regione viva più o meno lo stesso numero di persone di 70 anni fa, al proprio interno l’Abruzzo è differenziato. Alcuni ricercatori e ricercatrici che si occupano proprio delle aree interne abruzzesi stanno effettuando degli studi per provare a capire le ragioni profonde del fenomeno e immaginare soluzioni praticabili.

L‘Abruzzo ha oggi grosso modo la stessa popolazione del 1951: 1,28 milioni di persone. Ma si tratta di una stabilità solo apparente. In primo luogo perché il numero di abitanti è cambiato nel corso dei decenni. È passato, infatti, da 1,28 milioni del dopoguerra a 1,17 milioni agli inizi degli anni ’70, con una diminuzione di quasi il 9% in appena un ventennio caratterizzato dal boom economico, la crescita dell’industrializzazione e l’abbandono dell’agricoltura.

Negli anni successivi si è registrato invece il trend opposto. I residenti sono tornati sopra la soglia di 1,2 milioni nel 1981, raggiungendo quasi 1,25 milioni nel 1991 e arrivando a 1,3 milioni nel 2011. Nell’ultimo decennio, la tendenza ha nuovamente cambiato segno. Nel 2020 i residenti nella regione sono tornati 1,28 milioni, con un aumento dello 0,3% rispetto a 70 anni prima. Si tratta di una percentuale molto inferiore al dato nazionale (+24,6% nello stesso periodo). Ancora più interessante dettagliare queste tendenze nei territori abruzzesi. Dal 1951 al 2020 la provincia di Pescara ha visto un aumento dei residenti del 30,9%, quella di Teramo del 10,7%. Al contrario, le province di L’Aquila e Chieti hanno registrato un calo rispettivamente del 20% e del 6,2%.

Lucoli appartiene alle aree interne che riguardano tutti i comuni dove lo spopolamento è stato più vistoso.

Colle di Lucoli un deserto – Foto Rita Mikucionyte

Le aree interne sono i comuni italiani più periferici, in termini di accesso ai servizi essenziali (salute, istruzione, mobilità). Per definire quali ricadono nelle aree interne, per prima cosa vengono definiti i comuni “polo”, cioè realtà che offrono contemporaneamente (da soli o insieme ai confinanti):

  1. un’offerta scolastica secondaria superiore articolata (cioè almeno un liceo – scientifico o classico – e almeno uno tra istituto tecnico e professionale);
  2. almeno un ospedale sede di d.e.a. I livello;
  3. una stazione ferroviaria almeno di tipo silver.

Nella precedente classificazione delle aree interne, adottata nel 2014, i comuni che distano meno di 20 minuti dal polo più vicino si definiscono “cintura”; quelli che distano oltre 20 minuti rientrano nelle aree interne. Le aree interne si suddividono a loro volta in 3 categorie, sempre in base alla distanza dal polo: comuni intermedi, comuni periferici, comuni ultraperiferici.

Complessivamente le aree più periferiche hanno perso nel periodo quasi 100mila abitanti dal 1951 e 2020, di cui 11mila nell’ultimo decennio.

97.231 gli abitanti persi nei comuni periferici e ultraperiferici abruzzesi tra il 1951 e il 2020.

Come invertire la tendenza allo spopolamento dei territori più tradizionalmente rurali e periferici?

Le possibili soluzioni sono molteplici e complesse come il problema. L’unica certezza è la necessità e l’urgenza di politiche pubbliche decise e coraggiose.

35,9% degli abruzzesi abita in comuni delle aree interne (in Italia è il 22,7%). E qui si arriva al punto: l’importanza dell’intermunicipalità, ossia della costruzione organica di pianificazione delle politiche e di relazioni tra comuni periferici, ma anche tra le stesse aree interne e le zone più urbane. In questi anni, infatti, è emersa l’importanza strategica di un dialogo tra questi due mondi, al fine di disegnare una visione di futuro.Da questi concetti si può partire per la pianificazione di politiche pubbliche funzionali per la lotta allo spopolamento. Da un radicale rafforzamento dei servizi essenziali per la popolazione, allo sviluppo turistico o produttivo, fino alle politiche per la genitorialità e per una maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro.
https://www.openpolis.it/sullo-spopolamento-dellabruzzo-interno-servono-politiche-urgenti/
https://www.openpolis.it/il-piano-di-ripresa-e-resilienza-a-sostegno-dei-crateri-sismici-dabruzzo/
14 Febbraio 2023 0 comment
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Agricoltori custodiIl Giardino della Memoria

Biodiversità: inizia un nuovo anno per i volontari del Giardino della Memoria del Sisma

by Noi x lucoli 29 Gennaio 2023

I soci di NoiXLucoli conoscono bene il valore della Biodiversità appenninica che proteggono da tredici anni nel Giardino di Lucoli.

Il Giardino della Memoria a gennaio – Foto Rita Mikucionyte

A breve inizieranno i lavori per il nuovo ciclo di coltivazione del frutteto secondo la tradizione del lunario agricolo. Con la luna calante si poteranno le siepi e gli alberi, si realizzeranno attività di compostaggio e tutte le attività legate all’apparato radicale delle piante. Si realizzeranno innesti e trapianti di alberi. Sabato 4 Marzo (tempo permettendo) inizieremo le attività di potatura invitando tutti coloro che vorranno saperne di più e donando anche le marze delle nostre cultivar “antiche”.

Ma parliamo della Biodiversità e degli italiani. Secondo il sondaggio realizzato da Emg per il centro Studi del Wwf Italia, illustrato nel corso dell’incontro Valore Natura organizzato da Marevivo e Wwf, l’86% dei cittadini dice di non essere a conoscenza della riforma costituzionale del 2022.

Il 90% dei cittadini non è a conoscenza del fatto che l’Unione Europea abbia varato una strategia per arrivare entro il 2030 al 30% di territorio e mare protetti di tutta Europa. E’ quanto emerge da un recentissimo sondaggio realizzato da Emg per il centro Studi del Wwf Italia.

Inoltre, l’86% dei cittadini dice di non essere a conoscenza della riforma costituzionale del 2022, che ha modificato gli articoli 9 e 41 della Costituzione Italiana inserendo la tutela della biodiversità e degli ecosistemi all’interno dei suoi principi generali.

Il 45% dei cittadini pensa che il nostro Paese non stia facendo abbastanza per raggiungere questo obiettivo europeo e gli intervistati ritengono che lo Stato (47% citazioni) e le Regioni (24% citazioni) dovrebbero essere i soggetti in prima linea per centrarlo. La percezione dell’opinione pubblica è che non si stia facendo abbastanza per la tutela dei processi naturali e delle aree protette (54% poco + per nulla) e il pensa che lo Stato dovrebbe impiegare maggiori risorse rispetto a quanto ha fatto fino ad oggi sulla tutela delle Aree protette e della natura in generale. “La stragrande parte degli Italiani ignora la riforma costituzionale sull’ambiente in Costituzione in vigore ormai da un anno. Una percentuale ancor più alta di persone non sa che il nostro Paese deve porre sotto tutela almeno il 30% della superficie terrestre e marina entro il 2030. Obiettivo possibile ma molto difficile se non si aumenta la consapevolezza dell’importanza della conservazione della natura e se non si rendono più efficienti ed efficaci le attuali aree protette, sia terrestri che marine, istituendo anche quelle già previste per legge – ha dichiarato il presidente del Wwf Italia Luciano Di Tizio – Il 2030, scadenza prevista dall’unione Europea è tra sette anni: di questo passo non riusciremo a centrare un obiettivo indispensabile a proteggere la nostra natura, il nostro mare e il nostro benessere. Serve un impegno straordinario, che i cittadini chiedono e che deve vedere protagoniste, sin da subito, le istituzioni“.

veduta autunnale delle piante del Giardino della Memoria

Il Giardino della Memoria del Sisma di Lucoli è pronto per ricevere una tutela, secondo quanto previsto dalla legge, in esso si conserva la natura e può diventare area protetta come richiesto dalla nostra Associazione alla Regione Abruzzo. I nostri soci rinnovano l’impegno e la passione per la sua cura anche per questo nuovo anno.

Via aspettiamo il 4 Marzo p.v. per la potatura degli alberi.

 

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Agricoltori custodiIl Giardino della Memoria

Il Giardino della Memoria di Lucoli è divenuto custode della quarta cultivar di melo: la Gelata.

by Noi x lucoli 13 Gennaio 2023

Clicca sull’immagine per leggere tutta la Determina della Giunta Regionale

Clicca sull’immagine per leggere la scheda varietale completa

Con determinazione regionale: DPD019/172 dell’11/10/2022 del Servizio Promozione delle filiere e biodiversità e Tutela della biodiversità agraria è stata iscritta nell’anagrafe regionale e nazionale della biodiversità n. 5 la Mela Gelata coltivata nel Giardino della Memoria di Lucoli.

Arrivano quindi a quattro le nostre cultivar iscritte nell’anagrafe della biodiversità regionale e nazionale.

Queste specie autoctone, cioè originarie dell’Appennino Aquilano o introdotte ed integrate negli agro-ecosistemi locali da almeno cinquant’anni, appartengono anche al patrimonio culturale di noi tutti, la nostra Associazione le conserva da tredici anni e, oggi, i nostri soci possono ancora vedere riconosciuto il loro impegno.  Gli “agricoltori custodi” si affiancano alle banche del germoplasma nella realizzazione della “rete di conservazione e sicurezza”, e costituiscono un punto di eccellenza dei territori per la conservazione, informazione e divulgazione del materiale genetico autoctono. Per capire il ruolo svolto anche da NoiXLucoli, minuscola realtà, si pensi al fatto che dall’inizio del secolo scorso il 75% della biodiversità genetica delle colture agricole è andata perduta e che per la FAO “il patrimonio genetico è la base della sicurezza alimentare”.

Melo Gelata

Il recupero e la coltivazione di specie e varietà delicate e preziose, esposte al rischio di estinzione a causa della bassa resa o di difficoltà particolari nel processo di produzione o conservazione rappresenta una vocazione ed un’attività “eroica” soprattutto perché realizzata da volontari che non hanno finalità di lucro e sopravvivono autofinanziandosi.

La Mela Gelata ha un caratteristico aroma di vaniglia, la sua conservazione in ambiente naturale si presenta piuttosto difficile perché i frutti vanno facilmente incontro a disfacimenti e marciumi e in frigorifero perdono il caratteristico aroma.

E’ una cultivar autunno-invernale, apprezzata per la pezzatura e per la precocità e produttività degli alberi, oltre che per l’intenso profumo delle mele. E’ una varietà ancora oggi apprezzata per le caratteristiche peculiari del frutto e ben nota ai mercati di nicchia è presidio slow food dal 2016.

Nel Giardino di Lucoli vegetano tre esemplari.

 

13 Gennaio 2023 0 comment
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Il Giardino della Memoria

IL GIARDINO DELLA MEMORIA DEL SISMA COME UN “ECO SPIRAGLIO” PER IMPATTARE DI MENO

by Noi x lucoli 4 Gennaio 2023

Le piante del Giardino della Memoria sono state interessate da diverse patologie che quest’anno hanno compromesso il raccolto dei frutti.

La patologia più diffusa è la ruggine che si manifesta principalmente in luoghi di collina o di montagna più o meno al termine del periodo primaverile, intaccando tutte le parti della pianta, ma soprattutto le foglie, che presentano delle chiazze scure in rilievo. Generalmente sono a rischio le piante indebolite da condizioni sfavorevoli, ad esempio la siccità e quest’anno, come nel 2021, il Giardino ne ha sofferto. Ci sono state quindi condizioni favorevoli per i funghi e si è verificata un’enorme diffusione dell’infestazione in pochissimo tempo.   I principi chimici più utilizzati nella lotta alla ruggine sono sempre stati anticrittogamici a base di rame e zinco. I nostri soci hanno come sempre scelto metodi di difesa naturali non prevedendo sostanze chimiche di sintesi. La filosofia di cura del Giardino non è interessata da prodotti tossici pericolosi e nocivi per le persone, la terra e tutti gli insetti sia quelli nocivi sia quelli buoni e utili per l’impollinazione e il controllo dei parassiti. Lo scopo finale, infatti, è una maggiore sostenibilità ambientale di tutte le nostre attività. Quest’anno abbiamo utilizzato il “neem” che è un potente antiparassitario, a tossicità praticamente nulla. Il suo principio attivo è l’Azadiractina, un composto organico estratto dai semi della pianta, efficace nella lotta contro centinaia di parassiti (c’è chi parla addirittura di 500). Si usa con successo anche contro funghi (in particolare contro ruggine e oidio), batteri e alcuni virus. Nei confronti degli insetti svolge un’azione repellente e fagorepellente (ovvero riduce lo stimolo della fame), oltre a inibire la crescita, bloccando il processo della muta. La caratteristica positiva dei prodotti derivati dall’albero di neem è che – pur avendo un’importante valenza nei confronti dei parassiti – non sono nocivi per gli insetti utili, per i pronubi, per gli uccelli e per gli animali a sangue caldo (uomo compreso). Ma l’olio di neem non è bastato a curare le piante infestate.

Ci siamo così avvicinati all’agricoltura biodinamica. Al fine di identificare l’agricoltura biodinamica, in modo molto sintetico, oltre ad affermare che è un metodo interno all’agricoltura biologica, bisogna indicare le sue peculiarità e caratteristiche distintive. È importante comprendere nella definizione, non solo l’uso dei preparati (del resto previsti dagli stessi regolamenti UE della bioagricoltura), ma anche e sopratutto i disciplinari affermatisi da lunga tradizione di applicazione che caratterizzano la gestione aziendale agroecologica a ciclo chiuso. È fondamentale il richiamo alla tradizione del metodo a ciclo chiuso, metodo che ha ormai un secolo di applicazione. La biodinamica è una pratica agricola definita da lunga tradizione di applicazione in tutti i continenti, libera e non soggetta a nessuna restrizione, o brevetto e non consiste in una certificazione privata. Non vi è dubbio in giurisprudenza che un’azienda in Europa può fregiare sé stessa o i suoi prodotti col termine “biodinamica”, solo se è assoggettata al regime di controllo UE ed è controllata a tal fine dagli organismi terzi riconosciuti dal MIPAAFT, ai sensi dei regolamenti europei sul biologico.

Tutti i nostri soci hanno vissuto per dieci giorni un interessante esperienza di cura sul campo delle piante colpite dai patogeni. Una delle fasi del ciclo di cura ha riguardato la “dinamizzazione” dei preparati usati e diversi per ogni pianta con l’acqua. Questa pratica ha lo scopo di esaltare e favorire al meglio le qualità e le doti dei preparati biodinamici. Non si tratta di una semplice miscelazione (mescolamento), ma si tratta di una attivazione del preparato. Questo rimescolamento e conseguente formazione di vortici in un senso e nell’altro è stato portato avanti in via continuativa per 1 ora per ogni pianta (ben lo sanno i nostri soci e tutte le persone incuriosite che ci vedevano agitare contenitori vicino al Giardino). I preparati biodinamici sono stati irrorati entro un’ora e mezza dal termine della dinamizzazione.

 
4 Gennaio 2023 0 comment
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siccità
Ambiente

IL PIANO NAZIONALE DI ADATTAMENTO AI CAMBIAMENTI CLIMATICI E’ AGGIORNATO. SI RIUSCIRA’ A CALARLO NEI TERRITORI?

by Noi x lucoli 30 Dicembre 2022

Finalmente dopo che è stato fermo per diversi anni, è stato pubblicato sul sito del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici.

Il testo, aggiornato rispetto alla versione del 2018, sarà ora sottoposto alla consultazione pubblica prevista dalla procedura di Valutazione Ambientale Strategica. Si tratta di uno strumento di programmazione essenziale.

Già l’avvio di questo importante strumento è di fondamentale importanza, inoltre oltre a trattare di diversi ambiti, ciò che va maggiormente evidenziata è l’attenzione al nostro patrimonio culturale-architettonico e al paesaggio.

La conoscenza dell’impatto dei cambiamenti climatici sul patrimonio culturale in Italia si basa, innanzitutto, sull’identificazione dei parametri climatici prioritari che ne determinano il degrado sia in ambiente esterno (principalmente patrimonio architettonico, archeologico, etc.) che in ambiente interno (musei, chiese, ipogei, etc.).

La valutazione della vulnerabilità e dei rischi cui il patrimonio culturale della tradizione agricola e non solo è soggetto, lo studio dei diversi materiali che costituiscono i beni diffusi sul territorio e le forme di degrado che li interessano – in relazione alle particolarità ambientali, alle caratteristiche del paesaggio, all’impatto antropico – costituiscono il tema prioritario nella messa a punto di strategie di protezione, controllo e prevenzione del danno per la conservazione del patrimonio culturale stesso.

Inoltre, per quanto riguarda il paesaggio, la sua vulnerabilità legata all’evoluzione di fattori culturali e socioeconomici è aggravata dalla presenza di rischi naturali, connessi alla realtà fisica del suo ambiente, fra i quali assumono un ruolo rilevante sia le caratteristiche geomorfologiche sia i fattori climatici del contesto territoriale. Con riferimento diretto ai rischi climatici, è utile citare il surriscaldamento termico che sta creando problemi di trasformazione del paesaggio con lo spostamento in quota dei limiti altitudinali delle fasce di vegetazione, mentre, sempre a titolo di esempio, la vulnerabilità dei paesaggi dell’area mediterranea, per sua natura più calda e arida, risulta essere fra le più critiche per i processi di desertificazione in atto, oltre alla registrata tendenza di incremento della frequenza di eventi estremi che comporta un aumento di rischio di danneggiamento e di perdita irreversibile di paesaggi ed edifici storici.

È necessaria sicuramente l’unione di diversi campi scientifici, tra cui climatologia, fisica dell’atmosfera, idrologia, idraulica, geologia, geomorfologia, idrogeologia, ingegneria geotecnica, scienze del suolo, scienze ambientali.

La nostra Associazione è impegnata in un territorio montano e siamo particolarmente attenti ai cambiamenti climatici che ci circondano. In generale la criosfera, l’insieme di neve, ghiacciai e permafrost, è fortemente impattata dai cambiamenti climatici: negli ultimi decenni la durata e lo spessore della neve si sono fortemente ridotti così come lo stock idrico nivale che si accumula ogni anno a fine inverno. I ghiacciai hanno già perso dal 30 al 40% del loro volume. Le montagne sono un territorio particolarmente sensibile ai pericoli naturali legati essenzialmente all’intensificazione del ciclo dell’acqua ed ai cambiamenti della criosfera entrambi fattori importanti nel controllo della stabilità di pareti e versanti.  La degradazione del permafrost può ridurre la stabilità dei pendii e incidere sulla stabilità delle infrastrutture in alta montagna (funivie, rifugi, edifici, tralicci). Le valanghe di ghiaccio, la caduta di seracchi e lo svuotamento improvviso di sacche d’acqua glaciali sono processi legati all’interazione tra il riscaldamento globale e la naturale evoluzione dei ghiacciai. Infine, è fondamentale sottolineare come i cambiamenti climatici stanno modificando le attività alpinistiche. Molti itinerari sono stati modificati e rivisti. Coerentemente con le recenti Direttive del Dipartimento Protezione civile nazionale, l’azione delle autorità responsabili deve essere rivolta esclusivamente alle zone antropizzate e alle infrastrutture, mentre l’attività alpinistica deve essere lasciata alle valutazioni del singolo alpinista e dei professionisti della montagna come le Guide alpine.

Maggiormente ci interessano (e angustiano) le modifiche del ciclo idrologico e il conseguente aumento dei rischi che ne derivano. Le risorse idriche sono fondamentali per uno sviluppo equo e sostenibile e la sicurezza idrica è un requisito fondamentale per lo sviluppo economico, la produzione alimentare, l’equilibrio sociale, la competitività delle imprese e la tutela dell’ambiente naturale. Nel 2020 si è registrato un calo delle precipitazioni rispetto al periodo climatico 1971-2000 (CLINO: Normale Climatologica di riferimento). Di conseguenza l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) ha classificato l’Italia come un paese soggetto a stress idrico medio-alto. Il nostro Giardino della Memoria del Sisma del 2009 vive in continuo stress idrico nei mesi estivi. Le scarse precipitazioni e gli interventi antropici rendono la disponibilità di acqua ancora più carente provocando molte patologie alle piante da frutto.

Nelle foto la carenza idrica provoca la caduta dei frutti. Foto di Fausto Moretti

A seguito dell’approvazione del PNACC si aprirà una seconda fase del percorso, finalizzata a garantire l’immediata operatività del Piano mediante il lancio delle azioni e si prevede la pianificazione ed attuazione delle azioni di adattamento nei diversi settori attraverso la definizione di priorità, ruoli, responsabilità e fonti/strumenti di finanziamento dell’adattamento e, infine, la rimozione sia degli ostacoli all’adattamento costituiti dal mancato accesso a soluzioni praticabili, sia degli ostacoli di carattere normativo/regolamentare/procedurale. I risultati di questa attività convergeranno in piani settoriali o intersettoriali, nei quali saranno delineati gli interventi da attuare.

Una volta approvato con Decreto ministeriale, si insedierà anche:

  • l’Osservatorio Nazionale, che dovrà garantire l’immediata operatività del Piano attraverso l’individuazione delle azioni di adattamento nei diversi settori. Definirà le priorità, individuerà i soggetti interessati e le fonti di finanziamento, oltre che le misure per rimuovere gli ostacoli all’adattamento. I risultati di questa attività potranno convergere in piani settoriali o intersettoriali, nei quali saranno delineati gli interventi da attuare.
  • Un Forum permanente, per la promozione dell’informazione, della formazione, e della capacità decisionale dei cittadini e dei portatori di interesse.
Su quali attività saranno coinvolti i singoli territori?
Sulla conoscenza delle criticità geologiche e idrauliche di riferimento e sui rischi ad esse associati; sul miglioramento dei modelli per la simulazione e la previsione degli impatti su differenti orizzonti temporali; sul miglioramento del monitoraggio del territorio per la produzione di basi dati aggiornate; sul miglioramento della gestione delle emergenze da parte delle amministrazioni a tutti i livelli e aumento della partecipazione della popolazione; sul miglioramento della gestione e della manutenzione del territorio; sul miglioramento della conoscenza dello stato dei manufatti e delle infrastrutture per aumentarne la resilienza.

Ci auguriamo che quanto illustrato non rappresenti solo i buoni propositi della politica: se l’aspettativa è quella di vedere crescere la temperatura media di 1,2 gradi l’emergenza idrica per il Giardino della Memoria potrebbe risultare drammatica. Ciò comporterà inevitabilmente ondate di caldo eccezionali come quelle del 2022. 

30 Dicembre 2022 0 comment
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Comunità

IL NOSTRO NATALE CON IL GIARDINO DELLA MEMORIA ED IL PRESEPE

by Noi x lucoli 21 Dicembre 2022

Il nostro messaggio di auguri ha al centro il Giardino della Memoria ed il Presepe: il bello ed il Sacro.

Il presepe è la nascita di un Bambino, di una famiglia, di una comunità. E’ il calore in pieno inverno, è il cielo stellato nel gelo di dicembre, è la luce al buio della notte.   Nel presepe da bambini noi vedevamo per la prima volta insieme bianchi e neri, arabi ed ebrei, persino i re magi rispettavano l’integrazione perché uno dei tre era moro. Nel presepe imparavamo a riconoscere ed amare la natura, la bellezza dei monti riprodotti in carta da imballaggio travestita e maculata, dei fiumi e dei laghetti, anche se erano specchietti rubati alla vanità femminile, il muschio vero e la neve finta, poi gli alberi e le palme, il cielo stellato e il prodigio di una stella cometa posata sopra una grotta, spesso in modo precario. Nel presepe acquistano dignità gli animali più umili, a cominciare dall’asino e dal bue, primi caloriferi animati per un Divino Utente e per i suoi santi congiunti. Il presepe apre i cuori all’aspettativa, alla nascita e per noi, che curiamo il Giardino della Memoria al risveglio delle piante, nella speranza che siano sane e vigorose. E’ un esempio di fiducia nell’avvenire, una comunità fondata non sull’interesse e sullo sfruttamento ma sul comune amore per il Bambino che nasce e una fede che unisce.

Per chi crede, invece, il presepe è il sacro ad altezza d’uomo, è la santità a domicilio, la spiritualità che si fa carne, popolo e paesaggio, una divinità che prende in braccio il mondo e lo accarezza. E’ anche aspra la religione, è anche tosta, esige sacrifici, è martirio e sopraffazione, a volte è l’alibi per esercitare violenza e dominio; ma nel presepe no, è un esempio mite di comunità armoniosa, di una beatitudine casereccia, perfino musicale.

Abbiamo immaginato un presepe al centro del Giardino della Memoria per chiedere fiduciosamente un aiuto futuro per le piante che custodiamo e che lo scorso anno si sono ammalate, anche per la siccità e che abbiamo curato sostenendo delle spese non banali. Vorremmo aiuto perché tante volte ci sentiamo soli in questa nostra missione ideale che, con il solo ritorno degli apprezzamenti stupiti dei visitatori di fronte alla bellezza del Giardino, perseguiamo da dodici anni.

Apriamo i cuori all’aspettativa e auguriamo a tutti serene Festività.

21 Dicembre 2022 0 comment
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I frutti antichi

NEL GIARDINO DELLA MEMORIA DI LUCOLI VIVONO DUE PIANTE DI SORBO DOMESTICO

by Noi x lucoli 13 Dicembre 2022

Il Giardino della Memoria di Lucoli ospita due alberi di sorbo rispettivamente adottati dall’Associazione “Pro Natura l’Aquila” e da due amici americani: “Ruth White e Alan Block”, appassionati dell’ambiente e dell’Italia.

Il sorbo (Sorbus domestica L.) è un albero da frutto presente su tutto il territorio nazionale, ma scarsamente sfruttato e ad oggi possiamo considerarlo un “frutto antico”.

frutti dell’albero di Pronatura l’Aquila

L’albero di sorbo può raggiungere 15 metri di altezza e 10 metri di larghezza, ha una crescita lenta ma è molto longevo e può diventare pluricentenario. La fioritura avviene alla fine del periodo primaverile e i fiori sono raccolti in grandi corimbi a forma di cono, larghi circa 10 centimetri e di colore bianco o bianco crema. I frutti sono dei pomi di forma globosa o piriforme chiamati sorbe, hanno una colorazione che varia dal giallo verde al giallo rosso e, così come i fiori, sono presenti in piccoli mazzetti. Quando non hanno ancora raggiunto la piena maturazione, le sorbe sono molto aspre e poco appetibili, ma diventano piacevoli mediante l’ammezzimento, cioè la stratificazione su paglia per circa due mesi e in un ambiente fresco e ventilato. Infatti, il nome sorbo deriva dal latino sorbeo, cioè sorbire il succo dei frutti maturi. Sin dai tempi dei Romani il frutto è stato utilizzato per curare disturbi intestinali e come additivo per la conservazione del sidro di mele.

frutti del sorbo albero adottato da Ruth White e Alan Block

La fermentazione produceva una bevanda chiamata cerevisia: “In grotte scavate nel cuore della terra gli Sciti vivono ozi sereni e, rotolando i tronchi verso il focolare, danno alle fiamme le querce raccolte e olmi interi. Qui passano nei giochi la notte d’inverno e, in luogo del vino, bevono allegramente succo d’orzo fermentato o di sorbe inacidite”, Virgilio, Georgiche, Libro Primo.

Attualmente viene coltivato in Italia soprattutto a scopo ornamentale perché verso settembre le foglie iniziano lentamente a cambiare colore passando da un giallo intenso fino ad un rosso acceso. In alcuni Paesi dell’Europa orientale le sorbe vengono utilizzate per la produzione di bevande fermentate simili al sidro o distillati simili alla grappa o al calvados (1). Il distillato prodotto tradizionalmente in Slovacchia contiene oltre cento composti aromatici (2). La macerazione dei frutti in alcol, classica tecnica dei liquori casalinghi, contiene dieci volte meno componenti aromatiche rispetto ai distillati ottenuti da succo o da polpa di sorbe fermentate (3). In Italia, il liquore di sorbe si chiama sorbolo o sorbolino, esistono anche in commercio grappe aromatizzate al sorbo.

Oltre alla specie addomesticata esistono altre specie selvatiche:

  • Il ciavardello o sorbo torminale (Sorbus torminalis L.), dal legno molto pregiato e che cresce su tutto il territorio italiano fino ai 200 metri Sul livello del mare. Può arrivare fino ai 15 metri di altezza. I suoi frutti hanno proprietà astringenti, venivano già utilizzati contro le coliche dagli antichi Romani. Oggi con la polpa dei frutti maturi si preparano maschere tonificanti e lenitive per pelli irritabili. Fioritura ad aprile maggio; i frutti maturano a fine estate (settembre ottobre). Preferisce suoli freschi e calcarei.
  • Il sorbo montano o farinaccio (Sorbus aria L.) è un alberello caducifoglio, alto fino a 12 metri, che fiorisce in aprile maggio e fruttifica in settembre. Si riproduce per seme, talea o pollone. Il suo nome comune deriva dal fatto che in tempi di carestia le piccole sorbe essiccate e macinate venivano aggiunte alla farina per fare il pane. Il suo legno, molto duro e pregiato, trova pochi impieghi per le modeste dimensioni del tronco e la lentezza nella crescita.
  • Il sorbo degli uccellatori (Sorbus aucuparia L.), i cui piccoli frutti attirano gli uccelli ma i semi sono leggermente tossici per l’uomo, per cui vanno consumati cotti. Cresce nella fascia fra i 500 ed i 1.500 metri Sul livello del mare. In Alto Adige viene prodotto artigianalmente un distillato di sorbo degli uccellatori (Vogelbeere in tedesco).
  • Il sorbo alpino (Sorbus chamaemespilus (L.) Crantz), piccolo arbusto strisciante presente dai 1.400 ai 1.900 metri Sul livello del mare.

Nonostante la sua rusticità, la lenta crescita del sorbo non gli consente di competere contro altre specie. La pianta tollera l’ombra solo durante i primi anni di vita, ma per poter svilupparsi ha bisogno di posizioni soleggiate, per questo motivo non si trova mai consociato in boschi. Un sorbo coltivato da seme richiede almeno quindici anni per entrare in produzione, per cui la coltivazione frutticola ricorre spesso a innesti su spincervino oppure melo cotogno. Essendo una rosacea, il sorbo è sensibile a due malattie fungine: il cancro del melo (Nectria galligena) e la ticchiolatura del melo (Venturia inaequalis) (8) e al colpo di fuoco batterico (causato dall’Erwinia amylovora)   A parte gli eventuali trattamenti antifungini, la coltivazione del sorbo non richiede particolari cure.

Il sorbo domestico è molto raro e minacciato in molti Paesi europei. La specie e la relativa diversità genetica sono minacciate dalla riduzione generale nel numero di individui negli ambienti naturali e dal disturbo causato dall’impatto umano sulle strutture naturali delle metapopolazioni. La selvicoltura intensiva, i popolamenti eccessivamente densi, le pratiche selvicolturali, la perdita di habitat idonei, l’abbandono e una conoscenza e una percezione insufficienti, contribuiscono alla riduzione della dimensione dei popolamenti.

Sarebbe dunque auspicabile l’inserimento del sorbo in progetti di siepi campestri, forestazione di terreni marginali o rinaturalizzazione di terreni abbandonati, ma alla data odierna esistono solo linee guida molto generiche per la sua protezione.

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Bibliografia

(1) Sõukand, R., Pieroni, A., Biró, M., Dénes, A., Dogan, Y., Hajdari, A., ... & Luczaj, L. 2015. An ethnobotanical perspective on traditional fermented plant foods and beverages in eastern Europe, Journal of Ethnopharmacology, 170 (2015): 284–296.

(2) Vyviurska, Olga & Pysarevska, Solomiya & Janoskova, Nikoleta & Spánik, Ivan. (2015). Comprehensive two-dimensional gas chromatographic analysis of volatile organic compounds in distillate of fermented Sorbus domestica fruit. Open Chemistry. 13.

(3) Mariana Galabova, Nikolay Stoyanov,  Panko Mitev; Primary studies of the composition of distillate beverages produced from Sorbus domestica fruits, BIO Web of Conferences 45, 01012 (2022).

(4) Mrkonjic, Zorica & Nadjpal, Jelena & Beara, Ivana & Šibul, Filip & Knezevic, Petar & Lesjak, Marija & Mimica-Dukic, Neda. (2019). Fresh fruits and jam of Sorbus domestica L. and Sorbus intermedia (Ehrh.) Pers.: Phenolic profiles, antioxidant action and antimicrobial activity. Botanica Serbica. 43. 187-196.

(5) Ognyanov M, Denev P, Petkova N, Petkova Z, Stoyanova M, Zhelev P, Matev G, Teneva D, Georgiev Y. Nutrient Constituents, Bioactive Phytochemicals, and Antioxidant Properties of Service Tree (Sorbus domestica L.) Fruits. Plants (Basel). 2022 Jul 13;11(14):1832. PMID: 35890466; PMCID: PMC9323255.

(6) Rutkowska M, Olszewska MA, Kolodziejczyk-Czepas J, Nowak P, Owczarek A. Sorbus domestica Leaf Extracts and Their Activity Markers: Antioxidant Potential and Synergy Effects in Scavenging Assays of Multiple Oxidants. Molecules. 2019 Jun 20;24(12):2289. PMID: 31226759; PMCID: PMC6630621.

(7) Sarv V, Venskutonis PR, Bhat R. The Sorbus spp.-Underutilised Plants for Foods and Nutraceuticals: Review on Polyphenolic Phytochemicals and Antioxidant Potential. Antioxidants (Basel). 2020 Sep 1; 9(9):813.

(8) Enescu, C. M., de Rigo, D., Houston Durrant, T., Caudullo, G., Sorbus domestica in Europe: distribution, habitat, usage and threats. In: San-Miguel-Ayanz, J., de Rigo, D., Caudullo, G., Houston Durrant, T., Mauri, A. (Eds.), European Atlas of Forest Tree Species. Publ. Off. EU, Luxembourg, 2016.

Ringraziamo AgroNotizie e l'autore Mario A. Rosato per averci concesso l'autorizzazione a pubblicare un estratto dell'articolo. Link alla fonte originale (https://agronotizie.imagelinenetwork.com/agronomia/2022/12/09/il-sorbo-la-bioraffineria-dimenticata-da-salvaguardare/77841).
13 Dicembre 2022 0 comment
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