“Prendi un angolo del tuo paese e fallo sacro”: il Giardino della Memoria di Lucoli è questo luogo

by Noi x lucoli

E’ una poesia dalla raccolta “Cedi la strada agli alberi” di Franco Arminio. Poesie d’amore e di terra edita da Chiarelettere.  Questa una parte del testo:

Prendi un angolo del tuo paese
e fallo sacro,
vai a fargli visita prima di partire
e quanto torni.
Stai molto di più all’aria aperta.

Per i soci di NoiXLucoli il luogo scelto per essere “sacro” è vicino all’Abbazia di San Giovanni Battista: il Giardino della Memoria del Sisma realizzato per non dimenticare le vittime del terremoto del 2009.  Le poesie di Franco Arminio ci sostengono nei pensieri e nelle motivazioni.

Con gli amici disponibili realizziamo delle giornate di lavoro comune per la manutenzione e cura del Giardino che è vivo e non permette distrazioni o dimenticanze. Questo è quello che volevamo: ancorarci ad un “voto” per ricordare tanti amici che persero la vita quella notte del 6 aprile.

Il Giardino è un frutteto con specie in via di estinzione ma è anche ricco di fiori, soprattutto rose, con un prato in stile campo da golf, mai irrorato e in pieno sole. Le aree erbose debbono comunque essere falciate bene per renderlo percorribile e sicuro ed abbiamo usato questa vegetazione tagliata, di erba comune, per gli alberi del frutteto. Abbiamo formato un grossolano materasso d’erba circolare ai piedi degli alberi per proteggerli dalla siccità. Questa tecnica molto semplice e antica prevede sia la pacciamatura che il compostaggio. Man mano che si asciuga, il materasso d’erba fungerà da pacciamatura: viene così eliminata la concorrenza delle “erbacce” ai piedi dell’albero (senza diserbanti, senza strappare, ecc.) e viene preservata l’umidità del suolo. Uno spessore troppo piccolo non è adatto (l’erba si secca ma non si decompone molto); uno spessore troppo spesso porta ad un rapido riscaldamento dell’erba depositata (lo stesso come in una compostiera). La lenta decomposizione della zolla o “fieno” fornirà loro cibo apprezzabile. Combattiamo così in modo “organico” contro l’impoverimento del suolo.

Abbiamo protetto gli alberi che custodiamo come “Agricoltori custodi” per portarne a maturazione i frutti che saranno oggetto di studio da parte del CREA, gli uccelli e insetti sono nemici fino al momento del raccolto: i primi (merli, gazze, storni, corvi, passeri…) perché ne vanno ghiotti e i secondi perché le loro larve rendono la frutta incommestibile, le vespe poi, si cibano dei frutti.

E non abbiamo dimenticato di irrorare con acqua sorgiva le piante più giovani, la siccità le minaccia ed angustia tutti noi quegli alberi sono come figli.

Ogni volta che lavoriamo insieme come volontari ci sentiamo meglio: il volontariato è azione gratuita. La gratuità è l’elemento distintivo dell’agire volontario e lo rende originale rispetto ad altre componenti del terzo settore e ad altre forme di impegno civile. Ciò comporta assenza di guadagno economico (remissione visto che siamo in autofinanziamento), libertà da ogni forma di potere e rinuncia ai vantaggi diretti e indiretti. In questo modo diviene testimonianza credibile di libertà rispetto alle logiche dell’individualismo, dell’utilitarismo economico e rifiuta i modelli di società centrati esclusivamente sull’”avere” e sul consumismo. Pensate a quanti ideali pratichiamo coltivando un frutteto!

Noi volontari ricaviamo da questa esperienza di dono molti motivi di arricchimento sul piano interiore e sul piano delle relazioni tra persone diverse, di professione e cultura, ci sentiamo umani e in questi tempi di annichilimento dei valori ci sentiamo anche felici (oltre che stanchissimi).

Grazie a tutti ma soprattutto a Dino, Fabrizio, Letizia, Maria, Maurizio che sotto un solleone infuocato hanno lavorato in questa bella giornata.

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