“IL SEME SOTTO LA NEVE” DI LUCOLI. RILEGGIAMO SILONE.

by Amministratore
La neve del 4 febbraio 2012 ha veramente congelato il Colle: è un paese morto. Foto di Gianni Soldati
Eppure qualcuno c’è “sopra” la neve a Casavecchia. Foto di Gianni Soldati

Colle la fonte de Lucusu’ – “Revaio spissu spissu a lla fondana quanno la sera càla a gliu paese no-n’è ccagnatu gnendi, cosa strana pecchè ju tembo passa, mese mese” – versi da: La fonde de lucusù di Francesco di Gregorio.
Foto di Gianni Soldati
La grande nevicata di questi giorni ha coperto Lucoli, rendendo agli abitanti tutto ancora più difficile. Il muoversi, l’avere una vita normale.
Per non parlare del chiodo fisso della ricostruzione delle vecchie case di famiglia, amate e lesionate dal sisma del 2009, ad esse non può non andare il pensiero. Quali possibili ulteriori danni saprà fare tanta neve, le coperture provvisorie dei tetti in alcuni casi sono state danneggiate dal vento, sicuro che erano state fatte con coscienza? Danni? Cosa normale dopo tre anni di attesa. Come si ammaloreranno, di più e ancora, gli intonaci, i solai, i muri, con la neve ed il gelo?
Ci sarà un seme sotto la neve anche per Lucoli? Come quello evocato da Ignazio Silone nel suo bellissimo romanzo?

“Il seme sotto la neve”, scritto da Silone, è ambientato nella Marsica, zona molto povera, abitata da “cafoni” del sud.

Il personaggio principale è quello di Pietro Spina, che sulla scia di Berardo Viola, trovato in “Fontamara”, rappresenta l’uomo che cerca di conquistare il sacro diritto alla libertà. Pietro è la figura dell’uomo in fuga, perseguitato perché marxista e ribelle. Dopo aver pellegrinato per lungo tempo, Pietro decide di tornare nei suoi luoghi, dove é accolto dalla nonna donna Maria Vincenza.
Prima di giungere a casa della nonna, Pietro ha vissuto in una stalla putrida, sperduta nella vasta campagna. E’ proprio lì che è venuto a contatto con la terra, con la vera zolla, nella quale scoprirà un seme in germoglio. Egli curerà quel seme coprendolo con la terra e con la neve per recargli la giusta umidità. Pietro capisce che la sua vita è analoga a quella del seme: la stessa precarietà, gli stessi pericoli, la stessa naturalezza di esistenza: è da questo che prende il nome l’opera di Silone.
Altri tempi quelli descritti nel 1939 da Silone  rispetto ai nostri, però, forse, condividiamo una stessa società immersa in un letargo dello spirito civile che è da lui riassunta con un paesaggio ricoperto dalla neve, come quello del borgo di Colle di Lucoli che abbiamo fotografato oggi.
Il seme sotto la neve germinerà tanto da consentire di ricostruire, civilmente, onestamente, i borghi che amiamo?

http://www.silone.it/node/94

Il Giardino della Memoria e l’Abbazia

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