Lettera a M.r L’ABE’ VITO GIOVINAZZI di VENANZIO LUPACCHINI

by Amministratore
Pubblichiamo una lettera scritta da Venanzio Lupacchini nel 1771 all’abate Vito Giovinazzi, continuando nella nostra opera di riattualizzazione delle figure e delle opere dei cittadini illustri di Lucoli.
“Aquila 25 Settembre 1771
La vostra pazienza non può essere peggio impiegata che in tollerare un dente quando sia notabilmente guasto. Ogni poco sarete da capo, ed i dolori de’ i denti non sono dolori da burla. Vanno a picchiare proprio alla porta dell’anima. I medici dicono che bisogna aspettare che i denti guasti siriducano totalmente a uno stato da non poter più servire, e che van cavati colla tenaglia di piombo. Ma essi per lo più confortano i cani all’erta. Se dunque è difettoso assai, cavatelo e gettatelo via. Al cappello rubato non saprei veramente che rimedio applicare. Fate co’ i preti della Rotonda come si fece con Calandrino. Se no, volete che io ne parli a un Negromante come dire a questo Priore di S. Vito, col quale ho da consultare questa mattina in presenza del Generale de’ Celestini per un frate impazzito. E’ si è ripromesso di guarirlo perfettamente in due giorni, piantando in un vaso di terra nera due occhi di gatto, e facendovi così nascere un’erba, che manipolata da lui, e data a certo punto di Luna, farà questo miracolo. Mi parrebbe più facile trovare il vostro cappello.
***
In occasione che il mio Signor Compare D. Luigi venga a trovarvi, ditegli che ricevei la sua a cavallo, e che la lessi camminando verso Paganica, e che quando io non rispondo subito subito, e differisco alla settimana ventura, soglio per certa pigrizia, o altro che sia, differire poi sempre all’altra settimana, e poi all’altra, e poi all’altra ecc. come mi è succeduto all’altra sua lettera. Ma per S. Giovanni protettore dei Compari non lascierò passare l’altra settimana, e gli farò un letterone che se non sarà lungo non vaglia.
A Paganica ho trovato un pezzo buono d’Iscrizione. E’ il supplemento di quella dell’Ercole Sificolano, come potrete vedere riscontrandola con essa. Dico supplemento riguardo a i primi versi, che hanno un apostrofe graziosa.
Ve la copio qui in fretta.
Comunicatela al Signor Abate Marini. D. Ciccio Caraccioli vuole assolutamente da voi la vostra Dissertazione sopra di Aveja, e che gliela mandiate, quando tutto manchi, per la posta. Se gliela manderete, avvisatemelo etc. Sono chiamato. Cert’altra roba, pur trovata a Paganica, la manderò altra volta”.
Questo testo è tratto dall’Epistolario lupacchiniano, scritto da Francesco Di Gregorio in occasione del II centenario della morte di Anton Ludovico Antinori, di cui Lupacchini fu medico personale, amico e compagno di studi, soprattutto per l’archeologia. L’Epistolario riveste un’importanza speciale perchè presenta aspetti dell’illuminismo aquilano e mette in luce certi aspetti della personalità di Lupacchini, uomo nato a Lucoli ma, di dimensione nazionale ed europea. Senza il lavoro svolto da Di Gregorio questo ampio respiro culturale non sarebbe emerso, condannando probabilmente per sempre il grande scrittore di Lucoli all’interno del solo schema provinciale e regionale, per quanto non necessariamente minimale.
Tratto dal Sito http://www.paganica.it/
Relativamente alle origini di Paganica, Lupacchini sostenne la tesi dell’esistenza primordiale di un tempio dedicato a Giove Paganico, rinvenendo sull’agro paganichese una iscrizione in lapide che diceva: IOVI PAGANICO SACRUM e tale iscrizione la si troverebbe pubblicata dal Muratori nel “Tesoro delle iscrizioni”. Questo testo originale di Lupacchini non è stato ma rinvenuto, così come il reperto lapideo.

Il testo è tratto da: “Venanzio Lupacchini – Epistolario – A cura di Francesco Di Gregorio – Marino Solfanelli Editore 1978”.
Si ringrazia Fernado Rossi editore del Sito Web Paganica.it.

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