12 MARZO 2013 – BUON COMPLEANNO A GABRIELE d’ANNUNZIO E…….ALLA CONTESSA DI LUCOLI.

by Amministratore
Gabriele d’Annunzio in doppio ritratto pittorico e fotografico

 

Centocinquanta anni dalla nascita, settantacinque dalla morte. Cifre dotate di una certa estetica numerologica che sarebbero piaciute al Vate seduttore.
Ecco perché quest’anno il compleanno di Gabriele d’Annunzio (a lui piaceva scriverlo così, con la D bassa), darà luogo a dei festeggiamenti davvero speciali.
Anche NoiXLucoli vuole ricordarlo e vi diremo presto perché.
A d’Annunzio sarà dedicato il salone del libro di Torino. È la prima volta che il salone viene dedicato a uno scrittore, ci sarà uno spazio d’Annunzio in cui si esporranno una serie di testi autografi
. A Pescara invece proprio oggi ci sarà un convegno sulla modernità di d’Annunzio. Nella settimana dannunziana di Pescara si cercherà di battere il record per la torta più grande del mondo. Il Vate era molto ghiotto di un tipico dolce abruzzese il “parrozzo. In suo onore alla presenza del giudice dei Guinnes dei primati cercheranno di preparare il parrozzo più grosso del mondo.
Quante cose sono state scritte su di lui soprattutto che era decadente. Ma è un immagine sbagliata è stato un grandissimo innovatore, il vero futurista era lui. Lenin lo definì dopo l’impresa di Fiume: “l’unico italiano capace di fare una rivoluzione”.

La Moglie di d’Annunzio Maria Hardouin con il primo figlio. 

Ma non solo, ad esempio è stato un eccezionale uomo di marketing. Ha inventato un sacco di pubblicità e di marchi. Molti di questi sono ancora in commercio. Da Aurora al liquore Aurum passando per Luxardo e il loro Sangue Morlacco, il cui nome è stato creato proprio da Poeta mentre era a Fiume nel 1919.

E comunque d’Annunzio immortalò il nome di Lucoli nel suo libro il Piacere attribuendone il casato alla “Contessa di Lucoli”.
Lo scrittore quando scrisse il Piacere aveva venticinque anni ed era uso immortalare la toponomastica dei piccoli centri d’Abruzzo nella patronimica nobiliare dei personaggi del romanzo: un onore per Lucoli.
Altri personaggi sono: “la duchessa di Scerni”; “Don Filippo del Monte”; “Donna Francesca d’Ateleta”; “il barone d’Isola”; ‘”Galeazzo Secinaro”; “il signor conte di Gissi”; “i marchesi di Massa d’Albe”; “Roberto di Casteldieri”; “Gino Bomminaco”. Poiché l’imaginifico non sceglieva niente a caso, c’è da supporre che il personaggio principale de “Il piacere” abbia nome e titoli appropriati al suo carattere: “conte Andrea Sperelli Fieschi d’Ugenta”, ovvero: ‘Andrea’, dal greco ‘aner, andros’= uomo virile; ‘Sperelli’, dialetto abruzzese-laziale: ‘sperelle’=per dirla con il vate, pag. 58: “tra larghe nuvole bianche…scorgevasi una zona di raggi (di sole)…”; ‘Fieschi’=antico longobardo:’frisk’=’tributo’; ‘d’Ugenta’=numerale, forma arcaica (200).
In questo libro veniva descritta la società aristocratica romana vista attraverso gli occhi e le vicende di Andrea Sperelli, ricco, nobile e mondano, ma anche intellettuale di gusto e raffinato conoscitore delle arti, uno degli alter ego più riusciti della storia della nostra letteratura. Perché dietro Sperelli c’è il giovane d’Annunzio, percorso dalla malinconia, consapevole della fine di un mondo che sta per cedere il passo alla società di massa e ai suoi valori borghesi. Come quasi un secolo prima, agli albori della parabola risorgimentale, Jacopo Ortis aveva diffuso la sensibilità romantica in Italia, ora, alla chiusura di quella parabola, Andrea Sperelli si fa tramite della nuova tendenza della cultura europea, l’estetismo. Il romanzo aveva un fine didattico sintetizzato nelle parole che più volte il padre del protagonista riferisce: “bisogna fare la propria vita come si fa un’opera d’arte”, “bisogna conservare ad ogni costo intiera la libertà, fin nell’ebrezza. La regola dell’uomo d’intelletto, eccola: Habere, non haberi“.
Questa massima latina è la chiave di lettura del romanzo: “Habere, non haberi”=”Possedere, non essere posseduto” (dalle passioni, dal piacere) è il motto del filosofo dell’antichità Aristippo di Cirene (435-360 a.Cr.), frequentatore di Socrate ad Atene, interlocutore di Platone a Siracusa. Per Aristippo il fine dell’uomo è il “piacere”, non la “felicità”; il piacere coincide con il “bene”, che vive solo nell’attimo del presente: il ricordo del piacere passato e la speranza del piacere futuro, non esistono. Il fondatore della “Scuola di Cirene” celebrò l’atteggiamento di chi “gode senza divenir schiavo del proprio godimento”.
Lo Sperelli, protagonista del romanzo, frequentava il palazzo romano della Contessa di Lucoli. La Contessa è un personaggio di fantasia che potrebbe forse avvicinarsi ad un personaggio femminile del casato dei Barberini Colonna? Oppure si tratta solo del tributo ad un luogo dell’Abruzzo trasformato in patronimica nobiliare?
Nel libro l’aristocrazia venne messa alla berlina, ridicolizzata, seppur in essa il protagonista trovava le sue innamorate (Elena Muti, Maria Ferres, la marchesa d’Ateleta). Il palazzo della Contessa di Lucoli creava uno scenario artistico all’interno del quale si descrivevano squallidi panorami umani: l’inutile fatuità dei convegni mondani, l’avidità dei compratori d’aste, il pettegolezzo vissuto come un gioco perverso, ozioso ed ipocrita, la cupezza decadente degli incontri d’amore con le demi-mondaines, tutti aspetti di una rovesciata aristocrazia corrotta, spossata, profumata di vetiver e sensualmente esaltata, immemore dei tempi passati e persa in passatempi di frigida umanità; per non parlare poi dell’aspetto esteriore dei vari figuri, alle volte burlesco e satirico, alle volte grave e brutale:
[“…] Per cinque Luigi avresti mangiato un frutto segnato prima da’ miei denti e per altri cinque luigi avresti bevuto Champagne nel concavo delle mani d’Elena. […] – Io vidi qualche cosa di meglio. Leonetto Lanza ottenne dalla Contessa di Lùcoli, per non so quanto, un sigaro d’avana ch’ella aveva tenuto sotto l’ascella…”.
Il Libro il Piacere inaugurò, nel 1889, dopo lunghi ripensamenti sia poetici e sia pubblicitari, l’impegno di d’Annunzio all’utilizzo del mezzo letterario del romanzo.
L’Abruzzo ai tempi di d’Annunzio ritratto da F.P. Michetti
Il romanzo il Piacere fu scritto da d’Annunzio mentre era ospite del pittore a Francavilla a Mare.

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