LA SCIENZA DEI LUOGHI PERDUTI: LA PAESOLOGIA. QUANTA ISPIRAZIONE TROVIAMO A LUCOLI?

by Amministratore

Foto di Roberto Soldati


Salviamo i piccoli posti dimenticati.
Le frazioni di Lucoli hanno meno abitanti: si tratta di riscoprire le terre dei nostri parenti, di uscire, guardare, imparare ad ascoltare. È una piccola forma di terapia come sostiene Franco Arminio un “paesologo” che visita i luoghi dove non va più nessuno, posti a cui non crede più nessuno. Scruta le cose, le vede da vicino. I suoi libri sono fatti con tutto il suo corpo, un corpo a corpo coi paesi. “Nessun paese è un luogo inerte. Ognuno ha un suo umore. Non ce ne sono due uguali. L’atmosfera cambia da un posto all’altro. Bisogna avere un occhio trasversale per superare ciò che, a prima vista, sembra uguale. È con quest’occhio e con questo cuore che tutto, piano piano, diviene interessante, unico. Un’osservazione partecipe diventa un’osservazione terapeutica. La paesologia come una terapia. Uscire dalle case in cui per tanto tempo ci siamo rintanati, pensando di stare al sicuro, uscire dalla baracca mefitica del proprio io. La paesologia è una strada sul crinale, a metà tra una nuova forma di impegno e una cerimonia religiosa, a metà tra poesia ed etnologia, sempre però ben lontani dalla paesanologia e dalle sue sagre”. 
Questa disciplina, allo stesso tempo inesistente e indispensabile, sta tutta nell’attenzione ai paesi come sono adesso. Arminio manifesta un dolore che combatte contro la distrazione e la cecità di tanti. I paesi non sono morti, ci sono ancora, sono malati, esattamente come è malato tutto il pianeta. C’è una parola che può riassumere tutto: desolazione. Secondo lui si tratta di una malattia nuova per i paesi. Prima c’era la miseria, c’era il mondo mirabilmente descritto da Carlo Levi, c’era la lontananza e l’oppressione, c’era la comunità dei poveri, degli umili. Si è passati dalla civiltà contadina, a volte crudele, perfino spietata, a questa cosa oscena che chiama modernità incivile. 
La desolazione non deve essere un epilogo, ma un punto di partenza per un nuovo modo di abitare la terra, una nuova postura. L’autore invoca una nuova etica, un umanesimo delle montagne. 
Nel libro “Terracarne” esprime il concetto dell’ autismo corale, centrato sull’incapacità di passare il tempo in compagnia e in lietezza. Scrive ad oltranza di luoghi che perdono abitanti e di abitanti che hanno perso i loro luoghi. È un invito ad abbandonare le sicurezze dell’uomo attuale, a scendere in basso, ad avvicinarsi alla terra, al mondo per come è e per come potrebbe essere nostro malgrado. È un atto di ascolto riverente, è inginocchiarsi davanti all’altare del vento e dell’aria, della luce, delle pietre. 
“La paesologia è prendere i propri occhi e modificarli, è svelare la bellezza di ciò che gli altri ci fanno credere brutto, insignificante. Bisogna uscire, andar fuori, imparare a usare il corpo come un’astronave, apprendere da tutto ciò che è piccolo, inerme, silenzioso, vinto. Pregare per la sua salvezza, che è poi anche la nostra. Una piccola apocalisse silenziosa è in corso sotto i nostri occhi. Possiamo fingere di non vederla, o possiamo chinarci e prestare nuova attenzione, donarle lo sguardo, darle una voce. I paesi non sono un problema, sono una possibile soluzione”. 
Concetti bellissimi a nostro parere che illustriamo con alcune significative foto fatte a Lucoli da Roberto Soldati, centrate su particolari invisibili ai più……
Foto di Roberto Soldati

Campo Felice – Foto di Roberto Soldati

Colle di Lucoli uno sguardo verso la strada – foto di Roberto Soldati
Colle di Lucoli e il terremoto – Foto di Emanuela Mariani
Colle di Lucoli la scala per l’erba – Foto di Emanuela Mariani

Per saperne di più: https://comunitaprovvisorie.wordpress.com/
https://casadellapaesologia.wordpress.com/paesologia/

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