Quanti lupi ci sono in Italia? Un recente studio svela finalmente i loro numeri. Marco Galaverni and Romolo Caniglia work about Wolves

by Amministratore


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Provocatoriamente riteniamo che non ci sia un senso nel ricercare il numero della popolazione dei lupi.

I lupi saranno sempre troppi per gli allevatori e pochi per i conservazionisti. 

Detto questo il numero di lupi è aumentato sensibilmente grazie ad una serie di fattori come le leggi nazionali ed internazionali di conservazione, l’aumento delle aree selvatiche a disposizione e la conseguente crescita delle loro prede naturali. 

Noi siamo convinti che il lupo può veicolare turismo. Sono molte infatti le persone sensibili ai temi dell’ecologia che non solo non temono l’incontro col lupo ma lo auspicano. Ci sono intere famiglie che, armate di cannocchiali, macchine fotografiche, assieme a guide esperte, percorrono molti sentieri dell’appennino alla ricerca del re dei boschi. Dunque, lungi dall’essere una disgrazia, il lupo, se accettato come risorsa, può favorire il turismo ecologico attento alle tematiche ambientali e al rispetto della biodiversità. Del resto, la maggiore ricchezza, del territorio di Lucoli è rappresentata dalla bellezza del paesaggio, l’aria pulita, la biodiversità ed i paesaggi montani. La valorizzazione di queste peculiarità può essere strategica anche per alimentare l’economia (sostenibile) di quest’area.

Un recente studio condotto all’ISPRA da Marco Galaverni, Ettore Randi e altri ricercatori dell’Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale ci svela finalmente quanti lupi ci sono in Italia: tra 1.269 e 1.800 nel periodo 2009-2013, una cifra probabilmente sottostimata. Per la precisione, si stimano 57-89 lupi sulle Alpi, 1.037-1381 sull’Appennino centro-settentrionale e 175-330 sull’Appennino meridionale. La regione con più lupi è la Toscana (282-328 individui), mentre l’unica regione in Italia continentale dove non se ne è sinora registrata ufficialmente la presenza stabile è il Trentino Alto Adige, ad eccezione del branco condiviso con la Lessinia, attribuito al Veneto. Nessun lupo in Sicilia e in Sardegna. Le cifre mostrate in questi dati sono circa il doppio di quelle riportate in uno studio precedente (600-800) relative al periodo 2006-2011, e mostrano un trend positivo rispetto ai 100 lupi circa, tutti arroccati sull’Appennino meridionale, stimati negli anni Settanta-Ottanta.

Ottenere queste stime a livello nazionale, spiega tuttavia Marco Galaverni, collaboratore di ricerca all’ISPRA, non è stato semplice, perché di solito gli studi vengono condotti a livello locale. Per ottenere stime generali i ricercatori hanno consultato 20 studi scientifici e 241 dati del database del programma Natura 2000, combinando il numero di individui riportato in ciascuno studio con i valori ottenuti moltiplicando il numero di branchi per il numero medio di lupi in un branco. “Questo naturalmente crea delle incertezze”, dice ancora Galaverni, “perché le stime dipendono dalla disponibilità di studi (molto pochi, ad esempio, in Italia meridionale), dalla loro qualità e dai metodi applicati in ciascuno studio, ma ne abbiamo tenuto conto con l’ampia differenza tra numero minimo e numero massimo”.

Perché bisogna contare i lupi e non le pecore

Questo studio ci da due indicazioni fondamentali: la prima è che le valutazioni precedenti erano sottostimate, e la seconda è che il numero di lupi è effettivamente in aumento spontaneo. Da numerosi studi di genetica condotti principalmente da Romolo Caniglia presso il laboratorio di genetica dell’ISPRA, emerge infatti che il patrimonio genetico dei lupi italiani può essere qualche volta inquinato dal DNA di cani con cui si incrociano, ma si esclude nel modo più totale l’immissione in natura di lupi di altre origini, per cui la ripresa è dovuta esclusivamente ai lupi stessi e all’efficacia delle azioni di protezione e conservazione di questa iconica specie, la cui perdita sarebbe stata un danno per tutto l’ecosistema.

I branchi di lupi, infatti, spiega ancora il ricercatore bolognese, tengono sotto controllo le popolazioni di caprioli e soprattutto di cinghiali sull’Appennino, quindi sono benefici nel selezionare gli individui deboli. “Contrariamente a quel che si pensa”, dice, “sparare ai lupi è spesso controproducente perché l’eliminazione di un alfa fa perdere al branco le tecniche di caccia a livello culturale, per cui il resto del branco è costretto a ripiegare su animali di allevamento, prede molto più semplici”.

Ciononostante, il livello di morte per cause legate all’uomo come investimenti o bracconaggio si pensa sia molto alto, sebbene manchino stime ufficiali. Dal progetto Lupo Piemonte è emerso ad esempio che, su una popolazione di circa 80 lupi, 12 sono morti a causa di attività umane tra il 2011 e il 2012, mentre in Maremma nel 2014 almeno 13 lupi, su una popolazione di 30 individui, sono stati illegalmente uccisi.

Quando il troppo è troppo?

Resta da capire però se 1.800 lupi siano “troppi”, come sostengono gli allevatori e i cacciatori, oppure no. Dal punto di vista ecologico Marco Galaverni ritiene non abbiano ancora raggiunto il numero massimo che l’ambiente può ospitare.

Dal punto di vista sociale invece “troppo”, come nel caso degli orsi, dipende dalle attività umane e dalla soglia di accettazione, data soprattutto dalla capacità di chi si occupa della conservazione di questa specie di prevenire e ammortizzare gli scontri, soprattutto nelle zone di nuova colonizzazione.

I rimborsi per i danni, ad esempio, sono affidati alle singole regioni, che hanno procedure diverse: alcune sono più “virtuose”, stanziano fondi significativi ed elaborano piani di prevenzione lavorando fianco a fianco con gli allevatori. Altre invece hanno reso la richiesta di rimborsi molto lenta e burocratica affidandola ad assicurazioni private, e questa è probabilmente una delle cause di minore tolleranza della specie. Occorrerebbe probabilmente un nuovo piano di gestione nazionale che indichi sia come alzare la soglia di tolleranza e minimizzare gli scontri, sia come stimare sul campo le variazioni numeriche a livello nazionale, come avviene ora in Svezia, in modo da assicurare il benessere sia delle attività da reddito umane sia la prosperità di questa specie troppo spesso fonte di ingiuste credulonerie popolari.

National Geographic – Articolo di Lisa Signorile. 

http://www.nationalgeographic.it/natura/animali/2015/10/25/news/uno_nessuno_centomila_quanti_lupi_ci_sono_in_italia_-2817615/


I lupi di Campo Felice testimonianza e foto di Rossano Soldati.


Foto Rossano Soldati


Foto Rossano Soldati

“Da tempo cercavo questo branco e non è la prima volta che lo incontro. Di solito gli incontri sono casuali. Una volta mi è capitato di notte. Sulla strada per Roio, sul bordo della strada si vedevano solo gli occhi rossi riflessi dalla luce dei fari. Molto spettrale, molto suggestivo. In un’altra occasione sempre di notte a pochi metri di distanza si sentivano guaiti e mugolii del branco in mezzo agli alberi. Qualcuno certamente vorrà sapere cosa si prova trovandosi faccia a faccia con un branco di lupi. Impossibile rispondere alla domanda senza sapere prima come ognuno di noi si pone di fronte alle manifestazioni naturali delle cose. Il lupo nella mente umana è sinonimo di fascino e paura. Ora sta ad ognuno di noi stabilire quale dei due concetti è prevalente. Bisogna decidere quale è il nostro rapporto con l’ambiente. E’ questo che condiziona le emozioni, le reazioni di fronte a qualsiasi manifestazione della natura. 

Premetto che il primo gennaio mattina, come altre volte in precedenza, ero partito con la volontà di trovare questo branco cercando di capire le loro esigenze rispetto al periodo ed i luoghi. So da tempo dove dormono, dove si rifugiano, i luoghi che frequentano. Conosco la loro base o forse è più corretto dire “le basi”, da cui poi si spostano nel raggio di alcuni km. alla ricerca di cibo. Questo non significa che l’incontro è premeditato e quindi perde il fascino della sorpresa. L’incontro è sempre straordinario. Poi, in un rincorrersi di attimi frenetici, l’aria si ferma e percepisci un magnetismo che ti avviluppa e prende il comando di quei pochi attimi che ti restano per capire se sei in un sogno o nella realtà. percepisci la presenza ed è in questi attimi indefiniti che si crea o non si crea un filo diretto con le cose. In un attimo devi decidere se stai da una parte o dall’altra. Percepisci che qualcuno ti osserva, che è più furbo di te. Avrebbe potuto scegliere se fuggire, allontanarsi o magari per qualche motivo, che non sai ti fa capire che è più forte di te e vuole capire chi sei e cosa vuoi. Il modo in cui si svolgono le cose, i tempi mi dicono che non c’è ostilità è tutto tranquillo. ognuno sta al posto suo e rispetta l’altro senza timori. L’uomo da una parte e la natura purtroppo, dall’altra. Un monito imperativo? Forse. 

La popolazione ricorrente di lupo sul territorio di Lucoli, a mio giudizio, si aggira su ca 15/ max 20 esemplari. Una media sostenibile, sarebbe di circa una coppia ogni 100 kmq. E’ bene anche sapere che non si può parlare di presenza o di lupi stanziali a Lucoli. I lupi si spostano sistematicamente su grosse superfici e frequentano maggiormente quelle dove trovano più cibo. 

Sul nostro territorio frequentavano un tempo la vecchia discarica dell’Arco. Ora si vedono con una certa frequenza a rovistare nei bidoni della spazzatura”.

Marco Galaverni and Romolo Caniglia work about Wolves

Large carnivores in Italy and other European countries are protected by law to ensure their long-term conservation. Estimates of abundance and demographic trends of their populations are crucial for implementing effective conservation and management strategies. However, it is challenging to obtain basic demographic parameters for elusive species such as the wolf (Canis lupus). Monitoring wolf populations by standard field methods or non-invasive genetic approaches requires huge human efforts and may be exceedingly expensive on a nation-wide scale. Aiming to obtain a first approximate estimate of wolf distribution and abundance in Italy, we developed a systematic review procedure to analyze published data obtained from a variety of sources. We deduced relevant information on wolf presence and numbers from 20 peer-reviewed studies or official reports, and from 241 Standard Data Forms of Natura 2000 sites in Italy, referring to the period 2009–2013. We estimated the species abundance by combining the number of individuals reported in each study area with the values obtained by multiplying the estimated number of packs for the average pack size. Comparing our estimates with those previously reported, we evaluated the qualitative trend of the population for each of the two management units: Alps and Apennines. Results showed the occurrence of approximately 321 wolf packs in Italy, corresponding to 1269–1800 wolves, possibly still underestimated. The Apennine sub-population seems to be almost the double in size (with ca. 1212–1711 wolves in the period 2009–2013) compared to previous estimates (600–800 wolves between 2006 and 2011). The Alpine sub-population, despite its ongoing eastwards expansion, appears rather stable (with 57–89 wolves). Overall, the current wolf population size and trends seem favorable, although the species is still locally threatened by widespread poaching and accidents. These results represent the first estimate of abundance for the whole Italian wolf population in the last 40 years. Such information can be used to implement sound conservation strategies, especially in critical human-dominated landscapes, where conflicts with human activities and increasing rates of hybridization with free-ranging domestic dogs call for updated management plans. 

Communicated by: Cino Pertoldi
Marco Galaverni and Romolo Caniglia contributed equally to this work. Electronic supplementary material. The online version of this article (doi:10.​1007/​s13364-015-0247-8) contains supplementary material, which is available to authorized users.
http://link.springer.com/article/10.1007/s13364-015-0247-8#/page-1

Per interessanti articoli sul lupo:
http://www.lifegate.it/persone/news/temiamo-il-lupo-perche-e-troppo-simile-noi
http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-77b58d91-cbf0-4d6d-8397-67660fefd7ef.html

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