C’ERANO TANTI BIMBI A COLLE DI LUCOLI NEL 1930. OGGI IN ITALIA E IN EUROPA LE CULLE SONO VUOTE

by Amministratore
1930 – Colle di Lucoli foto di bambini con la loro insegnante (foto per gentile concessione di Edda Giannone)

Due saggi recenti spiegano che presto in Europa a crescere saranno soltanto cimiteri e paesi abbandonati.

Dall’Italia alla Germania, spira un vento di abissale inverno demografico. A Madrid è uscito il libro di Alejandro Macarrón Larumbe dal titolo emblematico, “El suicidio demográfico de España”. Dagli attuali 47 milioni di abitanti, la Spagna è destinata a passare a 35 milioni in trent’anni. “La Spagna sta attraversando una grave crisi economica, ma alla fine molto più pericolosa, anche se vi si presta poca attenzione, è la crisi demografica”.
Secondo i dati recenti dell’Instituto Nacional de Estadística, rispetto al 2011 c’è stato ben il 3,5 per cento in meno di figli in Spagna. La fertilità è scesa al tasso irrisorio di 1,35 figli per donna, 1,31 per le donne spagnole native. Scrive Macarrón Larumbe che “in ventuno province spagnole su cinquanta, ci sono più morti che nati”, e senza il contributo dei bambini degli immigrati, il numero di province con popolazioni in declino sarebbe stato di almeno quaranta. “L’età media del popolo spagnolo è in aumento senza sosta, a un ritmo di un anno di età ogni quattro anni”. Larumbe parla della “morte demografica a cui ci siamo condannati da quando abbiamo insieme deciso di ignorare il più fondamentale di tutti gli istinti di sopravvivenza, avere dei figli”.
Anche in Italia un libro prende di petto la questione dell’eclisse demografica. Scrive l’ex governatore della Banca d’Italia, Antonio Fazio, nel suo recente saggio “Sviluppo e declino demografico in Europa e nel mondo” (edizioni Marietti), che la popolazione italiana – al pari di quella giapponese – è la più invecchiata del mondo. “Se non ci saranno aumenti nei prossimi decenni per l’indice di fertilità, nel corso di due generazioni il numero delle donne italiane e quindi degli italiani sarà dimezzato”. In generale per l’Europa, Fazio sostiene che “popolazioni con tendenze in atto come quelle rilevate e sommariamente descritte nei paesi europei sembrano condannare queste popolazioni nel giro di qualche generazione a una sorta di eutanasia sociale”.
Nel 1910, al tempo della Belle Epoque, due milioni di bambini nascevano ogni anno in Germania. Un secolo più tardi, con il cinquanta per cento di persone in più, ne sono nati meno di 700 mila all’anno, di cui oltre 200 mila da genitori stranieri. Il numero delle nascite in Germania è sceso ai livelli del dopoguerra. Il tutto nonostante gli incentivi del governo a ribaltare il trend in quella che è la più fiorente economia d’Europa.
Le statistiche dell’Onu, da poco diffuse, sono una condanna a morte per l’Europa: Grecia (con un tasso di fertilità pari a 1,46), Portogallo (1,36), Italia (1,38) e Germania (1,36) sono le più deprimenti. Francia (1,97), Inghilterra (1,83) e Svezia (1,9) fanno meglio, ma soltanto grazie a una nutrita presenza di immigrati. Adesso paragoniamo le cifre degli stessi paesi negli anni Sessanta: Grecia (2,27), Spagna (2,7), Portogallo (3,29), Italia (2,29), Germania (2,3), Francia (2,7), Inghilterra (2,49) e Svezia (2,23).
In Italia il numero di nascite è stato soverchiato dal numero di morti: ogni anno a cominciare dal 1994.

Questo fenomeno è ben conosciuto a Lucoli, dove ci si incontra sempre più spesso ai funerali, questa ultima estate è stata drammatica per i decessi verificatisi.

E’ dimostrato che non è vero che i bambini non nascono a causa della mancanza di risorse: la città più fertile d’Italia è Napoli, la “capitale dei disoccupati”. Il distretto finanziario di Milano ha uno dei tassi di natalità più bassi al mondo. Genova, storica città industriale, è tristemente nota per avere la proporzione di anziani per giovani più alta al mondo. E se si deve individuare un “ground zero” di questa epidemia di fertilità si deve andare a Bologna, la città della cultura per eccellenza in Italia.
Se lo sarebbero immaginato questo futuro i bambini raffigurati nella foto del 1930?
La Frazione del Colle, come le altre di Lucoli, in un tempo non troppo remoto erano ansimanti di vita ed era possibile udire le voci dei bimbi intenti nei loro giochi, ascoltare, per le vie strette, i dialoghi tra vicini di casa che narravano degli scarsi raccolti, della miseria che albergava nelle loro dimore, e del futuro, denso d’incognite, privo, apparentemente, di speranze.
Dalle pagine di questo blog suggeriamo spunti per percorsi intellettuali nella realtà geografica ed umana di Lucoli, quella delle Frazioni abbandonate, dei ricordi degli anziani e di una Comunità che inizia a faticare per riconoscersi, è per questo che riproponiamo le foto della vita che fu.
Con le nostre immagini ritrovate vorremmo suscitare i ricordi, anche sui luoghi, anche questi ultimi per noi hanno un sentimento: sono la testimonianza del lungo cammino della gente verso la conoscenza di se e delle proprie radici. La descrizione dei luoghi, la loro storia, le foto che ritraggono immagini di persone, chiese, paesaggi, particolari ed altro, per noi esprimono un solo linguaggio, sono strumenti, che, vorremmo rigenerassero l’amore per la terra dove si è nati ed il desiderio di tornarci il più possibile e viverci.
La foto della scolaresca del Colle ci fa immaginare le difficili condizioni di vita di un tempo non troppo lontano:  volti di bambine e bambini già grandi nonostante l’età, diffidenti di fronte allo scatto fotografico, impegnati già a combattere la miseria.
Ma erano tanti. Il problema demografico allora non c’era, i paesi erano vivi.
La foto pubblicata è uno strumento di ricerca sulle persone, sulle loro storie, siamo riusciti a riconoscere pochissimi di loro, chi potesse aiutarci a trovare gli altri nomi è pregato di scriverci.

I bambini riconosciuti: n° 29 Ettore Giannone e n° 28 Carlo Giannone.

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1 comment

Pensieri sereni 7 Febbraio 2013 - 16:25

Innanzitutto grazie, questa foto è bellissima quanto commovente. E' difficile dare un nome ai bambini e stavo cercando di riconoscere mio padre Reno Di Carlo- nato l'11 agosto 1921, morto il 28 ottobre 2009. Sto appellandomi al richiamo di sangue, rassomiglianze, ma è molto difficile. Anche perchè non ho foto di mio padre da piccolo, le tenutarie dei ricordi di famiglia erano più le femmine, mio padre lasciò il Colle di Lucoli molto giovane, prima per venire a lavorare a Roma, presso il panificio a Campo de' Fiori di alcuni zii romani, poi a 19 anni partì per il fronte (Albania, Grecia e prigionia in Marocco) e tornò malato di pleurite nel 1945. Se si riuscirà ad avere i nomi di questi bambini sarà senz'altro un bel regalo alla nostra storia.
Un caro saluto
Floriana Di Carlo

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