SOLITUDINE E SILENZIO – UN PENSIERO PER LA SETTIMANA SANTA

by Amministratore
 
Una antica omelia sul sabato santo dice: oggi sulla terra c’è grande silenzio, grande silenzio e solitudine.
Ripensando ad alcune delle persone protagoniste degli eventi della Pasqua Cristiana possiamo pensare:
  • alla solitudine di Giuda, disperata, una solitudine che lo uccide;
  • alla solitudine di Pilato, amara e disillusa,
  • alla solitudine degli Apostoli, delusa e piena di paura;
  • alla solitudine della Maddalena, sofferente, ma ancora tenacemente legata all’amore del Signore, contro ogni evidenza;
  • alla solitudine di Maria, mesta, ma piena di speranza, caratterizzata dall’atteggiamento di sempre, di conservare e meditare nel suo cuore quanto è accaduto, piena di fiducia e di confidenza al Padre;
  • alla solitudine di Gesù, piena di speranza, come il seme che muore per dare la vita.
Insieme alla suggestione di queste parole dell’omelia si possono anche raccogliere altre parole quelle del Santo Padre Francesco che nella sua omelia per l’inizio del ministero petrino,  ha invitato a custodire noi stessi, il cuore, la mente, il corpo stesso.
La solitudine e il silenzio, sono dimensioni costitutive della vita Cristiana; sono anche situazioni in cui di fatto speso ci ritroviamo, e non sempre con piacere, ma sono soprattutto attitudini interiori, spirituali che ci aiutano a essere sempre più e meglio vicini alla fede (per chi la professa).
La solitudine di cui parliamo è piuttosto un luogo interiore, una attitudine del cuore. Ed è un luogo non di pace e tranquillità, ma di lotta, di comprensione. E’ il luogo in cui far risuonare le domande, cercando dentro di noi le risposte più vere, più nostre, senza avere paura di queste domande, della verità della nostra vita, senza fuggire lontano da noi stessi, ma restando presenti a noi. 
La solitudine del cuore ci porta così verso l’altro, generando la compassione, lo spazio puro dell’incontro con l’altro così come è…. così come sono io; la disposizione interiore a accettare i deboli, i vulnerabili, i solitari, i falliti, vincendo il giudizio, cioè a accollarsi le proprie responsabilità e a non chiedersi di nessuno se sia buono o cattivo. Nella solitudine del cuore possiamo prestare orecchio ai dolori del mondo perché non ci appaiono estranei e sconosciuti, ma nostri, sentendo che la realtà della storia è la realtà del cuore umano, compreso il nostro.
Ogni volta che uomini e donne hanno saputo rispondere agli eventi del mondo come a occasioni per cambiare il proprio cuore si è aperta una sorgente inesauribile di generosità e vita nuova, schiudendo una speranza al di là di ogni attesa.
La solidarietà pietosa prende forma nella solitudine, come la parola efficace e comunicativa nasce dal silenzio.
Affidiamo queste parole al nostro blog nel giorno di giovedì santo del 2013 pensando anche alla solitudine delle famiglie colpite dai lutti del terremoto del 2009, il cui anniversario ricorrerà tra poco. 
Vogliamo pensare, infine, anche al silenzio dei luoghi amati, dei borghi di Lucoli che sono feriti, lesionati, disabitati, lasciati nell’incuria, che sembrano non doversi risvegliare mai più dall’oblio e dalla solitudine dalla vita quotidiana che li affligge.
Colle di Lucoli: tutto come lasciato il 6 aprile del 2009

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