IL GIARDINO DELLA MEMORIA DI LUCOLI, SPERANZA DI VITA PER LE FUTURE GENERAZIONI

Abbiamo realizzato un Convegno a corollario della nuova qualificazione del Giardino divenuto "Monumento Naturale Regionale"

by Noi x lucoli
IL GIARDINO DELLA MEMORIA DI LUCOLI compie quindici anni dalla sua inaugurazione, è divenuto “Monumento Naturale Regionale” e i suoi realizzatori, che animano un’Associazione del territorio, hanno organizzato un Convegno, il 19 settembre u.s., per illustrarne gli inumerevoli significati e il valore per il territorio ed il mondo accademico.
Il Giardino di Lucoli rappresenta la concretezza di un ambientalismo che salva la natura mantenendo le persone in una reciproca forma di relazione tra di loro e al centro, è un bene comune aperto a tutti. La salvaguardia dei frutti antichi e delle tradizioni agricole locali non è solo un capriccio privato, una preoccupazione per le specie vegetali naturali, ma al contrario: è l’esperienza con la quale si tenta di adattare il mondo alle nostre esigenze e le nostre esigenze al mondo, secondo i principi di responsabilità e di equilibrio. Il Giardino come  luogo di conservazione un erede della storia locale (nell’area ove insiste c’erano l’orto e il frutteto dei monaci dell’Abbazia di San Giovanni Battista).
Questo è il senso del focus del Convegno: “Il Giardino della Memoria, speranza di vita per le future generazioni”. Si voleva testimoniare quell’ambientalismo che racchiude le ragioni che tengono insieme il patto generazionale: un luogo che incarna un ordito più grande, che viene dai padri e si trasmetterà ai figli.
La nostra visione è quella del Giardino della Memoria come centro di un’accessibilità di luogo e di cultura non solo agronomica, che rappresenta una dimensione qualitativa, ma anche una dimensione quantitativa, legata ad una visione di sviluppo che punti a fare del patrimonio storico-artistico di Lucoli il volano di uno sviluppo sostenibile, per tale motivo, come grande concessione, è stato permesso l’uso dell’Abbazia di San Giovanni Battista, luogo di preghiera, come sede convegnistica. Il Convegno è stato collegato alla formazione continua dell’Ordine degli Agronomi dell’Aquila e Provincia questo un altro fattore che ha avvalorato l’Abbazia come luogo eccezionale di dibattito: destinata ai giovani professionisti.
L’Abbazia come luogo dove poter parlare di “memoria e dolore” argomento affrontato dal giornalista Giustino Parisse che appassionatamente ha descritto il collegamento tra gli alberi del Giardino e le vittime del terremoto del 2009. Queste alcune parole del suo intervento. Un “tema complesso innanzitutto perché il dolore, quello che ti spezza la vita e cambia prospettive presenti e future, a volte “uccide” la memoria o tenta di farlo. Infatti ogni ricordo, emozione, sensazione, abbraccio e persino la nostalgia per un panino diviso a metà durante una passeggiata in campagna con i tuoi figli, diventa la lama ardente che riapre le ferite dell’anima e le fa tornare a sanguinare. Ma qui  per fortuna entrano in gioco le cosiddette radici. Ognuno di noi ha solide radici anche se non lo sa o fa finta di non saperlo. Spesso, travolti dal furore della vita e dalla corsa ansiosa per lavorare, far soldi, cercare piaceri fittizi e perché no, compiacersi persino delle sfortune degli altri, quelle radici le dimentichiamo e, invece, sono loro che a un certo punto del nostro percorso terreno,  ci richiamano all’ordine e a tenere duro nonostante una vita che ci ha girato all’improvviso le spalle”.  Un frutteto “è da sempre il simbolo di vita, bellezza, ricchezza. Ci sono i fiori che in primavera annunciano la rinascita, c’è la forza della natura capace di risorgere dalle proprie ceneri, c’è la simbologia legata alla terra che si fa madre e che sfama le forme viventi. Tutti elementi che danno senso cosmico al di là della quotidianità e dei suoi problemi. Il Giardino di Lucoli,  è memoria, ricordo, dolore. Ogni albero rappresenta idealmente chi non c’è più e, tutti insieme,  sono segno di tragedia ma anche di speranza”.
Essenziale questa introduzione ad un Convegno che si proponeva di illustrare ciò che oggi il Giardino rappresenta: un piccolo scrigno di biodiversità, un piccolo laboratorio dove si cerca di coinvolgere la scienza coniugandola alle tradizioni degli anziani agricoltori, studiando piante ritrovate negli orti dei monasteri, nei terreni abbandonati dove sopravvivono le piante “orfane”. Il Giardino della Memoria come un “guscio di noce” ha affermato il Colonnello Bruno Petriccione, giuriecologo, che cresce in una Regione come l’Abruzzo che vanta il 40% di aree protette.
Tutti i relatori hanno cercato di spiegare perché sia importante coltivare le antiche varietà, tra questi l’Agronoma Isabella Dalla Ragione, Presidente della Fondazione “Archeologia Arborea”.
Il Professor Kevin Cianfaglione, dell’Università di Lilla (Francia),  ha provato ad ipotizzare con una domanda un impiego concreto della coltivazione dei frutti antichi da parte degli agricoltori.
Sono stati illustrati dalla Dottoressa Melini del CREA i risultati del progetto ASSAPORA condotto anche per mezzo delle mele del Giardino di Lucoli durante tre anni di lavoro.  Ci auguriamo che i partecipanti al Convegno abbiano compreso, con le illustrazioni dei grafici, l’importanza di una delle mele allevate: la mela Renetta ruggine, identificabile dalla sua buccia che può presentare sfumature rugginose. Questa mela è un’ottima fonte di antiossidanti naturali, in particolare i polifenoli, che aiutano a contrastare i radicali liberi, rallentare l’invecchiamento cellulare e ridurre il colesterolo. L’apporto di polifenoli è significativamente elevato rispetto ad altre varietà di mele, e queste preziose sostanze non si degradano con la cottura, mantenendo le loro proprietà benefiche.  La renetta ruggine produce grandi benefici per la salute. Nel Giardino di Lucoli vegetano quattro esemplari di questa varietà.

Il Dott. Agostino Sacchetti responsabile dell’Ufficio Biodiversità Agraria della Regione Abruzzo ha illustrato le azioni che si svolgono per promuovere la conservazione della biodiversità: attraverso l’istituzione e il potenziamento di aree protette, la salvaguardia di specie vegetali e animali locali a rischio, e la creazione di strumenti come l’Anagrafe Regionale e la Majella con la banca del seme. Questi sforzi includono la gestione sostenibile dei boschi e dei pascoli, il monitoraggio dei dati ambientali e il coinvolgimento di agricoltori e allevatori come “custodi” della biodiversità.
Ed infine l’ultimo relatore l’Ing. Gianfranco Totani che ha trattato un tema che può essere sembrato di natura poco “ambientale”: la mitigazione della vulnerabilità dei sistemi ambientali: la strategia dell’adattamento. Eppure la sintesi del suo intervento è chiara: l’uomo si è adeguato all’ambiente nei suoi primordi, ora è l’ambiente che muta in relazione all’uomo. Per troppo tempo l’umanità ha spinto fortemente la produzione di beni e servizi senza curarsi dell’impatto e dell’importanza dell’ambiente. Ora ci si è resi conto che l’ambiente deve essere protetto con il più ampio consenso. Ogni ecosistema presenta una propria vulnerabilità nei confronti di specifiche sollecitazioni, sia naturali che antropiche. A seguito di determinate cause di perturbazione s’innescano processi di degrado e alterazioni.

Il Convegno ci ha lasciati sui concetti dell'”adattamento”, riflessioni profonde su tutte quelle iniziative e misure di diversa natura, che rientrano nella vita quotidiana, volte a ridurre la vulnerabilità dei sistemi naturali e umani  a fronte degli effetti dei cambiamenti ambientali in atto o prevedibili. Il concetto di adattamento non è nuovo: i sistemi umani e quelli naturali hanno sempre dovuto adattarsi al mutare delle condizioni ambientali, climatiche e antropiche.
Non dimentichiamo che nei sistemi umani l’adattamento è guidato dalla volontà e basato su scelte di valore ed etiche. Di quali azioni l’uomo si rende maggiormente responsabile: la frammentazione e iperstrutturazione del territorio; il degrado degli insediamenti umani e degli ecosistemi; l’incompatibilità reciproca tra gli elementi (corsi d’acqua e strutture; pendii e costruzioni; disboscamenti); ‘inquinamento.
Ringraziamo tutti coloro che hanno voluto partecipare a questo evento. Un ringraziamento speciale va a tutti i relatori, al coordinatore del Convegno  e alle autorità che hanno partecipato in un giorno particolarmente “affollato” di importanti iniziative per l’Abruzzo e la Città dell’Aquila.
Ringraziamo chi ha lavorato per cinque mesi alla realizzazione di questa iniziativa e gli amici delle Associazioni ambientaliste che, con affetto, ci sostengono da tempo.

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