Territorio
Il sisma ha prodotto delle flessioni economiche e produttive in certi settori, ulteriormente aggravati in una fase economica congiunturale generale contrassegnata da indici con segno negativo (crisi economica – finanziaria).
Tutto questo vale anche per Lucoli la cui ricchezza prioritaria è rappresentata dall’offerta turistica, offerta di destinazione, di un sistema territoriale sul quale poter intrecciare percorsi ed itinerari tematici, di intersezioni e complementarità fra settori e filiere, di risorse fruibili, di servizi ricettivi e complementari diffusi su un territorio percepito e fruito dal turista al di la dei confini strettamente amministrativi, un sistema di accoglienza complessivo, di accessibilità, di mobilità, di integrazione fra offerte di prodotti e di linee commerciali riconducibili anche alla cosiddetta “marca” Abruzzo.
La Frazione di Colle di Lucoli come Pompei |
I piccoli borghi giacciono, con poche eccezioni, congelati nella loro rovina strutturale, abbandonati dagli uomini.E’ qui che si innesta un’altra e più subdola emergenza quella della sicurezza dei beni, anche artistici ed architettonici, oltre che privati, presenti negli immobili lesionati ed inagibili di Lucoli.
Le abitudini, dopo il terremoto, sono cambiate e di questo i cittadini devono essere consapevoli, dovrebbero avere anche un ruolo più attivo, segnalando alle forze dell’ordine movimenti sospetti.
Tutti sanno che a Lucoli sono avvenuti molti episodi di microcriminalità come i furti di rame, sempre più numerosi, messi a segno di notte, persino nei cimiteri.
La prospettiva è ancora più preoccupante, infatti con l’apertura dei cantieri legati alla ricostruzione pesante arriverà altra manodopera e i problemi di controllo del territorio aumenteranno. Anche Emilio Nusca, ex sindaco di Rocca di Mezzo e coordinatore dei sindaci del cratere, affermò in una intervista che «occorre un aumento delle forze dell’ordine in servizio nell’aquilano, in particolare nei piccoli centri e nelle zone periferiche. La rapida diffusione della microcriminalità è un dato incontrovertibile, ma il controllo spetta alle istituzioni».
E’ degli ultimissimi giorni di dicembre la notizia dei controlli richiesti sul territorio di Lucoli, alle forze del Nucleo Prevenzione Crimini, da parte del Sindaco di Lucoli Valter Chiappini, controlli giunti un momento di “pieno turistico” ma sempre emblematici ed in grado di fornire chiari messaggi.
Apprezziamo questa iniziativa dell’Amministrazione Comunale di Lucoli che vuole rappresentare un tentativo di salvaguardia dei nostri beni sui quali incombono minacce concrete di violazione e ruberia, perché posti nell’impossibilità di essere ricostruiti, tutt’ora inagibili e quindi forzosamente privati della presenza umana dei proprietari.
(ASCA) – L’Aquila, 7 gennaio 2014 – Solo un grande spavento: grazie al tempestivo intervento della Forestale sono rimasti illesi due fratelli cinquantenni aquilani, impegnati nella pratica dello sleddog, precipitati in un lago nella piana di Campo Felice, mentre ne percorrevano la superficie ghiacciata.
Lo spessore del ghiaccio, assottigliatosi per il repentino rialzo termico, ha ceduto al passaggio dei due conduttori e della slitta trainata da 12 husky. I due uomini sono caduti nel lago rimanendo sommersi dall’acqua fino al bacino, mentre i cani, legati tra loro, non riuscivano a guadagnare la riva. Partita la richiesta d’aiuto sono intervenuti sul posto i Forestali del soccorso e vigilanza sulle piste da sci che operano a Campo Felice e quelli del Comando Stazione Forestale di Lucoli.
Il tempestivo intervento ha permesso di salvare gli animali dall’assideramento e di riportare a riva i due fratelli. Grande lo spavento per i due appassionati dello sleddog, completamente illesi, mentre i 12 husky hanno riportato solo un lieve principio di assideramento, in attesa di essere visitati da un veterinario che ne accerti definitivamente lo stato di salute.
Da qualche anno a questa parte anche in Italia va crescendo la popolarità delle corse con cani da slitta, note anche come sleddog. Questo sport – se così vogliamo chiamarlo – inizia a diffondersi nella nostra penisola alla fine degli anni Ottanta, sull’onda del successo riscosso a quell’epoca dai cani di razza Siberian Husky.
Se è vero che i cani sono buoni corridori e ottimi marciatori, non si può sostenere che queste competizioni siano naturali.
Ciò è in evidente contrasto con la natura dell’animale, infatti in natura un lupo – progenitore del cane – si impegna in una corsa solo in caso di necessità (per caccia o fuga) oppure per gioco, mentre le lunghe perlustrazioni per gli estesi territori di caccia consistono in lente e tranquille passeggiate. Inoltre chiunque può facilmente osservare come un cane lasciato libero viva immerso nei suoi sensi, fermandosi ripetutamente per annusare, scrutare, ascoltare, mentre nella rigida disciplina imposta nelle sleddog tutto ciò viene negato all’animale. Infine, questa attività incrementa la nascita di animali per un destino in cattività: e la vita in cattività non è affatto naturale, e ciò vale anche per il cane, benché le abitudini umane possano lasciare apparire la sua costrizione in cattività come qualcosa di accettabile e normale.Inoltre, a differenza di un atleta, che si dedica a lunghi e faticosi allenamenti e a gare estenuanti in quanto fortemente motivato, un cane da slitta – così come qualsiasi altro animale sfruttato in competizioni simili – non comprende il senso degli intensi sforzi fisici che è costretto a compiere. E l’essere sottoposti ad uno sforzo al limite della propria resistenza fisica senza essere sostenuti da una adeguata motivazione genera inevitabilmente stress e sofferenza psicologica. I cosiddetti premi (qualche bocconcino e qualche carezza), che dovrebbero rientrare in un normale modo di rapportarsi con un cane domestico, non sono tali da poter giustificare allenamenti così intensi e gare così stremanti.
Poiché l’esito di queste gare è determinato unicamente dalle prestazioni fisiche dei cani e non richiede nessuna abilità particolare né del musher (il pilota della slitta) né degli animali, è facile ipotizzare – così come avviene nelle corse con cavalli – il ricorso frequente a sostanze dopanti che ne incrementino le capacità fisiche: l’uso del doping viene infatti scoraggiato dagli stessi regolamenti dell’ISDRA (International Sled Dog Racing Association), che sanzionano «l’uso di qualsiasi sostanza (dagli steroidi all’aspirina) che possa influire sulle prestazioni di un cane».
La somministrazione di queste droghe rappresenta per l’animale un ulteriore elemento di sofferenza psicologica, in quanto l’alterazione artificiale della fisiologia viene percepita dall’animale ma risulta incomprensibile poiché estranea alle sue sensazioni fisiologiche normali.
Oltre a tutto ciò, poiché queste competizioni richiedono l’uso di soli cani sani e giovani, è facile intuire il triste destino che spetta a quei cani che subiscono traumi fisici, che si ammalano, che invecchiano. Si consideri che un musher può possedere anche un “team” di 16 cani, per cui un cane non più idoneo a correre rappresenta solo una spesa supplementare.
Anche durante le pause, i cani sono tenuti a rimanere all’aperto. In molti stati degli USA tenere un cane fuori per 10 giorni con temperature ghiacciate sarebbe considerato un reato di maltrattamento, ma le leggi dell’Alaska esentano le sleddog da queste limitazioni: invece di essere considerato un reato, questo è un requisito dell’Iditarod.
I musher possono partecipare con team da 12 a 16 cani, ma poiché molti cani rimangono feriti o stremati lungo il tragitto, solo chi arriva al traguardo con almeno sei cani può dichiararsi vincitore. Lungo il percorso sono previsti controlli medici per i cani, ma la maggior parte dei veterinari appartengono all’International Sled Dog Veterinary Medical Association, un’associazione che promuove le corse di sleddog, che pertanto ha tutto l’interesse a tenere nascosti gli aspetti più tetri di questa gara.
In qualità di animalisti ed ambientalisti non consideriamo favorevolmente questa pseudo attività sportiva.
Per saperne di più:
http://wwwhttp://www.corriere.it/animali/12_marzo_06/sleddog-maltratta-cani-durante-gara-musher-italiano-sospeso_eacb0690-6795-11e1-894d-3b3e16fcb429.shtml.animalstation.it/slitte-di-sofferenza-e-morte/
http://www.sos-gaia.org/news/45-il-triste-caso-dei-cani-del-moncenisio.html
http://www.geapress.org/m/cani-da-slitta-gli-husky-uccisi-in-canada-e-i-maltrattamenti-sugli-sleddogs-foto/11587
I sindaci del comprensorio dell’Altopiano delle Rocche hanno siglant la convenzione che consente l’avvio della procedura di gara per l’affidamento del servizio di igiene urbana in modo unitario per tutti i Comuni interessati. Un documento sottoscritto dal primo cittadino di Ovindoli (L’Aquila), Pino Angelosante, insieme ai colleghi Mauro Di Ciccio, sindaco di Rocca di Mezzo, Gennarino Di Stefano (Rocca di Cambio) e Valter Chiappini (Lucoli). A partire dalla prossima primavera è previsto l’avvio del nuovo servizio di raccolta dei rifiuti con l’obiettivo di garantire elevati livelli di differenziata.
«In qualità di assessore all’Ambiente del Comune di Ovindoli ho avuto incarico di predisporre la raccolta porta a porta nei quattro comuni firmatari», spiega il vicesindaco Marco Iacutone.
«Sono soddisfatto del traguardo raggiunto, nonostante le grandi difficoltà». I comuni di Ovindoli, Rocca di Mezzo e Rocca di Cambio stanno lavorando, inoltre, per attivare la gestione associata di tutte le funzioni comunali previste dalla legge.”
La gestione dei rifiuti è un argomento strategico per i territori che potrebbero ricavare risorse dall’indotto turistico e lo è anche per Associazioni come la nostra interessate all’Ambiente.
Il quadro di riferimento è ancora molto frammentato nel servizio di raccolta di materiali riciclabili, che invece è importante, la disponibilità impiantistica, inoltre, risulta ancora distribuita in modo non omogeneo nelle diverse province abruzzesi. Parte dell’impiantistica di TMB (trattamento meccanico-biologico) esistente in regione risulta non operativa, per fermi impianto legati a criticità gestionali e/o societarie. Quella attiva risulta principalmente vocata alla successiva collocazione a discarica del rifiuto trattato: oltre il 70% dei flussi di rifiuti in uscita dagli impianti TMB abruzzesi nel 2012 risulta essere stato destinato a impianti fuori regione. La Regione ed i Comuni sono consapevoli che occorre accelerare le sinergie verso uno scenario di gestione “integrata”, che assuma a riferimento il bacino regionale, l’accordo dei Comuni dell’Altopiano delle Rocche è un primo passo. Tutti dovrebbero contribuire per costruire un nuovo scenario, che potrà favorire da un lato l’ottimizzazione della gestione del pubblico, e dall’altro lo sviluppo della filiera industriale del riciclo e del recupero di materia nell’ottica della Green Economy. Tutto ciò potrebbe aprire a nuovi mercati, che porteranno gli investimenti privati fuori dalla cultura della discarica.
Campo Felice una discarica in disuso del Comune di Lucoli ove la nostra Associazione ha lavorato a giugno 2013. |
Quindi qualcosa si muove in Abruzzo in tale materia, ne è trstimonianza anche il workshop “Riciclabruzzo”, organizzato da Legambiente e Regione Abruzzo per parlare del percorso verso il nuovo piano regionale di gestione dei rifiuti, di raccolta e di selezione per il massimo riciclo di materia, e di gestione dei rifiuti verso la tariffazione puntuale.
Nel rapporto 2013 sui rifiuti, il dato di raccolta differenziata medio dell’Abruzzo dell’anno 2012 è ancora sotto di circa 30 punti percentuale rispetto alla soglia di Legge, con prestazioni medie al di sopra del 46% (conseguite nei territori delle province di Chieti e Teramo) o inferiori al 30% (nei territori delle province di Pescara e L’Aquila). Si evidenziano, tuttavia, margini tecnici ed economici di miglioramento, anche grazie agli incentivi messi in campo dalla Regione Abruzzo. L’obiettivo del 65% di raccolta differenziata è stato conseguito dall’11,48% dei 305 Comuni abruzzesi.
Sono stati 35 i Comuni migliori: Goriano Sicoli (con l’82,92% della raccolta differenziata), Massa D’Albe, Fara San Martino, Turrivalignani, Torre de’ Passeri, Secinaro, Molina Aterno, Giuliano Teatino, Torrevecchia Teatina, Pratola Peligna, Torano Nuovo, Castel Di Ieri, Canzano, Cansano, Civitella Roveto, Pettorano sul Gizio, Orsogna, Balsorano, S. Egidio Alla Vibrata, Raiano, Crecchio, Pacentro, Acciano, Cocullo, Manoppello, Prezza, Tossicia, Montefino, S. Omero, Corfinio, Gagliano Aterno, Cepagatti, San Valentino in A.C., Castelvecchio Subequo ed Anversa degli Abruzzi (65,38%).
Vittorio Colangeli uno degli ultimi pastori |
Le case “Michetti” veduta dall’alto |
Piana di Campoli – Foto E. Mariani |
Le pietre e la vecchia porta di ingresso di una delle case ora trasformata in stalla – Foto E. Mariani |
Altri nomi e disegni realizzati con carbone di legna – Foto E. Mariani |
Foto E. Mariani |
L’Aquila: finanziamenti regionali per Comuni e Province del cratere
22 ottobre 2013 |
EE.LL. richiedenti | Spazi finanziari assegnati |
Aielli* |
314.000 €
|
Barisciano |
704.000 €
|
Bugnara |
89.000 €
|
Cagnano Amiterno |
35.000 €
|
Castelvecchio Subequo |
111.000 €
|
Celano* |
530.000 €
|
L’Aquila |
5.279.000 €
|
Lucoli |
35.000 €
|
Montereale |
203.000 €
|
Pizzoli |
291.000 €
|
Rocca Di Mezzo |
8.713.000 €
|
Provincia dell’Aquila |
9.502.000 €
|
*Comuni non ricompresi nel cratere sismico ma afferenti ai COM
«In un momento di difficoltà complessiva – ha affermato Giuliante – che vede i Comuni soggetti al patto di stabilità impossibilitati a far fronte ad interventi necessari e al pagamento di imprese private, la possibilità di utilizzare spazi finanziari per 30 milioni di euro rappresenta una boccata di ossigeno sia per gli Enti locali che per le imprese creditrici. Si tratta di un dato importante soprattutto perché indirizzato a tutti quei soggetti che oltre alle difficoltà economiche generali devono fare i conti con una ricostruzione che procede a stento per mancanza di risorse certe e immediatamente disponibili.
Le 8 maggiori Associazioni ambientaliste, nel rispetto dell’autonomia del Parlamento, hanno richiesto alla Commissione Ambiente del Senato di evitare ulteriori forzature e colpi di mano, dopo l’approvazione della dichiarazione d’urgenza ritenuta dalle Associazioni inopportuna, eliminando dal testo unificato che sarà portato in aula per l’approvazione definitiva cinque temi su cui intervengono a vario modo con troppe criticità le proposte di legge in esame:
1. COMPOSIZIONE DEI CONSIGLI DIRETTIVI: Dopo l’approvazione del DPR n.78 del giugno scorso che ha rivisto la composizione dei Consigli direttivi dei Parchi nazionali, portando da 12 a 8 i componenti e modificando i soggetti coinvolti, si ritiene inopportuno intervenire di nuovo con l’inserimento di un rappresentante delle Associazioni di categoria degli agricoltori, senza rivedere la composizione ed il ruolo della Comunità del Parco. Nell’organo di governo dei parchi nazionali devono sempre prevalere gli interessi pubblici generali rispetto a pur legittimi interessi particolari e di settore. In una eventuale revisione della composizione dei Consigli direttivi dovrebbe essere valutato anche l’inserimento di un esperto in temi di tutela paesaggistica e beni culturali. Su questo tema tra l’altro interviene anche il Governo con un articolo presente nella Legge di Stabilità per correggere il DPR n.78 approvato da pochi mesi e non ancora attuato.
2. NOMINA DEL DIRETTORE DEL PARCO: Le 8 Associazioni contestano la nomina diretta da parte del Presidente senza, tra l’altro, una procedura trasparente per una selezione dei possibili candidati all’unica figura di dirigente presente oggi nelle piante organiche dei Parchi. Per le Associazioni ambientaliste la nomina del direttore deve essere a cura del Consiglio direttivo previa selezione attraverso concorso pubblico.
1. FINANZIAMENTO DEI PARCHI ATTRAVERSO ROYALTY: Contestato dalle Associazioni Ambientaliste il meccanismo di pagamento di royalty agli Enti Parco da parte di titolari di attività economiche ad elevato impatto ambientale operanti o possibili all’interno delle aree naturali protette e nelle aree contigue. Il rischio di gravi condizionamenti dell’operato degli Enti Parco è senza dubbio elevato se dovesse essere confermato l’approccio previsto dalle proposte di legge in discussione. Serve piuttosto un necessario approfondimento per introdurre nel nostro ordinamento il tema del pagamento dei servizi ecosistemici per assicurare comunque la prevalenza della tutela della natura su altri particolari interessi economici e, al tempo stesso, il rafforzamento dei divieti nella legge, in modo da porre il Parco più al riparo dalle possibili, e anzi probabili pressioni finalizzate all’ingresso di nuove attività.
2. CONTROLLO DELLA FAUNA SELVATICA NELLE AREE NATURALI PROTETTE: Le Associazioni hanno evidenziato i rischi di pericolosi effetti collaterali delle modifiche proposte alla Legge quadro sui parchi sulla normativa nazionale sulla caccia (la Legge n.157/92), che porterebbero sicuramente all’avvio di una nuova procedura d’infrazione dal parte dell’Unione Europea. Con artifizi giuridici si vuole legittimare l’ingresso dei cacciatori nei parchi per la gestione della fauna selvatica, confermando pratiche che si sono già diffuse in molti parchi senza una soluzione concreta dei problemi dovuti al sovrannumero di alcune specie, come il cinghiale.
3. IL RUOLO DELLA FEDERPARCHI: Le proposte di Legge dei Senatori D’Alì (PDL) e Caleo (PD) attribuirebbero a Federparchi il ruolo esclusivo di rappresentanza degli Enti gestori delle aree naturali protette, sebbene Federparchi sia un’Associazione di categoria che non riunisce tutti i soggetti che hanno oggi la responsabilita’ della gestione delle aree naturali protette. Si costituirebbe per legge una sorta di monopolio della rappresentanza degli Enti gestori dei Parchi e Riserve naturali del nostro Paese che davvero non pare giustificato e corretto.
Stralciare questi cinque punti dal testo che il Senato dovrà approvare nelle prossime settimane favorirebbe quel sereno confronto sulla riforma della legge che le Associazioni ambientaliste sollecitano da tempo e che ci vedrebbe convintamente partecipi, a fronte di un percorso diverso e mirato al rilancio delle aree protette e della loro missione.
Per questo, le otto Associazioni chiedono al Parlamento di favorire le condizioni per un ampio confronto con tutte le parti interessate sul rilancio del ruolo dei parchi e delle riserve naturali per garantire una efficace conservazione del patrimonio naturale del Paese e si adopereranno nei prossimi giorni per far meglio comprendere al Senato l’importanza di riavvolgere il nastro e far ripartire, anche rapidamente, un percorso diverso.
foto ANSA |
Inizio ordinario al 15 settembre (terza settimana del mese), ma anche quest’anno la stagione venatoria verrà anticipata al primo in 16 regioni, tra queste anche l’Abruzzo.
Le norme consentono in casi limitati e specifici e in presenza di condizioni favorevoli, un anticipo rispetto a quanto fissato dalla legge 157/92. “A guardare i calendari venatori delle regioni sembrerebbe che la fauna goda di ottima salute”, critica Dante Caserta, presidente del WWF Italia, “in realtà la cosiddetta preapertura impatta principalmente sulla tortora, che a livello europeo è in stato di conservazione sfavorevole perché in costante declino numerico e che in questo periodo è ancora nella fase di nidificazione”.
“In quest’ultimo caso”, sottolinea l’ambientalista, “il Wwf sta valutando un esposto alla Magistratura ordinaria per inottemperanza rispetto a provvedimenti giudiziari, visto che l’ennesimo ricorso al Tar pare ormai senza prospettive di provocare un reale cambiamento”.
L’ultima novità a riguardo è del 28 agosto, “data in cui”, conclude Caserta, “il Consiglio regionale ha approvato una complessa modifica della legge regionale sulla caccia, peraltro già modificata proprio un anno fa in cui si aumentano illegittimamente e senza limiti tempi, luoghi modi di caccia”.