I CADUTI DI LUCOLI NELLE PATRIE BATTAGLIE. DEDICATO A CHI HA COMBATTUTO E CADDE DURANTE LE GUERRE DEL TARDO OTTOCENTO E NOVECENTO NEL GIORNO DELLA FESTA DELL’UNITA’ NAZIONALE

by Amministratore
Prendiamo spunto dalla “Manifestazione patriottica” organizzata su iniziativa dell’Associazione Italiana dei Combattenti Interalleati col patrocinio, tra gli altri, dell’Istituto Abruzzese per la Storia della Resistenza e dell’Italia contemporanea, oltre che del Comune di Lucoli, che si terrà il 16 marzo p.v. a Santa Croce di Lucoli, per dedicare delle parole alla memoria dei nostri parenti che hanno fatto le guerre del novecento, soprattutto a quelli che non tornarono. Parole che siano come pietre di monito per le nuove generazioni per ricordare gli ideali di pace.
Su iniziativa di Giuseppe Del Zoppo (il postino di Lucoli), delegato dell’Associazione, si è concretizzata “un’idea antica”: quella di ricordare i caduti di Lucoli nelle patrie battaglie con delle targhe commemorative. 
Un monumento ideato in forma di tre pennoni, con tre differenti targhe in pietra ed edificato su di un terreno privato della famiglia Fattapposta sarà inaugurato il 16 marzo. 
L’Associazione Combattenti Interalleati, nacque in Francia nel 1905. Durante la guerra del 1915/1918 fu chiesto alla Francia di poter fondare anche in Italia l’Associazione. La richiesta ebbe esito positivo e prese il nome di Associazione Italiana Combattenti Interalleati (A.I.C.I.). Dopo un periodo di assenza in Italia di ogni Associazione, tranne i Combattenti e Reduci, nel 1946 fu ricostituita la nuova Associazione che prese lo stesso nome, in vigore tutt’oggi in Italia, in tutta Europa ed anche in Australia ed in Canada. Peppe Del Zoppo è un suo rappresentante ed ha predisposto molti monumenti in terra d’Abruzzo per ricordare i nostri soldati.

Con questo post vogliamo immaginarci i “ragazzi di Lucoli” sui fronti della Prima Guerra mondiale, della quale ricorrono quest’anno i 100 anni dallo scoppio: il conflitto, cui hanno partecipato 6 milioni di italiani ci costò 750 mila vittime tra militari e civili, con un impegno economico di 157 miliardi di lire.

I giovani di Lucoli, sono da ricordare come tanti altri soldati disperati, preda di paure, attese angoscianti nelle trincee, visioni terrificanti; giovani militari che vivevano tra pidocchi e cascami, dormivano tra i topi e sopravvivevano di ranci improbabili, talvolta sognavano a occhi aperti fissando un cielo stellato, pensando al giorno in cui le risposte sarebbero arrivate. Assieme al sonno, la scrittura era il dialogo con la salvezza: ecco perché tutti, compresi gli analfabeti, si aggrapparono disperatamente alle parole. Scrivevano a casa, dunque, ma anche per il solo piacere di farlo, per ordinare e calmare il pensiero, perennemente attratto dalla paura di non tornare più indietro una volta iniziata la corsa nella terra di nessuno. «La voce, il fiato, l’intelligenza non servono più a nulla in trincea. A cosa poteva servire il coraggio? Magari si era riusciti a “sfuggire” alla morte durante i tanti assalti fatti contro la trincea nemica, si era tornati illesi dalla posa dei tubi di gelatina sotto i reticolati e giustamente ci si sentiva degli eroi; ma all’improvviso arrivava la morte, magari mentre non si “faceva la guerra”, magari mentre si fumava o si scriveva a casa». (tratto dall’opera Vita di Trincea Alessandro Magnifici). 

Ci dobbiamo sentire vicini anche oggi a quella generazione di giovani bruciati nelle trincee, i nostri figli, giovani “contemporanei” di oggi, non sarebbero mai in grado di competere con eventi così duri.
Ricordiamoci della prima guerra mondiale che fu il conflitto che cambiò la scala quantitativa delle vittime di guerra. Mai prima di allora tanti soldati vennero mobilitati (65 milioni) e tanti soldati morirono o restarono feriti e con essi i civili (20 milioni di morti fra militari e civili; 21 milioni di feriti). La Grande Guerra anticipò, almeno in alcune aree d’Europa, il coinvolgimento tragico e deliberato dei civili, che sarebbe diventato la caratteristica distintiva della seconda guerra mondiale. La grande guerra portò l’industria – i prodotti e i metodi – sui campi di battaglia. La guerra industriale alterò i sensi degli uomini, la percezione del mondo: odori, vista, udito vennero sottoposti a sollecitazioni che mai l’umanità aveva provato con tale intensità e concentrazione nello spazio.  Finita la guerra, al termine del 1918, nei paesi vincitori sembrava chiaro tutto: i tedeschi e gli austriaci avevano provocato il conflitto con la loro politica aggressiva. Gli altri si erano difesi. Poi, soprattutto negli ultimi decenni, è prevalsa l’idea del conflitto come tragedia provocata da azioni le cui conseguenze andarono molto oltre le intenzioni dei protagonisti. In questo senso la prima guerra mondiale, nella dinamica dello scoppio e per quanto insegna sulla complessità delle relazioni internazionali e interne ai vari paesi, è assai più interessante della seconda. 
I nostri nonni fecero la guerra: le classi nate negli anni Sessanta del Novecento (con qualche rara estensione nei Settanta) sono le ultime ad aver avuto nonni combattenti nella Grande Guerra. 
Ringraziamo gli organizzatori dell’iniziativa, parteciperemo convinti per porre un rinnovato seme di memoria nella Comunità di Lucoli, che per riconoscersi deve comprendere la profondità delle proprie radici e della sua storia anche con queste iniziative.

I papaveri, simbolo di commemorazione dei caduti di tutte le guerre

Elenco dei militari caduti nella Grande Guerra alcuni nomi di Lucoli

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