IN ATTESA DEL 17 MARZO 2011 E PASSEGGIANDO PER IL GIANICOLO…..
Il libro contiene un grande messaggio politico, che tutti noi condividiamo: l’Aterno è un fiume che unisce, che scorre dalle montagne al mare, da L’Aquila a Pescara. Scrivere questo libro è stato per gli autori, tutti aquilani, un gesto di grande riconoscenza per la gente della costa che tanto ha aiutato le persone colpite dal sisma nei momenti difficilissimi del post-terremoto.
Bellissimo il senso del percorso narrativo del libro che consigliamo a tutti di leggere: lungo le rive (e dentro le acque) dell’Aterno-Pescara e dei suoi affluenti si cammina a cercare identità, memoria, segni di bellezza troppo spesso nascosti. Il viaggio, ripetuto più volte dagli autori nel corso di molti anni e con mezzi ed intenti diversi, si trasforma in storie, che trovano contatti sorprendenti con la il presente ed il senso dei tempi che stiamo vivendo.
Si scoprono sentieri, realtà vive, possibilità, verità prima sconosciute alimentate ora dai sentimenti di sofferenza scatenati dal sisma. Si comprende che insieme all’acqua scorrono infinite vite e visioni, di cui le persone, che ora abitano questa terra, sono parte. Nell’acqua e sulle rive dell’Aterno non si incontrano soltanto ricordi e nostalgie, ma si gioca parte del futuro di molte persone di l’Aquila. Il sistema-Abruzzo è caratterizzato da un rapporto complesso tra zone interne e zone costiere. I fiumi che solcano le vallate, per quanto di ridotte dimensioni, offrono radici e opportunità, legano in modo indissolubile la montagna al mare. Tra essi, l’Aterno è la vena centrale, addirittura il cuore.
Fratello Fiume racconta allora, nello spirito del viandante e del viaggiatore sentimentale, ma anche in quello dello studioso e dell’economista, del rapporto che esiste tra l’Aterno-Pescara e la gente d’Abruzzo, con un percorso diviso in differenti sezioni: nella prima oscilla tra la realtà dei luoghi e l’immaginazione che li riproduce; nella seconda documenta epoche storiche e vite vissute; nella terza getta uno sguardo, analitico ed appassionato al tempo stesso, sulle forme in cui l’eco-nomia legata al fiume può sposarsi con l’eco-logia e lo sviluppo di un territorio che vuole e deve rinascere.
Ma il futuro non si riproduce, non si produce per replica.
Per una rinascita su basi nuove del nostro territorio di Lucoli (e perché no?) dell’Italia tutta, abbiamo bisogno di res novae, di un’atmosfera che rifletta l’energia positiva che troppo spesso è assopita e che pure esiste in ogni individuo.
Per questo non basta occuparsi solo della propria attività personale né di curare il “Sistema-Lucoli” pensando ognuno al suo ambito di interesse soggettivo, mantenendo i propri confini e magari combattendo chi vuole provare ad agire con schemi autonomi e diversi.
Occorre a nostro avviso anche ragionare in termini di costruzione della “Comunità di Lucoli”.
Per ripartire, per promuovere la crescita, occorre un progetto territoriale. Condiviso da tutti i portatori d’interesse. Occorre fare un’agenda delle azioni e delle iniziative necessarie per ripartire collaborando. Potremmo dire una reagenda, che strutturi le modalità per reagire, per agire in modo nuovo, tenendo conto delle lezioni che possono aver suggerito questi 19 mesi del dopo terremoto. Per ripartire, per rilanciare la fiducia verso il coinvolgimento dei singoli (che magari potrebbero firmare i loro scritti sul blog) in un clima positivo e non contrapposto occorrerebbe un nuovo consenso, un sentire comune che favorisca il convergere delle energie, il superamento delle posizioni di clan e di campanile, senza perdere la ricchezza e la positività della dialettica, occorrerebbe riscoprire la necessità di fare sistema plurale all’interno di una Comunità. Forse occorrerebbe pensare a rifondare la Comunità di Lucoli.
Occorrerebbe accettare, non solo con le parole ufficiali, la “biodiversità” (consentiteci il termine provocatorio) rappresentata da NoiXLucoli Onlus e la voglia di impegno di molti “non residenti”.
Sarebbe ora di sentirci tutti responsabilizzati in un “cantiere” (con una metaforica legge per la ricostruzione condivisa e con necessarie le sole ricchezze degli animi e la buona volontà) che possa ricostruire il domani di Lucoli.
Senza Comunità non c’è “cantiere”, ci sono solo singole iniziative.
Senza Comunità non c’è futuro, perché questo è sempre più frutto della capacità di fabbricare insieme idee, progetti, realizzazioni. Il “Fare comunità” e “promuovere comunità” (come senso di appartenenza, come reti fiduciarie di operatori locali ed enti pubblici e morali che costituiscono un’unica filiera, come “capitale sociale locale”) ci sembrano allora priorità fondamentali per la rinascita del territorio di Lucoli.
A tutti coloro che hanno contribuito a questo dibattito che ha fornito un quadro preoccupante del livello di pacificazione di quella parte della Comunità che si è espressa, lanciamo questo spunto di riflessione: crediamo che la crescita del “sistema territorio” (e non del sistema di interessi soggettivi) non può essere stabilmente assicurata senza una riflessione circa le regole dello stare insieme su base plurale e responsabile.
Ci piacerebbe che l’Amministrazione Comunale e tutti i suoi Consiglieri riflettessero su questi pensieri e sulle dinamiche e posizioni personali che li hanno originati. Un’Amministrazione ne dovrebbe cercare i significati più profondi ed i possibili rimedi politici e sociali pensando al futuro di Lucoli e della sua Comunità.
Partire da zero (lo abbiamo voluto fare per percorrere una nostra via, diversa ed aggiuntiva a quella dell’associazionismo già esistente sul territorio) è stato un grande impegno anche per costruire quei meccanismi di democrazia interna e di capacità di lavoro tra i soci che rispondessero al principio di dare ciò che si poteva per far accadere le cose. E dopo un anno, passata la spinta della solidarietà per l’emergenza terremoto, la nostra esistenza in vita è da considerarsi un successo: i nostri semi, intesi come valori di altruismo, cooperazione, sussidiarietà e promozione sociale hanno originato una piantina che è nata tra i sassi delle macerie dei borghi che tanto amiamo.
Un grazie particolare al Comune di Roma al Corpo Forestale dello Stato ed al Keren Kayemeth LeIsrael Italia, Istituzioni ed Associazione, ove abbiamo sempre trovato un valido aiuto ed incoraggiamento.
NoiXLucoli Onlus – Il Rappresentante Legale – Emanuela Mariani
elementi utili all’identificazione dei colpevoli a rivolgersi alle Autorità, nello specifico i Carabinieri di Lucoli, cui è stato denunciato il fatto, per riferire ogni dettaglio.
E’ doveroso invece ringraziare ancora chi, come gli scout, si prodiga, in maniera del tutto spontanea e disinteressata a contribuire alla conservazione e alla rinascita dei nostri borghi.
Per quanto di nostra competenza, assicuriamo che sarà attivata ogni azione idonea che possa in qualunque modo contribuire a prevenire in futuro simili atti di vandalismo.
Il Sindaco e l’Amministrazione Comunale
Qualcuno si è divertito a rompere i vasi con le piante posti fuori delle case, piante gelate, uniche testimoni di una comunità che non c’è più. Qualcuno si è accanito rompendo e distruggendo ciò che restava a testimonianza di una vita quotidiana finita ad aprile del 2009: una tenda di plastica strappata in mille pezzi, una lampada di ferro, dei vasi di cemento, una panca di legno portata a spasso per il paese e lasciata sulle scale che partono dall’Ortere.
Si tratta di una bravata?
Non possiamo non annotare la diabolica concomitanza dei tempi dei due fatti descritti: l’attività di pulizia volontaria del paese abbandonato dalla gente e da ogni servizio di nettezza urbana e l’atto vandalico che getta un’ombra scura insozzando di nuovo quanto restituito a dignità civica.
E’ per questo che abbiamo informato dell’accaduto i carabinieri invitandoli ad effettuare un sopralluogo.
I ragazzi del Gruppo Scout “Armaggeddon” hanno di nuovo dato una mano a mettere in ordine: ma i danni fatti restano come anche la delusione e la frustrazione che tale evento ha suscitato nelle coscienze di chi si è offerto volontario per aiutare gli altri nel ridare una pur minima dignità alla frazione più distrutta dal sisma ma non ancora definitivamente morta..
Sono molti i temi e le riflessioni conseguenti sui quali si potrebbe aprire una discussione pubblica: sicurezza dei beni della Frazione disabitata, cultura chiusa che conduce al disprezzo di ciò che civicamente va condiviso, preservato ed alimentato, iniziative da parte delle Istituzioni nel contrastare questi fenomeni……
La linfa vitale sembra non scorrere più a Colle, ma il suo borgo non è un cadavere di cui fare scempio, è per questo motivo che ci rivolgiamo all’Amministrazione Comunale, in primis, perché abbia tutela con tutti gli strumenti in suo potere di questa parte di Lucoli e, poi, a quanti sappiamo motivati a custodire e preservare non solo i loro beni immobiliari ma la cultura e le tradizioni di un nucleo umano dal quale discendono affinché siano più assidui nel controllare di persona questo abitato che sembra morto.
La prima richiesta che facciamo al Sindaco di Lucoli è quella di ripristinare l’illuminazione pubblica danneggiata dal sisma, il buio è da sempre complice di molti delitti anche di quelli alle case dei padri.
Nel frattempo speriamo che le indagini avviate dalle Autorità diano il frutto sperato e che i vandali una volta individuati vengano messi alla pubblica gogna.
I lavori per una parziale messa in sicurezza di alcune parti dell’Abbazia, sono iniziati il 2 novembre u.s. e da questo blog non potevamo non ringraziare tutti gli amici che hanno raccolto l’appello della nostra Associazione Onlus ed hanno inviato fondi, anche se minimi, per testimoniare concretamente con il loro aiuto il sostegno ad uno dei beni architettonici più belli del nostro Territorio.
Il Direttore Daniele Quadrelli della Federazione Banche di Credito Cooperativo dell’Emilia Romagna (BO);