LE PIANTE DEL GIARDINO DELLA MEMORIA: Il Viburno

by Amministratore
Il genere Viburnum appartiene alla Famiglia delle Caprifoliaceae e comprende circa 200 specie di arbusti sempreverdi o decidui (che perdono cioè le foglie in inverno) originari di Asia ed Europa. I viburni sono usati per formare delle siepi ed è stato anche il nostro caso: ne Giardino della Memoria è stato collocato dietro alla rete di recinzione.
Le specie a foglia caduca infatti fioriscono in primavera, mentre la gran parte delle specie sempreverdi fioriscono sia in primavera che in autunno-inverno.  I viburni, di forma arrotondata o eretta, hanno foglie ovali o lanceolate e quasi tutti producono bacche e fiori riuniti ad ombrella.
Sono specie coltivate sia per il fogliame che per i fiori, belli e molto abbondanti, solitamente bianchi e profumati, riuniti in grappoli o in grossi corimbi talvolta appiattiti. Nel nostro paese crescono spontanei nei boschi di querce il Viburnum opulus (palla di neve) e il Viburnum tinus. Nel Giardino è stato piantumato il Viburnum tinus. La pianta è molto rustica, non richiede potature e difficilmente si ammala. Oltre al gradire la mezzombra, sopporta bene anche l’ombra, e sotto gli alberi di querce dove è stata posta ce n’è molta, dove vive benissimo magari fiorendo un po’ meno. Il suo portamento è morbido, espanso e se non si interviene con le potature, regala fioriture che si ricordano per la profusione e per la grazia dei fiori che, in primis, sono boccioli rosa scuro e man mano si aprono diventano piccoli merletti bianco avorio.

Il suo nome Viburnum, è di derivazione latina “viere” che significa intrecciare, in riferimento all’estrema flessibilità e tenacia dei suoi rami, tanto che quelli del Viburnum opulus erano utilizzati come scudisci.
CURIOSITA’
medicina: V. tinus L. contiene viburnina, saponina, tannini e salicilati, è usato per la cura di dolori mestruali, mal di testa e mal di denti, stati febbrili, è comunque una pianta tossica, l’utilizzo dev’essere sotto l’osservanza del farmacista. Nelle allergie la fitoterapia consiglia le sue gemme che regolano i meccanismi dello spasmo bronchiale e normalizzano la funzione respiratoria.
NELLA STORIA
Sia “viburnum” che “tinus” indicavano per i Romani delle piante: nei dizionari la prima indica dei generici viburni, la seconda il nome volgare con il quale è identificata questa pianta: la lentaggine, le fonti conosciute, sono di Virgilio. Nelle Georgiche (IV,112) usa il termine “tinos” e invita a piantare queste piante vicino agli alveari. Nelle Bucoliche (I,25) scrive “Questa città … di tanto ha innalzato il capo tra le altre, di quanto sono soliti (innalzarsi) i cipressi fra i flessuosi viburni.” Come appare evidente, in queste citazioni non c’è nulla che possa determinare con chiarezza la specie in questione, ma forse Linneo aveva anche altre fonti.
Si può citare un uso curioso del nome francese della pianta.
Nel calendario rivoluzionario francese, elaborato da una commissione scientifica e utilizzato in Francia dal 24 ottobre 1793 al 1° gennaio 1806 e poi durante la Comune di Parigi nel 1871 ogni nome di mese richiama un aspetto del clima o di momenti della vita contadina. I giorni di ciascun mese sono chiamati con il nome di piante, di animali o di attrezzi contadini, inerenti a quel periodo dell’anno.
Così nel mese “pluviose” (piovoso), che corrispondeva al periodo che va da circa il 20 di gennaio al 20 di febbraio, il sesto giorno era chiamato Laurier Thym, che non è altro che il Viburno.
Gli antichi arcieri usavano frecce realizzate con legno di viburno (viburnum lantana), legno adatto a tale scopo per leggerezza e dirittura.NELLA LETTERATURA

“Sulla cima d’un colle verde d’erba tenera,
giunse Orfeo, e toccò le corde della cetra:
e subito d’intorno nacque l’ombra. E apparve la quercia
e l’albero delle Eliadi, e l’ischio dalle alte fronde,
il tiglio delicato, il faggio, il vergine lauro,
il fragile nocciòlo, il frassino utile per l’aste,
l’abete senza nodi, il leccio curvato dalle ghiande,
il platano felice, l’acero di vari colori,
il salice che vive lungo i fiumi e il loto delle acque,
il bosso sempre verde e l’umile tamerice,
 il mìrto di due colori e il viburno dalle bacche cerule.
da “Cyparissus” di Salvatore Quasimodo
ORNITOLOGIA
In un interessante articolo apparso sul sito web “Galileo” si spiega che dei ricercatori americani avrebbero osservato su alcuni uccelli migratori che compiono lunghi viaggi nella migrazione stagionale che questi selezionano e mangiano grandi quantità di bacche scure, modificando le loro abitudini alimentari. Questa strategia sembra dettata dal fatto che questi frutti scuri siano ricchi di antiossidanti che facilitano il superamento dello stress che gli uccelli subiscono in quella delicata fase della loro esistenza. Questo indica che si cibano, tra le altre, di grandi quantità di bacche di Viburno.
Tratto in parte da: http://www.giardinaggio.it/

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