LA TUTELA DEL CREATO NEL PENSIERO DEGLI ULTIMI TRE PAPI

by Amministratore
La questione ambientale secondo la Chiesa
di Claudio Farnetani e Martina Valentini
tratto da: Il Forestale n. 75

Campo Felice – foto di Roberto Soldati
L’amore immediato e istintivo per gli elementi naturali espresso da Giovanni Paolo II con le sue azioni, la preoccupazione consapevole per le crisi ambientali che si trasforma in profonda riflessione teologica con Benedetto XVI, la convinzione dell’inscindibile legame tra lotta alla povertà e proposta di un nuovo modello di sviluppo di Papa Francesco. Stili diversi, personalità diverse. Ma accomunate da un “filo verde” che caratterizza i loro magisteri. È stata dedicata agli insegnamenti ambientali che gli ultimi tre papi hanno espresso durante il loro pontificato una delle sessioni dei lavori del X Forum dell’Informazione cattolica per la Salvaguardia del Creato, organizzato a Trento dall’associazione Greenaccord Onlus in collaborazione con la Provincia autonoma e l’Arcidiocesi della città trentina.
Giovanni Paolo II
Un viaggio negli ultimi trent’anni di magistero della Chiesa, per capire come si è sviluppato ed è maturato il messaggio ambientale cattolico. Inevitabile ricordare le escursioni in montagna di Karol Wojtyla, talvolta tenute segrete anche ai suoi collaboratori, come antidoto, per il Papa, alla routine delle stanze e degli impegni vaticani. Con lui gli scarponi da passeggiata estiva, la tuta da sci, il bastone per affrontare i sentieri più impervi sono diventati veicoli di un singolare, ma autentico messaggio religioso, alla stregua del pastorale o dei paramenti sacri. “Le sue visite in Trentino lo hanno dimostrato – ha spiegato Enrico Franco, direttore del Corriere Trentino, che ha ricordato quanto Giovanni Paolo II ebbe a dire durante la sua omelia della messa celebrata all’alba nel rifugio “Le Lobbie” sull’Adamello: “La grandiosità di queste montagne ci parla di Dio”. Tanti sono gli insegnamenti, con la parola e con i comportamenti, che Giovanni Paolo II ci ha lasciato sul valore della Creazione e sul rispetto che si deve alla natura che ci circonda. ” La Creazione – disse durante l’udienza generale del 2 gennaio 1980 – è un dono, perché in essa appare l’uomo che, come ” immagine di Dio”, è capace di comprendere il senso stesso del dono nella chiamata dal nulla all’esistenza. Ed egli è capace di rispondere al Creatore col linguaggio di questa comprensione. Interpretando appunto con tale linguaggio il racconto della creazione, si può dedurne che essa costituisce il dono fondamentale e originario: l’uomo appare nella creazione come colui che ha ricevuto in dono il mondo, e viceversa può dirsi anche che il mondo ha ricevuto in dono l’uomo”. E rivolto ai giovani che lo ascoltavano a Firenze il 19 ottobre 1986, parlando della natura, definì la natura ” un libro”: ” l’uomo – disse il Papa – deve leggerlo, non imbrattarlo. Nelle sue pagine v’è un messaggio che attende di essere decifrato: è un messaggio d’amore, con cui Dio vuole raggiungere il cuore di ciascuno per aprirlo alla speranza”. Ed è rivolta a questa speranza che nella lettera apostolica “Novo millennio ineunte” con la quale chiudeva il grande Giubileo del 2000, la sfida che il Papa lanciava a tutti i cristiani e a tutti gli uomini di buona volontà: la sfida a proteggere e conservare il nostro pianeta e le sue risorse naturali perché possano far crescere e alimentare anche le generazioni future.
 
Campo Felice – Foto di Roberto Soldati
 
Meraviglioso esemplare di lupo femmina – Foto di Fabrizio Soldati
 Benedetto XVI
Un messaggio importante e diretto che però non è forse stato capito fino in fondo “così come non è capito fino in fondo il messaggio e il valore del Creato e dell’ambiente – ha proseguito Franco – nella “Caritas in Veritate” di Benedetto XVI . In questo importante documento pontificio c’è un passaggio in cui si dice che entrambi gli estremismi – la Natura come tabù intoccabile e la Natura da usare a proprio piacimento – non sono conformi alla visione cristiana della vita. Noi viviamo compressi tra questi opposti estremismi e spesso non si riesce a trovare un equilibrio tra queste due concezioni di vivere e di usufruire dell’ambiente che ci circonda”. Proprio l’enciclica di Benedetto XVI è stata indicata da Leonardo Becchetti, economista dell’università di Tor Vergata e presidente del Comitato etico di Banca Etica, come il modo usato da un Papa teologo per esprimere l’esigenza di un’economia diversa e più attenta alla Natura. “In essa si propone una modalità diversa d’azione, partendo dalle tante esperienze fatte da molte comunità cristiane (microcredito, finanza etica, banca etica) e dando loro una maggiore dignità culturale. La vera rivoluzione copernicana della “Caritas in Veritate” è nel ricordare che non possiamo stare seduti in poltrona ad aspettare un sovrano illuminato che ci risolva i problemi ma dobbiamo cambiare passo, diventando cittadini ‘consumatori’ che aumentino il livello di democrazia economica e premino sulle imprese in grado di creare valore economico in maniera socialmente e ambientalmente sostenibile. Gli obiettivi sono quelli di sempre ma Benedetto XVI indica il modo in cui questi obiettivi possono essere efficacemente perseguiti”.

 

Campo Felice ed il lago niveo – Foto Emanuela Mariani

Papa Francesco
Tutelare il Creato significa quindi avere maggiore attenzione ai temi finanziari: “Oggi chi decide le sorti dell’economia sono le aziende e i consumatori. E proprio i consumatori ( in una parola noi tutti) possono premiare chi è più bravo a coniugare valore economico, sostenibilità ambientale e sociale, dando così uno stimolo enorme alla capacità di raggiungere l’obiettivo della Salvaguardia dell’ambiente”. In pratica, dalla profondità delle riflessioni contenute nei documenti ufficiali i credenti devono trovare spunto per comportamenti consoni e conseguenti.
“Jorge Bergoglio in questo senso è il pontefice ideale – ha aggiunto Becchetti – perché, anche con il suo modo di proporsi e di comportarsi esprimere in maniera diretta e semplice alti concetti generali, sottolineando che la vita e il modo di vivere di tutti i giorni devono essere coerente con con ciò che si crede e si professa. Il nuovo approccio incontrerà sicuramente resistenze e ostacoli, ma – ha osservato Carlo Di Cicco, vicedirettore de “L’Osservatore Romano”, “senza dubbio Papa Bergoglio, oltre che Papa dei poveri, sarà Papa della Natura. Ne ha già dato prova collegando in tutti i suoi discorsi il tema degli ultimi con la custodia delle risorse naturali. La lotta alla povertà e quella contro i disastri ecologici sono estremamente collegate. Se c’è speculazione sulla natura i primi a risentirne sono i poveri che hanno meno mezzi per difendersi”. “A considerare i pronunciamenti di Papa Francesco, credo che la tutela del Creato starà al centro della sua attenzione pastorale”, concorda mons. Mario Toso, segretario del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace. “Sarà uno dei grandi temi che lui cercherà di illustrare perché da esso dipende il futuro stesso dell’Umanità. Per la Chiesa il Creato è la casa dell’uomo. Se lo si distrugge si danneggia la stessa casa dell’umanità. Sfruttarlo in maniera eccessiva produce conseguenze sulla vita stessa della specie umana, presente e futura”. Inevitabile quindi che tale questione sia sentita a tutti i livelli della Chiesa. “Ma – ha concluso Mons. Toso – dobbiamo riconoscere che il problema della salvaguardia del Creato potrebbe essere affrontato e risolto proponendo soluzioni d’avanguardia. Molto dipenderà dalla capacità organizzativa ed educativa delle comunità ecclesiali e d’ispirazione cristiana”.
 
 

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