VISIONE DALL’ALTO DEGLI IMPIANTI DA SKI DI CAMPO FELICE SIAMO NEL TERRITORIO DEL PARCO VELINO SIRENTE LA SECONDA FOTO RITOCCATA CON FOTOSHOP RIPORTA IL SUOLO AD UNO STATO INCONTAMINATO PRE-IMPIANTI La visione dall’alto dimostra quanto le piste da sci abbiano modificato ed alterato la montagna.
E’ dimostrato con cifre alla mano che non c’è un grande business connesso all’attività sportiva invernale soprattutto se la stagione è tarda come quest’anno, tutti si lamentano, nello sfondo lo spettro dei cambiamenti climatici.
A Campo Felice senza neve in inverno il paesaggio è spettrale il vento che sibila tra i seggiolini sballottati dalla tormenta, appesi a funi immobili. Piloni poco manutenuti, le famose scale mobili mai utilizzate che giacciono sulla piana e nessuno le smaltisce, queste sono come ruderi che nessuno rimuove anche se siamo in un Parco naturale.
Le scale mobili in ferro
E che dire dello Skidome esempio di stupidità umana: costruito con specifiche tecniche errate perchè troppo vicino all’albergo “La Vecchia Miniera” e mai collaudato, che è andato all’asta diverse volte e che nessuno compra perchè si sa che c’è l’infrazione europea ed un finanziamento da restituire.
Lo Skidome quando fu inaugurato si percepisce la pericolosissima vicinanza con il tetto dell’albergo motivo per il quale non ottenne collaudo positivo.
Dalla foto si vede quanto cemento ed asfalto furono utilizzati che deturpano un’area dell’Altopiano. Un articolo di qualche anno fa comparso su Repubblica faceva i conti in tasca all’attività turistica invernale, si parlava soprattutto degli impianti del nord ridotti al fallimento dal riscaldamento climatico e dalla speculazione immobiliare. Oltre centottanta nel solo Nord Italia. La metà di quelli -350- che sono stati chiusi finora. Centottanta vuol dire quattromila tralicci, centinaia di migliaia di metri cubi di cemento, seicentomila metri di fune d’acciaio, cinque milioni di metri di sbancamenti e di foresta pregiata trasformata in boscaglia. Ferri contorti come i ramponi di Achab sulla gobba della balena. Ma non c’è solo il clima tra le ragioni del fallimento. C’è anche la speculazione. Le seggiovie sono solo lo specchietto per le allodole per sdoganare seconde case e villini (quante abitazioni turistiche vuote ci sono a Lucoli?). “Meccanismo semplice”, sottolinea Luigi Casanova di Mountain Wilderness. “Si compra il terreno a basso costo, si cambia il piano regolatore, poi si fa la seggiovia e si costruiscono case al quintuplo del valore”. Se il gioco è spinto, la seggiovia chiude appena esaurita la sua funzione moltiplicatrice del valore immobiliare.
Cambiano i luoghi, ma il trucco è lo stesso. C’è un pool che compra terreni, fonda una società e lancia un progetto sciistico, con un bel nome inventato da una società d’immagine. L’idea è nobile: “rilanciare zone depresse”, così chi fa obiezioni è bollato come nemico del progresso. A quel punto la mano pubblica entra nella gestione-impianti e finisce per controllare se stessa. Così il gioco è fatto. Il sindaco promette occupazione e viene rieletto: intanto parte l’assalto alla montagna. Per indovinare il seguito basta leggere la storia dei ruderi nel vento.
“Questi mostri di ferro e cemento che nessuno smantella rientrano in un discorso più vasto” spiega il geografo Franco Michieli additando lo stato pietoso dell’arredo urbano a Santa Caterina Valfurva, Sondrio. “Il legame con la terra è saltato, i montanari ormai ignorano il brutto. Piloni, immondizie, terrapieni, sbancamenti: tutto invisibile. Si cerca di riprodurre il parco-giochi, e così si svende il valore più grosso: l’incanto dei luoghi”.
E intanto il conflitto tra ambiente e ski-business aumenta in modo drammatico. Servono piste sempre più lisce e veloci, così si lavora a colossali sbancamenti e si prosciugano interi fiumi per l’innevamento artificiale. E c’è di peggio: la monocultura dello sci finisce per “cannibalizzare” tutte le altre opzioni (albergo diffuso, mobilità alternativa ecc.) perché distrugge i luoghi. Vedi Recoaro, dove le gloriose terme sono in agonia, ma si finanzia un impianto a quota mille, dove nevica un anno su cinque.
Ruggisce Fausto De Stefani, scalatore dei quattordici Ottomila e leader carismatico di Mountain Wilderness: “Uno: tutti gli impianti sono in passivo. Due: il clima è cambiato. Tre: gli italiani sono più poveri. Basta o non basta a dire che un modello di sviluppo va ridisegnato? E invece no, siamo furbi noi italiani. Continuiamo a vivere come progresso un fallimento che ha i suoi monumenti arrugginiti in tutto il Paese”.
Ed a Campo Felice cosa sta succedendo alla Montagna ed all’intero Altipiano?
Guardate che bolle in pentola nella cucina dei Comuni dell'”area omogenea della neve”….
Solita idea “nobile” per il “rilancio dello sviluppo e la valorizzazione aquilana del cratere, colpita dal sisma del 06.04.2009, ai fini ambientali e turistici”.
“I comuni di Rocca di Mezzo, Rocca di Cambio, Ovindoli, Lucoli, sottoscrittori del protocollo d’intesa del 03.03.2011, sono interessati e coinvolti per lo sviluppo dell’area omogenea riguardante il comprensorio Velino Sirente“….la loro volontà è quella della “creazione di un’unica stazione sciistica che collega gli impianti sciistici di Ovindoli, Monte Magnolia e quelli di Rocca di Cambio-Campo Felice“. E’ quindi “necessario portare a conoscenza dell’Ente Parco Velino Sirente l’ambito territoriale interessato alla realizzazione del collegamento tra gli impianti sciistici….al fine di permettere allo stesso Ente parco l’adozione di tutti gli atti tecnici ed amministrativi di propria competenza”. Altre sintesi del documento: “per quanto riguarda il Comprensorio Velino Sirente è previsto il collegamento degli impianti sciistici, con un approccio imprescindibile dalla tutela ambientale; tutela ambientale che, ricorda, rappresenta la ricchezza del nostro territorio. Nel caso particolare del collegamento degli impianti sciistici, bisogna capire come far per mettere insieme due realtà imprenditoriali e tutelare, allo stesso tempo il territorio” (quindi ancora non si è capito…). “Il Parco Regionale Sirente Velino deve dire se impatta o meno da un punto di vista ambientale”; “la volontà delle amministrazioni a realizzare tale collegamento auspica che la Comunità del Parco si faccia carico di tale volontà, per poi far sì che il Consiglio del Parco introduca tale collegamento nella pianificazione territoriale del Parco“. Abbiamo tutti creduto nella salvaguardia dei confini dell’Ente Parco Sirente Velino: ora ci aspettiamo che intervenga, perchè tirato in ballo dalle sue responsabilità istituzionali, con un approccio ambientale e tecnicamente appropriato in merito a questa proposta che se non valutata correttamente rischia di cementificare ulteriormente un’area protetta.
Ci piacerebbe anche stimolare un dibattito con le Associazioni Ambientaliste che a più riprese si sono occupate dell’Altopiano di Campo Felice: che cosa ne pensano di questo nuovo progetto?
Documentazione:
http://www.halleyweb.com/c066082/de/at_p_delib_search.php?x=6d1945d5d44359b801e8757db929816b&pag=3
Interessante: http://comune-info.net/2013/01/neve-finta-e-boschi-violati/
http://www.mountainwilderness.it/news/displaynews.php?idnews=369 |
4 comments
" si sa che la cente da buoni consigli sententosi come Gesù nel tempio, si sa che la gente da buoni consigli se non può più dare cattivo esempio…" Fabrizio De Andrè- Bocca di Rosa"
corre l'obbligo citare questa frase perchè sinceramente ci siamo rotti di tutte quelle persone che ci devono spiegare come dobbiamo vivere , come dobbiamo pensare, cosa deve essere bello e cosa deve essere brutto. E' facile starsene tutta la settimana in città e poi venire il sabato e la domenica sui nostri monti a godere della ns. natura e poi sbatterci in faccia quanto siamo stupidi e ciechi. quanto non abbiamo capito della natura e della bellezza dei ns. luoghi.
a questi ben pensanti mi piacerebbe consigliargli di mollare tutto e trasferirsi in uno dei ns. comuni. Non sarebbe bello vivere immersi nella natura tuti i giorni invece che solo in qualche giorno di vacanza? venite a stare con noi 365 gg. l'anno, prendetevi tutto il buono che c'è intorno a noi ma prendetevi anche tutti i disagi che comporta vivere sulle ns. montagne. quando avrete fatto tutto ciò ci ritroveremo a parlare della ns. natura, solo allora potremo ascoltarvi.
se poi vi interessa vi raconterò la favola del Parco Reg. Sirente Velino.
Gentile Signor Anonimo grazie della risposta.
Nessuno sale in cattedra per spiegare nulla.
La storia dell'uomo sulla Terra è, in sostanza, la storia del suo complesso ed articolato rapporto con l'ambiente. Per millenni l'uomo stesso non è stato che un elemento fra tanti, perfettamente inserito nei contesti e nei cicli naturali. Solo in tempi relativamente recenti egli ha acquisito gli strumenti e le capacità di modificare l'ambiente e i ritmi della natura a proprio uso e consumo; parallelamente, ha dovuto prendere coscienza del fatto che l'ambiente pone dei limiti ben precisi e che le risorse naturali non sono sfruttabili nè all'infinito nè senza conseguenze. Da qui la nascita del pensiero ecologista, dapprima in America poi in Europa e nel resto del mondo, e la messa in atto di strategie sempre più complesse per salvaguardare il pianeta, se vuole traduciamo in qualcosa di più vicino: anche la montagna. Il nostro intervento è animato da queste convinzioni e vorrebbe aprire la mente ad un più ampio spettro di possibilità che esistono al giorno d'oggi anche per vivere in montagna: forme di economia ecosostenibile, energia alternativa, sistemi innovativi di risparmio idrico e di riduzione dei rifiuti non biodegradabili, aziende e realtà locali che riescono a conciliare la produttività e il guadagno con la tutela delle preziose risorse ambientali e floro faunistiche, giusto per citare qualche esempio.
Si è già fatto molto in questa direzione, e si può fare ancora tantissimo: il percorso è lungo e non sempre facile, ma il ventaglio delle possibilità è più che mai ampio.
A noi tutti la scelta.
La nostra scelta è anche quella di ricevere risposte come la sua e di sentirsi sempre motivati a voler mediare e costruire in modo armonico preservando tanti interessi, consapevoli però che quello che si distrugge non si rigenererà.
Forse lo sfruttamento intensivo della montagna migliorerebbe i 365 gg. l'anno di disagi da lei paventati?
Sì ci interesserebbe molto conoscere la "favola del Parco Reg. Sirente Velino" Ente che vive con finanziamenti pubblici e che è investito di precise responsabilità, le stesse che abbiamo cercato di ricordare, magari non siamo "possessori" della montagna per 365 gg. l'anno ma contribuenti sì lo siamo e quindi possiamo scrivere con diritto.
Saluti.
La montagna non chiude solo per poca neve, ma chiude anche per incuria, degrado, devastazione, mancanza di rispetto verso l'ambiente, inquinamento, dissesto idrogeologico ed inquinamento delle falde acquifere, attentati verso il paesaggio e verso la salute pubblica. INOSSERVANZA TOTALE DELLE LEGGI VIGENTI.
Su NOIXLUCOLI oggi ho notato il problema di cui si discute in questo periodo, relativo alla espansione degli impianti sciistici.
Dal documento in questione, esce una discussione fra un fantomatico anonimo forse lucolano e l’amministratore del blog. Ora, premesso che in questo caso, io sono residente e nativo e firmo ciò che scrivo. L’anonimato non mi piace affatto e solo per questo sarebbe il caso di non rispondere al commento in quanto, non merita dignità di dibattito. Io in mezzo ai monti, ai lupi, al freddo e nella solitudine mi ci trovo assolutamente bene. Chi non ci sta bene può andarsene liberamente in città. Può anche non venire in montagna tanto per essere chiari. La montagna è fatta di tutti quegli elementi tipici che chi la vive, dovrebbe conoscere ed amare. Sono uno di quelli che è sempre stato contrario alla costruzione della super strada, della galleria, non tanto per il semplice buco, ma per tutti i danni collaterali che comportano e che alimentano. Ho da sempre sostenuto che sull’altopiano, nessuna pietra si dovrebbe muovere senza un preciso e ben fatto piano d’area. Ho sostenuto pubblicamente nel periodo amministrativo, che avrei votato contro qualsiasi progetto futuro senza il piano d’area. Mi domando, per quale motivo, allargare l’area sciistica, se non si riesce a regolarizzare neanche quella esistente? Non sarebbe il caso di dare un assetto definitivo a tutto l’esistente prima di farsi prendere dall’illusione del progresso legato alla espansione di cose incerte che andrebbero a gravare ulteriormente sul territorio? Caro signore fantomatico di Lucoli. Hai mai osservato con occhio critico l’altopiano di Campo Felice da quando oltrepassi la Crocetta? Appare a mio giudizio un paesaggio da terzo mondo che nulla ha a che vedere con il turismo, con l’economia locale, con la valorizzazione dei territori, con il progresso. Fermati due minuti al “passo”ed osserva restando in silenzio. Se poi andiamo a destra o a sinistra, lo spettacolo non cambia. Quello che si presenta come una stazione sciistica, ti sembra adeguata a quello che fanno passare con la comunicazione pubblicitaria attuale? Il paesaggio spettrale di immensi parcheggi approssimati, costruzioni approssimate, servizi obsoleti, escavazioni senza fine di montagne per fare piste che non oso definire per vari motivi. Io caro compaesano sono andato a cercare tutte le piante e gli animali del mio territorio, negli angoli più improbabili e ti assicuro che al mio territorio, ci tengo. Ne sono geloso. Penso che si possa valorizzare anche economicamente senza stravolgere ulteriormente quel tesoro ambientale/naturalistico ed anche economico, che è L’altopiano di Campo Felice. Ulteriori impianti, ulteriori strade distruggeranno irreparabilmente il territorio e non avremmo più nulla da offrire al turismo, al motore economico che dovremmo gestire sapientemente. La storia del Parco Velino Sirente, potrei narrarla anche io volendo, ma non serve, si vede! Il Parco è quello che si vede. E’ quello che non si esprime mai, quello che osserva dietro le quinte e che non vede tante cose che invece dovrebbe essere il primo a gestire e controllare. Votato sempre e solo alle lotte delle poltrone. Si faccia avanti, si pronunci. Dica se le cose vanno bene oppure dovrebbero essere radicalmente riviste. Attendiamo fiduciosi.
Rossano Soldati
Fare nuovi impianti non serve a niente (tanto oramai il numero di sciatori sta drasticamente scendendoe lo dico io che sono sciatore affezionato) … basta far funzionare meglio gli impianti esistenti e soprattutto far funzionare meglio le attuali brutte infrastrutture nate quasi in modo abusivo.
MARCO