NOI X LUCOLI
  • Home
  • Chi siamo
  • Il Giardino della Memoria
    • Agricoltori custodi
    • I frutti antichi
    • Attività
    • Adozioni
  • territorio
    • Ambiente
    • Comunità
    • Archivio fotografico storico
  • Foto
  • Video
  • Blog
  • Contatti
Category:

Il Giardino della Memoria

Il Giardino della Memoria

We have dedicated an apple tree to the memory of Major Leslie Young who spent a night in Lucoli in 1943.

by Amministratore 22 Agosto 2018

Certificate of adoption of a tree of the garden of memory
Major Leslie Young

Nicholas Young, the Trust’s chairman, tells how, in 2010, 66 years after the event, he discovered the real circumstances of his father’s final dash for freedom: “I have known the story of how my father, Major Leslie Young, escaped from Fontanellato for 20 years or more: like so many of “the originals”, he said little about the adventures he had during his lifetime, so it fell to me to try and piece the story together after his death. He left me a small notebook, with a few faint pencil scribbles about life in the camp and on the run, and I have deciphered his dreadful handwriting sufficiently to be able to pass the story of his bravery, and that of the contadini who helped him, on to my own children. Inevitably, though, there are gaps in the story, events I don’t understand or can’t explain – and then I sit and wish he was still here, or that I had asked him when he was still alive”.

Sir Young came to Lucoli in 2017 and left a leaflet with thanks for those who helped his father to hide for one night during his flight to Anzio on the door of the old seat of the municipality.

We have collected with attention and gratitude that message. We tried to bring out the memory of what happened from the lucolans community. 
It was not easy. 
We looked for historical sources and we thank Professor David Adacher and the historian Walter Cavalieri for helping us. 
We looked for people to have direct testimonies. The protagonists of that time are no longer alive: Giulio Cordeschi who hosted the major died in 1969, his nephews little remember. 
However, thanks to Nick Young, we have been able to do research, meet people, and revive a beautiful story of solidarity. We have made the Lucolans understand what they are quoting: “The courage of those Italians who were ready to risk their lives to help British soldiers in danger is a glowing example of the moral strength that allowed Italy to redeem itself from the tragedy of the Second World War.” – Giorgio Napolitano, President of Italy.

Sir Nicholas Young (Chairman and Trustee)
Former Chief Executive of British Red Cross and knighted for services to cancer care. Nick is the son of Fontanellato escaper Major Leslie Young, who got through Allied Lines near Anzio. He was awarded the Italian honour of Cavaliere Ufficiale in 2016.
We decided to dedicate a tree to the memory of Major Leslie Young in the Botanical Garden of Lucoli, his son Nick preferred an apple tree.
It’s August, everyone is on vacation, but we wanted to spend an afternoon together with the Alpini of the Coppito Section to remember those times of war and above all to reflect on the sense of civil values shown by Sir Nick Young returning to these places after 74 years. 
We heartily thank him because he made us rediscover a fact of history of this territory.

The stone on which the majolica with dedication has been fixed comes from our mountains. The majoilica was decorated by a craftsman from Vicenza.
22 Agosto 2018 0 comment
0 FacebookTwitterPinterestEmail
Il Giardino della Memoria

JoAnn Ugolini HAS A TREE IN OUR MEMORY GARDEN

by Amministratore 8 Maggio 2018

La pittrice JoAnn Ugolini è stata molte volte a Lucoli le sue origini sono dell’Abruzzo e più precisamente di Nerito.

JoAnn e Don suo marito hanno lavorato con noi al Giardino della Memoria per le tradizionali manutenzioni essendo ecologisti convinti ed hanno adottato un albero: un Melo Imperatore.
Il 12 Maggio JoAnn realizzerà una importante mostra a New York abbiamo pensato di far conoscere il suo valore anche a Lucoli, riportandovi la sua biografia artistica.
JoAnn Ugolini’s paintings and collages are a lifelong meditation on the relationship between gesture and meaning, simultaneously affirming and undoing. Focus is on both the breakup and building of layers, interrupted and interspersed, reflecting the contradictions and ambiguities of everyday life.
Collages are constructed from fragments of paintings or Roman posters pulled from contemporary Roman walls. Fragments are pasted one over another, building strata of time and language, interrupted messages, suggestions of images, and spontaneous fields of color.
Over the years, these collages have become denser, the torn pieces smaller, and the surfaces entirely rebuilt. The latest work from this series, I never agreed to cooperate, is a 24 by 24 by 1.5-inch collage made up of thousands of tiny pieces of torn posters.
About a year ago, she began a graphic memoir, My Life as a White Person. “I am a white person in a country that puts black people’s lives at risk every day. My goal in this work is to reexamine and represent in my art my relationship with this critical aspect of our culture.”
In the spring of 2017, she stopped using posters as material and began making collages from torn pieces of her own paintings. Some of these paintings remained intact. From the same space as the memoir, the titles of these series appeared: my life as a white person, I never swam in the olympics, you can’t have everything you want, etc. Some of this work and excerpts from the memoir are presented in the current exhibit, My Life as a White Person, at Barbara Anderson Gallery in Berkeley.
As part of a collaborative Artist’s Book, S E C O N D Language, with poet, Kathleen Fraser, Ugolini produced a series of collages while working as a visiting artist in a shared studio at the American Academy in Rome. The original book is in the Special Collections at the Beinecke Library (Yale University).

Il Melo Imperatore adottato da JoAnn Ugolini e da suo marito Don Cushman

8 Maggio 2018 0 comment
0 FacebookTwitterPinterestEmail
Il Giardino della Memoria

“IL GIARDINO DELLA MEMORIA E’ UNA SCHIAVITU'”……..MA E’ ANCHE UN GRANDE ATTO D’AMORE.

by Amministratore 31 Luglio 2017
Il ricordo, spiegava Soren Kierkegaard nell’opera In Vino veritas, non è la memoria. 
Il vecchio, ad esempio, perde la memoria ma gli resta qualcosa di profetico e poetico, i ricordi. Il ragazzo, invece, ha una forte memoria e pochi ricordi. Miopia e presbiopia delle menti. Il ricordo suscita il sentimento della perdita, la nostalgia. «Un fatto nella vita che sia ricordato, è già entrato nell’eternità».

Chi ricorda non è indifferente, mentre la memoria può essere anche un magazzino di date e di fatti. La memoria, poi, è soprattutto pubblica e storica, il ricordo è soprattutto intimo e affettivo: commemori i defunti, ricordi i tuoi cari. 

Ricordo, lo dice la parola, chiama al cuore; la memoria è più una facoltà intellettiva. 
Ci sono memorie importanti del passato che non sono funeste e ci sono ricordi teneri e dolci: quel che è vivo in loro si fa tradizione. 
Noi salviamo i ricordi e la memoria del terremoto del 2009. Non vogliamo cancellare questo evento e lo facciamo coltivando questo Giardino. 
E’ estate, c’è la siccità e le piante soffrono, sono cariche di frutti ma rischiano di morire, è difficile trovare qualche ora nelle nostre vite, piene zeppe di impegni. E’ difficile organizzarsi tra amici per fare delle cose insieme, come caricare una cisterna mobile, trasportarla e trasferire la sua acqua in un’altra fissa che garantisce l’irrigazione al Giardino. 
Eppure, con affanno (abbiamo solo il sabato e la domenica) lo facciamo da sette anni. 
Il serbatoio su ruote

I nuovi fiori sotto ai nomi delle 309 vittime

Il “senso” del Giardino della Memoria

Perché ci incaponiamo? Siamo dei fessi? Non abbiamo di meglio da fare? Ci diamo una risposta.
Lo facciamo per una verità elementare ma concreta: ci piace credere che vivere non basta, perché la vita non va solo pienamente vissuta, va anche pensata e poi dedicata. Non ci piace una vita egoista e che rischia di cancellare tutto mischiando il senso delle cose come in un frullatore.
Dedicare la vita a qualcosa o a qualcuno. 
Dal 2009 abbiamo deciso di dedicarla, “coltivando” anche la nostra umanità, al ricordo ed alla memoria di trecentonove persone morte in una notte, cosa che a taluno può risultare inutile e faticosa.
Questi uomini, donne e bambini ce li ricordiamo ad ogni fatica, sotto il sole o al freddo, lavorando con le nostre mani e con la soddisfazione di vedere piante che vivono e che producono frutti. 
Nella nostra tradizione culturale e religiosa il “ricordo” è generalmente un fatto privato. «Nella tradizione ebraica l’ordine di ricordare è categorico. Questo dovere, però, non si esaurisce con l’atto cognitivo del ricordare, ma deve essere connesso sia al suo significato, sia all’azione che esso implica. Oggi noi che abbiamo il ricordo inciso nei nostri cuori e nella nostra carne, dobbiamo passare la fiaccola della memoria alla prossima generazione. Vi tramandiamo anche la lezione fondamentale dell’ebraismo, quella per cui l’esercizio della memoria deve andare di pari passo con fini etici e morali. Questo deve essere il fondamento e il fulcro delle vostre energie per poter creare un mondo migliore.»* è per questo che è stato realizzato lo Yad Vashem in Israele ed è per questo che esiste, proprio in funzione del “Ricordo” e della “Memoria” da preservare e tramandare alle generazioni future. 
Questa è la filosofia per la quale il Keren Kayemeth LeIsrael Italia Onlus ci ha aiutati a Lucoli, voleva ricordare le trecentonove vittime del terremoto ma voleva anche ringraziare la Città dell’Aquila per aver salvato, nascondendoli, tanti ebrei durante la seconda guerra mondiale.
Tanti concetti appresi in un incontro tra molti volontari, che danno altre motivazioni a questa nostra “schiavitù” e che ci legano ancora al Giardino dopo sette anni. 
Questo “monumento verde” è per tutti noi una grande occasione di conoscenza continua e di miglioramento umano, valori coniugati con la tradizione contadina dell’Abruzzo fatta di mele “zitelle” e di “limoncelle”………


*http://www.yadvashem.org/yv/en/education/languages/italian/educational_materials/testimony_teaching.asp#01
31 Luglio 2017 0 comment
0 FacebookTwitterPinterestEmail
Il Giardino della Memoria

BIODIVERSITA’ RECUPERATA PUBBLICAZIONE DELL’ISPRA SI CITA L’ESPERIENZA DEL GIARDINO DELLA MEMORIA DI LUCOLI (AQ)

by Amministratore 18 Luglio 2017


Questa serie di quaderni, giunta ormai al 6° volume, raccoglie esperienze regionali incentrate sulla riscoperta e la valorizzazione delle cultivar selezionate per secoli dai contadini locali contribuendo al recupero dell’elevatissima biodiversità agricola del nostro territorio, risultato di una complessa e millenaria evoluzione storica. I frutti “antichi”, in equilibrio per secoli con le condizioni ambientali locali, rappresentano un presidio e un riferimento per la tutela dell’agrobiodiversità e per lo sviluppo di un adeguata filiera biologica in quanto portatori di germoplasma di qualità e per le loro elevate caratteristiche nutraceutiche. 
Le convenzioni e gli strumenti normativi a livello internazionale, comunitario e nazionale incentivano sempre di più politiche funzionali alla conservazione della biodiversità nel settore agricolo, al miglioramento della sicurezza alimentare, alla sostenibilità ambientale e alla salute delle popolazioni. Inoltre nell’opinione pubblica si sta sempre più diffondendo la richiesta di cibi stagionali genuini ad alto valore nutrizionale e biologici. 
I frutti antichi sono espressione di un valore che può racchiudersi in un concetto: la biodiversità, l’agrobiodiversità nel caso in esame, intesa come il risultato del processo evolutivo che ha generato la molteplicità di animali e vegetali addomesticati. Questa collana di quaderni dedicati ai frutti dimenticati e alla biodiversità recuperata ha fra i suoi meriti quello di aver contribuito al recupero e alla valorizzazione delle risorse genetiche a rischio di estinzione e di avere messo in rete gli agricoltori, custodi che con caparbietà e lungimiranza hanno conservato il germoplasma di quelli che potrebbero essere addirittura i frutti del futuro perché hanno ampiamente dimostrato nel tempo di sapersi adattare alle avversità climatiche e parassitarie, resistendo per secoli e millenni.
La protezione e la diffusione di queste preziose varietà rivestono un ruolo fondamentale anche nell’ambito del Piano d’azione Nazionale per l’uso sostenibile dei pesticidi, con particolare riferimento all’eliminazione delle sostanze dannose all’ambiente. La loro diffusione permette di favorire l’ecocompatibilità delle attività agricole nelle aree protette che, in quest’ottica, potrebbero essere individuati come laboratori sperimentali viventi. L’associazione di varietà adatte alla gestione integrata e biologica con opportuni marchi di qualità, finalizzati alla compatibilità ambientale, può rappresentare, inoltre, un’occasione economica, insieme al turismo.
La Regione Abruzzo può vantare un considerevole numero di specie e varietà autoctone, patrimonio della nostra agricoltura e delle nostre genti, patrimonio che, generato dalle mille sfaccettature climatiche e pedologiche delle vallate appenniniche fino al mare, dona alla regione una forte identità ed una connotazione di accoglienza e di condivisione. Le montagne però, se da un lato accentuano le diversità, dall’altra creano ambienti contigui, versanti simili per molti aspetti, comunicanti tramite i numerosi valichi che ne consentono l’attraversamento. Tale condizione porta all’identificazione di un ambiente omogeneo definito come “dorsale appenninica” che va al di là dei confini amministrativi regionali e nel quale non è difficile ritrovare le stesse specie e le stesse varietà, diverse magari solo per il nome e per talune sfumature di gusto. Le catene montuose presentano una disposizione parallela da nord verso sud, delimitano numerose conche interne con caratteristiche climatiche sub-continentali. La fascia collinare, invece, è costituita da argille: plioceniche nel settore settentrionale, ben più antiche quelle meridionali rappresentate da argille “varicolori” dell’Oligocene che manifestano una maggiore salinità. Rare, invece, le aree pianeggianti localizzate lungo le principali aste fluviali in prossimità della foce, oppure nelle conche interne, come quella un tempo occupata dal lago Fucino bonificato nella seconda metà del XIX secolo, la Conca Aquilana o la Conca Peligna, le prime due localizzate ad altitudini maggiori. Inoltre, i grandi altopiani, ampie fosse di origine tettonica come il Piano delle Cinquemiglia, gli Altipiani delle Rocche o Campo Imperatore sul Gran Sasso, aree di scarso valore agronomico in quanto localizzate ad altitudini superiori a 1300 m. La coltivazione dei primi alberi da frutto in Abruzzo sembra abbia avuto inizio verso il periodo finale dell’Età del Bronzo, circa 3500 anni fa. Tra la fine dell’Età del Bronzo e l’inizio dell’Età del Ferro si collocano i primi ritrovamenti archeologici che attestano la coltivazione dell’olivo e della vite. Le prime testimonianze della coltivazione della pianta sacra ad Atena si riferiscono al bacino del Fucino (Cosentino, 1998) e, in modo particolare, alla fascia collinare adriatica, nello specifico al sito archeologico di Fonte Tasca, tra i comuni di Archi ed Atessa (Di Fraia, 1995, 1996). L’Abruzzo è una regione che si caratterizza per la straordinaria ricchezza e diversità della sua flora che ammonta a 3363 entità floristiche (specie e sottospecie) di cui molte endemiche ed esclusive della regione (Conti, Frattaroli, Bartolucci, 2012). Oltre 100 di queste piante risultano specie progenitrici di quelle coltivate (con finalità alimentari) oppure loro affini sotto l’aspetto sistematico (Manzi, 2012b). 
Quando la stagione era ferma, in inverno, i frutti raccolti continuavano a segnare la vita di tutti i giorni: alcune varietà di mele e pere, ad es. le mele Limoncelle (dette “Franzesi”o “Melalice” o “Meloncelle”) e le pere cosiddette “demmièrne”(d’inverno) si conservavano fino a Natale e per tutto l’inverno, noci e mandorle erano “glorificate” nei dolci natalizi, i grappoli di uva più belli erano appesi ad appassire, conservati per i pranzi delle feste. Le cotogne, che si cuocevano unitamente ad alcune pere dure che non maturavano mai, in un paese della Valle Subequana (Castelvecchio Subequo ) assumevano un carattere rituale, era usanza infatti che i ragazzini maschi facessero il giro dei parenti e del paese intero portando l’augurio di Buon Anno in tutte le case. La cantilena rituale era : “Bongiorne, Boncapedanne, mille de quiste juorne, cacce ‘nu petecugne appulmunète” che tradotto suona così: -Buongiorno, Buoncapodanno, mille di questi giorni, tira fuori un melocotogno ben maturo-.
In questa interessante pubblicazione è inserita l’esperienza di salvaguardia della biodiversità del Giardino della Memoria di Lucoli e vengono citati tutti i personaggi che ci aiutano e ci hanno aiutato a realizzarlo.
Melo “cipolla”

Pero cotogno
Melo “gelata d’Abruzzo”
Susino “goccia d’oro”

Mela renetta aranciata
Concludiamo con le bellissime foto dei frutti del Giardino della Memoria.
Per leggere questo interessante quaderno vi forniamo il link: http://www.isprambiente.gov.it/it/pubblicazioni/quaderni/natura-e-biodiversita/frutti-dimenticati-e-biodiversita-recuperata-lazio-abruzzo.
Ringraziamo l’ISPRA per la grande opportunità di divulgazione del nostro lavoro concessaci.

18 Luglio 2017 1 comment
0 FacebookTwitterPinterestEmail
Il Giardino della Memoria

LE RELAZIONI DI NOIXLUCOLI ONLUS CON IL KEREN KAYEMETH LEISRAEL HANNO PORTATO ALLA REALIZZAZIONE DEL GIARDINO DELLA MEMORIA DI LUCOLI

by Amministratore 15 Maggio 2017
Il cippo del Giardino della Memoria di Lucoli con la targa del KKL
Il Keren Kayemeth LeIsrael è la più antica organizzazione ecologica al mondo. Fondata nel 1901, da oltre un secolo opera a beneficio dello sviluppo, della bonifica e del rimboschimento della Terra di Israele. KKL è leader nello sviluppo di tecnologie e competenze in molteplici settori: agricoltura, ricerca scientifica, lotta alla desertificazione, trattamento delle risorse idriche. 

Il verde di Israele è la prova concreta che il KKL investe le proprie risorse in un ampio programma ambientale, operando non solo nel paese ma come ponte per la pace, attraverso progetti comuni anche nel resto del mondo.

Alcuni soci hanno partecipato al viaggio realizzato in Israele per conoscere questo straordinario Paese e l’attività di questa Organizzazione.

Il gruppo dei partecipanti mentre si appresta a piantare alberi in un bosco che sta sorgendo vicino a Gerusalemme

Il KKL dona vita a vaste distese aride, trasformando il deserto in terreno fertile anche per le coltivazioni che daranno poi sostentamento alle popolazioni locali: nuove comunità, parchi, sentieri, strade sicure, punti verdi e di incontro per famiglie, polmoni verdi aperti ad attività adatte a tutta la popolazione, dai bambini agli adulti sino ai portatori di handicap ai quali sono dedicati siti completamente accessibili. Ma non solo verde, è leader nello sviluppo di tecnologie e competenze in molteplici settori: dall’agricoltura alla selvicoltura, dalla ricerca scientifica, alla lotta alla desertificazione, sino al trattamento e allo sfruttamento delle risorse idriche. Il KKL opera nel risanamento dei fiumi inquinati e i dei suoi spazi adiacenti, dalla rimozione degli agenti inquinanti al restauro paesaggistico, bacini e dighe create, forniscono acqua per le coltivazioni, gli allevamenti ittici e arricchiscono le falde sotterranee.

Il viaggio di studio è stato concentrato nel deserto del Negev dove sono realizzati la maggior parte dei progetti nel campo dell’energia rinnovabile: nella Regione ELOT, nel Aravà del Sud, molti di questi progetti sono supportati dal KKL. Il Consiglio Regionale ELOT si estende per 220.000 ettari, comprende 12 comunità e kibbutzim e, la Regione è abitata da circa 3.500 persone. Il clima e la costante luce del sole fanno di questa, una zona ideale per lo sviluppo di fonti energetiche alternative: l’Aravà è considerata infatti la “Silicon Valley” delle energie rinnovabili. L’area ha la più alta concentrazione di centrali solari in Israele, nonché diversi laboratori che si occupano degli studi relativi alle energie alternative.

Abbiamo fatto delle foto e le vogliamo pubblicare per i nostri lettori ritenendoci orgogliosi di aver potuto condividere queste esperienze e, soprattutto, di aver avuto il supporto del Keren Kayemeth LeIsrael a Lucoli, ricordiamo che un Architetto di questa organizzazione ha progettato con noi il Giardino della Memoria.

L’Aravà e le “oasi” dei Kibbutz (rappresentate dalla linea verde della vegetazione)

Nel Kibbutz Ketura, da noi visitato, si studiano nuove forme “pulite” per la produzione di energie rinnovabili e a basso costo, capaci quindi di essere impiegate nei villaggi più isolati e poveri del Terzo Mondo, privi di qualsiasi tipo di reti, elettrica o idrica e di comunicazioni affidabili. 

Nel Kibbutz infatti è stato costruito un piccolo villaggio in stile africano al fine di mostrare che cosa significa vivere senza allacciamenti, senza elettricità, acqua, fognature o qualsiasi altra forma di infrastrutture. Il villaggio non è progettato per attirare turisti o suscitare empatia, ma l’idea è invece di utilizzarlo come terreno di prova per nuove tecnologie che possono essere portate e sfruttate nei paesi più poveri e bisognosi.

Le capanne sono costruite in fango e paglia, con sacchetti di plastica contenenti fibre capaci di non far penetrare temperature eccessive, perché forniscono un ottimo isolamento. 

il fango con la paglia e le formelle per i mattoni

Abbiamo scoperto le tecniche per lo sviluppo della vita nel deserto: riciclare i rifiuti organici per trasformarli in gas biologici, coltivare sementi capaci di fiorire in terreni molto salini, sviluppare le erbe del deserto in materiale per la produzione di biocarburanti. Abbiamo visitato “villaggi ecologici” che utilizzano tecnologie “low-tech”, non attraverso energia elettrica convenzionale, ma forme alternative. 

Il moderno centro di studi per l’agricoltura dell’Aravà

Abbiamo toccato con mano la combinazione vincente: la moderna agricoltura e l’energia rinnovabile, che porterà un impatto significativo sul miglioramento della sicurezza alimentare.

Coltivazione di meloni nel deserto
I fondamenti del riciclo delle acque spiegati ai bambini

Il Gruppo ha visitato, tra le molte tappe, ad Eilat il Birding Center: Centro ornitologico e sito speciale per gli uccelli migratori nel mondo sempre sostenuto dal KKL.


Al termine del viaggio tutti i partecipanti hanno potuto partecipare presso la foresta Tzora del KKL (vicino Gerusalemme) ad una simbolica cerimonia di piantumazione di piccoli alberi di mandorlo. Piantare un albero è simbolo di pace, fratellanza e amore, rappresenta la continuità della vita e il legame con la Terra di Israele.

Ringraziamo il KKL per questa opportunità di viaggio che ci ha permesso di conoscere quanto fanno, con grande passione, per la natura e per il proprio Paese.
Abbiamo conosciuto persone splendide che ci hanno trasmesso una grande carica umana che arricchisce la nostra vocazione di volontari.
http://www.kkl-jnf.org/

https://www.kklitalia.it/

15 Maggio 2017 0 comment
0 FacebookTwitterPinterestEmail
Il Giardino della Memoria

GIARDINO DELLA MEMORIA DEL SISMA DI LUCOLI: 10 APRILE 2016 CERIMONIA DI COMMEMORAZIONE DELLE 309 VITTIME DEL TERREMOTO D’ABRUZZO

by Amministratore 11 Aprile 2016
Si è svolta ieri a Lucoli, alla presenza del Parroco Don Amedeo Passarello, del Sindaco di Lucoli Gianluca Marrocchi e dei parrocchiani e volontari, una cerimonia di commemorazione delle vittime del terremoto del 2009: al termine della Santa Messa la processione verso il Giardino della Memoria.
Le vittime del terremoto di Lucoli furono tre.
Una bella giornata di ritrovato sole in una cornice di spiritualità e bellezza della natura.
Ringraziamo l’amico Fausto Moretti per le belle foto e per aver donato un nuovo albero al Giardino.
La vita degli alberi per tenere la memoria delle vite che non ci sono più: questo è lo spirito
del Giardino della Memoria di Lucoli

Momenti della processione durante la recitazione del Santo Rosario
Momenti della processione
Aggiungi didascalia
Il Giardino della Memoria è di tutti

11 Aprile 2016 0 comment
0 FacebookTwitterPinterestEmail
Il Giardino della Memoria

CONDIVIDERE E’ CONSERVARE: Il Giardino della memoria dell’Abbazia di San Giovanni Battista a Lucoli è una stella nel cielo della biodiversità e della consapevolezza

by Amministratore 7 Aprile 2016
Ieri il gruppo dei Volontari della Protezione Civile della Valle d’Aosta ha adottato una pianta di pesco platicarpa che vegeta nel Giardino della Memoria di Lucoli. La pesca “tabacchiera” come viene comunemente chiamata, un frutto antico che abbastanza raramente si trova nei mercati.
Pesca “tabacchiera”

Il Giardino della Memoria di Lucoli è un luogo che da’ pace e la pace è il presupposto per arrivare alla consapevolezza, per capire meglio ciò che abbiamo intorno e ciò che abbiamo dentro di noi. Siamo felici se vengono adottati gli alberi appartenenti alle specie antiche che, con pazienza, abbiamo recuperato dai poderi dismessi dell’aquilano con l’aiuto del vivaista Enzo Sebastiani.
Scrive Beti Piotto*, ricercatrice di origini argentine dell’ISPRA, che è convinta dei benefici, sia spirituali sia materiali, che si possono ricavare da questo Giardino. Lei ha adottato una pianta di pero che la fa sentire attivamente e profondamente “dentro” questa idea.
Proseguiamo con le sue parole: “NoixLucoli Onlus ha pensato ad una collezione viva per ricordare quelli che vivi rimarranno nel nostro pensiero, parlo di quei 309 del terremoto del 2009.  Abbiamo pensato che era delicato e perché no ecologico onorare la vita con vita ed ecco il perché della costituzione di questo giardino-frutteto di antiche varietà. Cari amici, c’era un tempo, non lontanissimo, in cui le varietà locali di frutta erano una risposta adattativa alle condizioni del luogo.  Una varietà era idonea a “quel” sito e non ad altro.  C’era un tempo in cui nell’orto erano presenti varietà diverse di specie diverse che, in successione, assicuravano frutta per un lungo periodo dell’anno e quando finiva la fruttificazione erano materia prima di marmellate e conserve.
Poi arrivò un tempo, detto globalizzazione-con-allegata-grande-distribuzione, in cui la frutta doveva andar bene per tutti: Nord-Sud-Est-Ovest.  La caratteristica fondamentale della frutta da produrre era fondata sull’aspetto (bellezza, colore e pezzatura) e la conservabilità nel trasporto e nelle camere frigorifere. E basta!  Non erano più importanti le proprietà organolettiche come sapore, odore, proprietà nutraceutiche (presenza di vitamine, antociani, ecc.).  Non risultava più indispensabile quell’insieme di qualità che descrive il “frutto buono”.  Questi sentimentalismi non erano e non sono previsti nella globalizzazione perché il fondamento è che oggi poche varietà (peraltro fortemente imparentate dal punto di vista genetico) debbono valere per tutti, per tutto, ovunque, in modo tale da uniformare tecniche di allevamento e di conservazione prima della vendita. 
Vuoi che una mela che non sa di niente divenga più saporita? Gli metti uno sciroppo, un top-dressing, un cioccolato liquido.  I problemi del commerciante finiscono appena ha piazzato il prodotto; da lì in poi sono fatti tuoi.
Oggi però cresce la coscienza: si capisce, ma anche si intuisce, che non è un modello perfetto quello che, uniformando, omologando, banalizzando, ci fa perdere variabilità genetica e ci priva di una parte del nostro “paesaggio gustativo e olfattivo annidato nella memoria”.  E’ così che attualmente numerosi istituti di ricerca e associazioni recuperano e conservano le antiche varietà di frutta ovvero tesori vivi.  Tesori perché la diversità è ricchezza che fornisce geni per affrontare avversità mentre l’omogeneità è confrontabile al deserto biologico (pensiamo solo alla minaccia che viene dal riscaldamento globale, che tutto sta stravolgendo). 
Ricordiamolo, sottolineiamolo, mettiamolo in testa: davanti a qualsiasi minaccia la vita avrà qualche chance solo se ci saranno individui o popolazioni che riescono a convivere col cambiamento, a sopravvivere ed a trasmettere quei geni che hanno consentito l’adattamento.  La diversità della vita, ovvero la biodiversità, è un’assicurazione per tutti noi, è una enorme cassaforte APERTA e ALL’APERTO pronta a offrire quel che serve per affrontare eventuali avversità.  Ricordiamo comunque che ci sono anche casseforti chiuse come le Banche del Seme che svolgono funzioni complementari alla diversità spontanea”.
*La Dott.ssa Beti Piotto, del Dipartimento Difesa della Natura di ISPRA, ha ricevuto il 13 dicembre 2012 la Laurea Honoris Causa da parte della prestigiosa Università Nazionale di Cordoba  per i meriti scientifici acquisiti nel settore della conservazione della biodiversità e della protezione dell’ambiente. Siamo onorati di averla come nostra socia.
7 Aprile 2016 0 comment
0 FacebookTwitterPinterestEmail
Il Giardino della Memoria

QUESTA NOTTE PER IL 7° ANNIVERSARIO IL GIARDINO DELLA MEMORIA SARA’ ILLUMINATO DALLA LUCE DELLE CANDELE

by Amministratore 5 Aprile 2016

 Il monumento del Giardino della Memoria con i nomi delle 309 vittime del terremoto


Tante commemorazioni ed eventi nella ricorrenza del sisma del 6 aprile 2009.

NoiXLucoli Onlus lascerà alle fiammelle delle candele accese, durante la notte del 5 aprile, l’onore della testimonianza.
In modo semplice e rispettoso del dolore ricorderemo simbolicamente chi non c’è più. In modo tangibile e molto “terreno”, legato ai cicli della natura ed alla fatica di chi si improvvisa contadino nel tempo libero, teniamo in vita, da sei anni, i 65 alberi catalogati tra i “frutti dimenticati in via di estinzione” che popolano il Giardino della Memoria del Sisma (che abbiamo dedicato alle 309 vittime del terremoto d’Abruzzo del 2009). Le piante “raccontano” e gratificano la comunità con il loro vegetare e hanno regalato frutti deliziosi a molti visitatori: perché il Giardino è di libero accesso e luogo riconosciuto di spiritualità. Una testimonianza scritta vogliamo però proporla, è uno scritto del poeta Franco Arminio, che fu dedicato al terremoto dell’Emilia Romagna, parole durissime che potrebbero, però, valere anche per quello d’Abruzzo……..

Contadini del sacro di Franco Arminio
giugno 1, 2012
Non hanno detto o non ho sentito neppure un nome dei morti, conta solo il numero. E tutte le parole che dicono alla fine tengono lontano il dolore, il dolore del padre che aveva rimproverato il figlio perché non studia o perché si ritira tardi, il dolore di vedere un corpo tumefatto, dentro la tasca il telefonino intatto, la camicia bianca piena di polvere, il pantalone grigio con una macchia di sangue che pare un bicchiere, il dolore del funerale, il corpo dentro il legno, basta un corpo, uno solo che non parla più, mentre un diluvio di parole cade da ogni parte. Dopo il terremoto ci vuole un poco di silenzio o, se si vuole parlare, allora bisogna parlare dei morti.
Forse vedere un corpo appena è tirato via da un capannone sarebbe uno squarcio alla retorica che nebulizza ormai ogni evento, ne fa un altro cartone da imballaggio per intrattenere i consumatori della notizia. Se non si vuole far vedere un piede, un occhio, se non si vuol far vedere una mano rotta, la macchina che aveva quel tizio, la borsetta dell’operaia, il quadro alla parete, i profumi dentro il bagno, se non si vuol far vedere la vita allora è meglio oscurare il video, togliere l’audio, mandare in onda solo una scritta con le notizie, solo la parola nuda, se davvero si vuole essere la prossima volta un poco più pronti.
Invece il terremoto è uno spettacolo, perfetto per la pista facile delle polemiche, per dare la parola agli esperti, per mischiare scienza e paure spicciole e poi dire degli aiuti e dei provvedimenti del governo. Le parole, le scene sono sempre quelle. Si dice di un paese distrutto, non si da alcuna notizie dei gatti morti, per esempio. Nelle case che cadono spesso abitano anche i gatti. Andiamo a raccogliere un libro tra le macerie, andiamo a salutare qualcuno con un sorriso molto sincero, molto affettuoso. Pensiamoci veramente al vedovo, alla vedova, alla madre che ha perso il figlio, al figlio che ha perso la madre. Consideriamoci quel che siamo, animali che possono farsi gentilezze. Dobbiamo essere contadini del sacro, piuttosto che spacciatori di disincanto. E dobbiamo mettere i pali di una democrazia profonda, chiudere nei cassonetti la scartoffie dei banchieri, gli intrallazzi dei calciatori, le compassate viltà dei cardinali. C’è da pensare intensamente a quei capannoni crollati, pensare che il capitalismo ha sempre più un cuore macabro e mangiare alle sue mense può sfamare ma non rende felici. Una democrazia degli scontenti non serve a niente, non serve a niente crescere, uscire dalla crisi, se non ci prendiamo veramente cura di chi soffre, se non sentiamo il dovere di onorare veramente i morti.
Sarebbe stato bello se il Presidente della Repubblica avesse ordinato di fermare la sfilata del due giugno o di annullare l’acquisto di bombardieri. Il Presidente auspica, i partiti studiano come conservare i privilegi senza darlo troppo a vedere. Non accade altro nei palazzi della politica. Il bello e il brutto sono giù nel mondo.

I nomi delle vittime illuminati dalle fiamelle – Foto G. Soldati

 

5 Aprile 2016 0 comment
0 FacebookTwitterPinterestEmail
Il Giardino della Memoria

I colori dell’autunno nel Giardino della Memoria di Lucoli

by Amministratore 5 Ottobre 2015
Cotoneaster o Cotonastro (C. dammeri – a forma ricadente) del Giardino della Memoria di Lucoli

Molti credono che l’autunno sia una stagione un po’ malinconica perché ci si lascia dietro le spalle l’estate, il sole, le vacanze. 
Venite al Giardino della Memoria di Lucoli, in Abruzzo e capirete che non è così! 
Perché l’autunno è una girandola di colori che ci conquista con il suo splendore. E’ sufficiente fare una passeggiata nel Giardino per essere circondati da mille sfumature di rosso, di viola e dai colori dei frutti dei quali gli alberi sono pieni. 
Tra pochi giorni lo prepareremo per la ricorrenza dei defunti cambiando i fiori sotto al monumento con i nomi delle vittime del sisma.
Anche le chiazze marroni, indicatrici dell’avvicinarsi dell’inverno, sono in armonia con gli altri colori più vivaci. 

Sulle rocce si inizia a vedere il muschio che ravviva ancor più l’ambiente e che subito ci fa quasi pensare al nostro prossimo presepe. 

Vite americana (Parthenocissus quinquefolia) del Giardino della Memoria di Lucoli
Autunne
A calate de sera
nu fuoche a arde a na campagna stese
fine alla finitore de lu munne.
E quille grille, mpunte d’angunie,
a chiamà da nu funne
de liette pe sta vìe.
Nu file, appene, de fiate: cri, cri:
a quanne a quanne.
Ma chi l’ô sentì?
S’ha finate lu munne, a luna scite.


da Canzune de tutte tiempe, 1970 di Vittorio Clemente (nato a Bugnara (AQ), il 12 aprile 1895 – morto a Roma nel 1975).

Campo Felice in autunno – Foto Roberto Soldati

5 Ottobre 2015 0 comment
0 FacebookTwitterPinterestEmail
Il Giardino della Memoria

GARDENS AND AVENUES OF REMEMBRANCE. A RESEARCH IN ABRUZZO. IN LUCOLI THERE WAS ONE

by Amministratore 28 Maggio 2015

The most famous Italian Memory Park is located right in the heart of Trieste, Memory Park (Parco della Rimembranza) lies on the slopes of Colle di San Giusto since May 1926. In the middle of a green area crossed by Via Capitolina, the road leading to the hilltop, you can walk through this green area dotted by a number of karstic memorial stones bearing the names of all Trieste native soldiers who fell in war as well as their Divisions.

Several memory parks were created in Italy during the early years of the fascist regime, promoted by Dario Lupi, undersecretary at the Ministry of Education at that time. Inspired by the Freedom Tree, one of the symbols of the French revolution, Lupi invited all schools to dedicate a “sacred area” to those who had fought in the Great War. Therefore, plenty of such spaces popped up for worship purposes and also to exert a control over the memories related to the 1915-1918 conflict.
Trieste Memory Park is divided into 26 sectors, where the memorial stones stand. The stones dedicated to WW I are found between sectors 16 and 25, although here you can also see stones commemorating other battles, such as the Spanish Civil War, African wars and WW II.
Our Group is working to partially restore the Lucoli Park.

We thank architects authors of the article published: Aldo Giorgio Pezzi, Patrizia Luciana Tomassetti dei Beni Culturali.

28 Maggio 2015 0 comment
0 FacebookTwitterPinterestEmail
  • 1
  • …
  • 5
  • 6
  • 7
  • 8
  • 9
  • …
  • 11

Articoli recenti

  • Leggi a misura di futuro
  • IL NOSTRO FARE VOLONTARIATO
  • TRE NOSTRE ATTIVITA’ SONO STATE REALIZZATE CON IL SOSTEGNO DELLA REGIONE ABRUZZO
  • IL GIARDINO DELLA MEMORIA DI LUCOLI, SPERANZA DI VITA PER LE FUTURE GENERAZIONI
  • CAUSA METEO INCERTO L’INCONTRO DEL 22 AGOSTO SI REALIZZERA’ PRESSO LA STRUTTURA CARITAS “BEATA CRISTINA”

Commenti recenti

  1. Noi x lucoli su CIELI BLU DOMENICO
  2. Noi x lucoli su “Prendi un angolo del tuo paese e fallo sacro”: il Giardino della Memoria di Lucoli è questo luogo
  3. fabrizio soldati su NON ESISTONO IL BUONO NE’ IL CATTIVO, SIAMO TUTTI MARTIRI E TUTTI BOIA. E’ L’UMANITA’ CHE E’ FATTA COSI’.
  4. Unknown su GLI ALBERI DEL GIARDINO DELLA MEMORIA: IL MELO A CIPOLLA
  5. amministratore su PER LA RICORRENZA DEL DODICESIMO ANNIVERSARIO DEL SISMA DEL 2009 FESTEGGEREMO CON IL RICONOSCIMENTO DEL GIARDINO DELLA MEMORIA DI LUCOLI COME SITO DI CONSERVAZIONE DELLA BIODIVERSITA’ DI INTERESSE AGRICOLO ED ALIMENTARE

Categories

Designed by moidesigner.com


Back To Top
NOI X LUCOLI
  • Home
  • Chi siamo
  • Il Giardino della Memoria
    • Agricoltori custodi
    • I frutti antichi
    • Attività
    • Adozioni
  • territorio
    • Ambiente
    • Comunità
    • Archivio fotografico storico
  • Foto
  • Video
  • Blog
  • Contatti